La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella puntata di Porta a Porta andata in onda nella serata di ieri, 22 dicembre, si è espressa in merito a Mes, “lavoro dei sogni” e migranti. Come immagina l’Italia in un prossimo futuro? Lavori “dignitosi ci sono e si trovano” – e ancora – “Finché io conto qualcosa, che l’Italia non acceda al Mes lo posso firmare con il sangue“.

Meloni nel salotto di Vespa: “Non sono una persona che si spaventa, l’unica cosa che mi spaventa è deludere

La premier italiana Giorgia Meloni e Bruno Vespa, durante la puntata di Porta a Porta in onda ieri sera, 22 dicembre 2022
– Photo Credits Riccardo Antimiani

Sono diverse le tematiche affrontate ieri dalla premier Meloni nel celebre salotto televisivo di Bruno Vespa. Partiamo dalle parole della presidente in merito al Mes: “Finché io conto qualcosa, che l’Italia non acceda al Mes lo posso firmare con il sangue“. Ma facciamo un breve passo indietro e spieghiamo concretamente cosa sia il Mes.

Ci serviremo della definizione fornita da Il Sole 24 Ore. Il Mes, ossia il Meccanismo europeo di stabilità, è stato istituito nel 2012 attraverso un trattato intergovernativo, in seguito agli effetti prodotti dalla crisi finanziaria del 2008-2009. La sua funzione fondamentale è quella di concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che – pur avendo un debito pubblico sostenibile – abbiano difficoltà a finanziarsi sul mercato.

Tornando quindi al discorso di Meloni, lei sostiene ancora che il fondo – prima chiamato ‘salva Stati‘- sia “una cosa secondo me troppo poco utile“. E ha sottolineato:

Ma ci chiediamo perché il Mes non è mai stato usato da nessuno? Perché le condizionalità sono troppo stringenti e perché il Mes è un creditore privilegiato, cioè in caso di difficoltà è il primo a dover essere restituito. Allora io vorrei capire se c’è un modo per cui il Mes sia un fondo utile e che non rischi di metterci un cappio.

Meloni sul lavoro: “Lavori dignitosi ci sono e si trovano

Un altro tema trattato è stato poi il tanto discusso reddito di cittadinanza. Giorgia Meloni sostiene fermamente che lavori “dignitosi ci sono e si trovano“. Nell’argomentare una simile affermazione, parla di come si vorrebbe creare:

un mondo perfetto dove tutti trovano il lavoro dei loro sogni ma se ti rifiuti di lavorare con lavoro dignitoso perché accetti solo il lavoro dei tuoi sogni non puoi pretendere che ti mantenga lo Stato con le tasse pagate da chi ha accettato un lavoro che spesso non era il lavoro dei sogni.

Leggendo una simile dichiarazione, verrebbe quasi spontaneo domandare alla premier cosa intenda lei per “lavoro dignitoso” e se i giovani sempre più accantonati da parte dello Stato, in questo Paese – debbano ancora una volta piegarsi ad ogni tipo di impiego, restando ‘zitti e buoni’ e continuando silenziosamente ad obbedire, e di conseguenza a farsi assoggettare, dai poteri forti (cosa che a loro fa comodo). O se invece sia più dignitoso per i giovani – e questo lo è per davvero – tentare di uscire da questa situazione di scarsa libertà e poter accedere concretamente ai lavori desiderati, dopo tanti e troppi lavori dignitosi accettati. Dopotutto, è fin troppo semplice parlare di “lavoro dignitoso” da parte di chi ha un impiego forse anche oltremodo dignitoso…

Meloni e questione migranti

In merito alla questione migranti, la presidente del Consiglio si esprime sostenendo che nella loro gestione “spesso abbiamo penalizzato i più deboli” e “quelli che accogliamo noi sono banalmente quelli che hanno i soldi da dare agli scafisti, gli altri no. Io non credo che sia un modo intelligente di gestire il problema dei profughi e dei migranti“.

Infine la Meloni confessa a Vespa: “Non sono una persona che si spaventa, l’unica cosa che mi spaventa è deludere“, sottolineando poi che “in Italia qualsiasi cosa muovi puoi pestare i piedi a qualcuno, il punto è se è gusto o no: se è giusto per me si fa“.

Serena Pala

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