Nasceva 87 anni fa il talento comico senza tempo di Gene Wilder. Talento che ricordiamo soprattutto per le sue interpretazioni nella versione del ‘71 della favola per ragazzi di Roald Dahl “Willy Wonka e la fabbrica di Cioccolato” e per il professore Frederick Frankenstein in “Frankenstein Jr“.
Tuttavia Jerome Silberman, il vero nome dietro allo pseudonimo dell’attore, all’inizio fatica a trovare il proprio spazio nello showbiz. Dopo aver studiato alla Bristol Old Vic Theatre School in Inghilterra (periodo durante il quale studia scherma arrivando ad un livello tale da poterla insegnare in futuro), torna negli Stati Uniti e si trova bloccato in una gavetta fatta di ruoli minori, in piccoli teatri di periferia che, se da un lato gli hanno permesso di formarsi calcando le scene, dall’altro certamente non gli permettevano di vivere d’arte. È in questo contesto che la scherma si rivela particolarmente utile e Wilder comincia ad insegnare per potersi sostenere economicamente.
Sin dall’ammissione all’Actor’s Studio nel ’60 e dal fortunato incontro con Mel Brooks, per un caso fortuito nel 1963, il giovane Gene sembra avere tutte le carte in regola per una carriera di successo. Eppure il suo percorso di attore, regista e sceneggiatore hollywoodiano è a dir poco altalenante ed alterna grandi successi, che lo hanno consegnato ai posteri come un pezzo della storia del cinema, ad enormi flop.
I più grandi flop di un maestro della risata come Gene Wilder
Dopo lo straordinario successo di “Per favore, non toccate le vecchiette“, dove Wilder lavora per la prima volta con Mel Brooks e scatena il suo talento comico, spalleggiato da Zero Mostel, il primo di una tripletta di insuccessi lo aspetta dietro l’angolo.
Per primo arriva “Fate la rivoluzione senza di noi” di Bud Yorkin, commedia ambientata durante la rivoluzione francese. Nello stesso anno, il 1970, arriva nelle sale anche “Che fortuna avere una cugina nel Bronx“, con la regia di Waris Hussein, che racconta delle vicende di un giovane irlandese che passa dal vivere raccgliendo sterco per le strade e rivendendolo come concime, a poter vivere dell’eredità della cugina del Bronx del titolo.
Paradossalmente anche uno dei suoi ruoli più iconici fu un grande insuccesso di pubblico e di critica. Si sta parlando proprio di quel “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato“, il primo di diverse versioni che hanno portato (e porteranno) la storia di Charlie Bucket sul grande schermo. Si pensi che quel film venne persino disconosciuto dall’ideatore del magico mondo di Willy Wonka per via della sceneggiatura che aveva finito per stravolgere la trama.
La nuova ascesa e il grande successo con “Mezzogiorno e mezzo di fuoco”
Una svolta positiva per la sua carriera arriva con il 1972 e la collaborazione con Woody Allen in “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (ma non avete mai osato chiedere)“, nel quale il regista gli affida la parte “Che cos’è la sodomia?“. Inizia un periodo d’oro per Gene Wilder, che viene coronato nel 1974 con due produzioni di enorme successo che escono uno dopo l’altro a distanza di pochissimi mesi: “Mezzogiorno e mezzo di fuoco” e “Frankenstein Jr“.
Entrambi i progetti coinvolgono anche Mel Brooks. In particolare stava lavorando a “Mezzogiorno e mezzo di fuoco“, quando l’attore Gig Young è obbligato a lasciare il ruolo a causa delle proprie condizioni di salute. Wilder quindi viene chiamato per il ruolo di “Waco Kid” in sostituzione dell’attore e conquista una parte di rilievo i un film da triplice nomination agli Oscar.
Gene Wilder e Mel Brooks uniti nel secondo grande successo del ’74: “Frankenstein Jr”
La rivisitazione della storia del professor Frankenstein in chiave comica che gioca sulla figura dello “scienziato pazzo” nasce nella mente di Wilder dopo la conclusione del film di Allen. Nonostante inizialmente Brooks dichiari che il progetto non lo interessa, finisce per collaborare scrivendo parte della sceneggiatura con Gene Wilder e dirigendo la pellicola. Questa collaborazione varrà ai due una nomination agli Oscar per la migliore sceneggiatura non originale e un posto speciale nella memoria del pubblico e nella storia del cinema.
Nonostante i film successivi ( ricordiamo titoli come “Il più grande amatore del mondo“, “Luna di miele stregata”, “Non dirmelo… non ci credo“) non riescano a raggiungere lo standard di questi due capolavori del ’74, Gene Wilder sembra dimostrare che, effettivamente, “si- può-fare” e, nonostante i numerosi insuccessi, passa alla storia come attore comico di enorme precisione e come il genio dietro la scrittura di “Frankenstein Jr“.
Debora Troiani
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