
Giorgio Panariello ha avuto una vita familiare alquanto complicata, abbandonato dai genitori. Venne affidato ai nonni su richiesta della madre, che lo abbandonò pochi giorni dopo il parto. La vedrà pochissime volte nel corso della sua vita, mentre non conoscerà mai suo padre. Anche il fratello Francesco, di un anno più grande di lui, fu costretto a subire questa difficile situazione. E ne uscì peggio di lui: a differenza di Giorgio, infatti, Francesco fu sballottato da un collegio all’altro, prima di finire a casa di chi poi effettivamente lo avrebbe adottato.
“Nessuno dei due aveva mai saputo chi fosse nostro padre e mia madre, che ci aveva messi al mondo troppo in fretta, non era stata in grado di assolvere alla sua funzione”, ha raccontato Panariello parlando dei genitori, in un’intervista del 28 ottobre 2020 a Vanity Fair. “Io, nato un anno prima di lui, venni affidato ai nonni. Lui finì presto in collegio senza incontrare affetto e attenzioni. A Franco, nella vita, è mancato soprattutto l’amore”.
Come detto nelle righe sopra, Giorgio Panariello non conobbe mai suo padre. Mentre con sua madre mantenne un minimo di contatti, anche se non riuscì mai a provare amore nei suoi confronti: “Solo indifferenza. Non l’ho mai amata perché lei non mi ha insegnato a farlo. I miei veri genitori, il babbo e la mamma, sono stati i miei nonni. Il Bà e la Mà, come li chiamavo, non mi hanno mai fatto mancare niente. Non c’era una lira, ma c’era sentimento. La mamma, quella vera, invece appariva ogni tanto, come Franco che mio nonno, un uomo di un’altra epoca, impiegato alla Dalmine, non poté adottare per questioni economiche”.
Il Franco a cui fa riferimento nell’intervista è proprio suo fratello Francesco, costretto a rinunciare anche a quel poco di conforto che potevano dargli i nonni: “Erano gli anni del boom, ma il benessere evidentemente era arrivato ovunque tranne che da noi. Franco venne mandato a Marina di Massa, in collegio, e la sua vita deragliò”. Francesco morì il 26 dicembre 2011
Giorgio Panariello e i genitori: ” Sono cresciuto con i miei nonni, ma l’ho scoperto dopo”

Nonna Bona è stata il pilastro dell’infanzia di Giorgio Panariello. Una donna che insieme al marito ha visto crescere il futuro artista in Versilia. “La nonna si chiamava Bona perché era nata il giorno di San Bonaventura e siccome non sapevano come sbrigarsela con un nome senza il femminile come Bonaventura, la chiamarono Bona e basta”, ha detto tempo fa il comico, come riporta il Quotidiano Nazionale. “Nonna Bona faceva la casalinga”, ha raccontato ancora, “il nonno, Raffaello Panariello, lavorava nello stabilimento di Massa della Dalmine, la famosa industria di tubi per il petrolio, il gas, eccetera. Operaio, era addetto alla pulitura interna dei tubi e là dentro respirava qualsiasi cosa tanto che si è ammalato alla gola, malattia tipica del suo lavoro, operato, è andato in pensione relativamente giovane”.
Anche se non è stato sempre facile, soprattutto per nonna Bona e nonno Raffaello, che a età avanzata si ritrovavano a stare dietro a un ragazzino scatenato. Di nonna Bona poi ricorda in particolare le merende che gli preparava per andare a scuola. La donna non aveva soldi, ma ogni mattina gli preparava come merendina due fette di pane con le acciughe marinate. “Lo incartava ma l’olio usciva lo stesso e quindi il fondo della mia cartella era tutto unto”, ha detto in un’intervista del passato, “poi ci metteva una banana che stava lì dentro per ore e quando andavo ad aprire la cartella, all’ora di ricreazione, era quasi sfatta e quindi usciva questo forte odore di banana che aleggiava per tutta la classe”.