Il 1° dicembre si celebra la Giornata mondiale contro l’AIDS
La Giornata mondiale contro l’AIDS dal 1988 viene commemorata in tutto il mondo il 1° dicembre.
Ad oggi è una delle principali ricorrenze tra le giornate mondiali della salute ed è sempre un’opportunità, se non un dovere, utilizzarla per sensibilizzare sul problema più persone possibili.
Dal 1981 il virus dell’HIV ha ucciso oltre 35 milioni di persone scalando rapidamente la classifica delle epidemie più violente della storia. Nonostante lo sviluppo di numerosi farmaci che contrastano l’infezione da HIV, la mortalità è diminuita ma il suo impatto sulla vita e la salute di milioni di persone è rimasto elevato. Di AIDS si continua a morire.
Una delle morti che più ricordiamo a causa dell’AIDS è quella di Freddie Mercury. Il cantante morì a causa di una polmonite aggravata dall’AIDS, il 24 novembre del 1991, quasi a ridosso della Giornata mondiale contro l’HIV. La sua morte, per quanto dolorosa, ha rappresentato un importante passo nella storia dell’AIDS in quanto i milioni di fan in tutto il mondo vennero informati della pericolosità della malattia.
Malgrado sia nota e diffusa da oltre trent’anni, la maggior parte della popolazione trascura questa patologia, ignorandone i rischi e le conseguenze. L’AIDS, però, non ammette ignoranza. L’HIV è un virus trasmissibile e la prevenzione in questo caso la fa da padrone.
Il primo passo per tutelarsi è l’informazione
Prima di tutto dobbiamo dire che HIV e AIDS sono due cose diverse nonostante spesso di pensi erroneamente il contrario. Essere sieropositivo per HIV non porta automaticamente alla diagnosi di AIDS.
HIV è il virus patogeno che, dopo un certo periodo di tempo, se non trattato, porta alla sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). Così la persona sieropositiva contrae diverse malattie infettive a causa del suo sistema immunitario gravemente danneggiato.
Le vie di trasmissione principali e maggiormente dimostrate sono tre: la prima è da madre a figlio, la seconda è per via parenterale (ad esempio tramite il sangue) e la terza, la più temuta, è quella per via sessuale.
Per quanto riguarda la trasmissione sessuale, bisogna specificare che il contagio può avvenire tramite qualsiasi contatto penetrativo. “Voci di corridoio” suggeriscono che il rischio di trasmissione sia più alto tra gli omosessuali: niente di più falso. Con questa affermazione non solo si discrimina una parte della popolazione ma si rischia anche di sottostimare il rischio per i rapporti eterosessuali. Qualsiasi tipologia di rapporto non protetto espone al rischio di contrarre l’HIV.
Per questo motivo, la raccomandazione che più va fatta è l’utilizzo del preservativo per prevenire qualsiasi tipologia di contagio e, in caso di rottura, chiamare il proprio medico di fiducia o un medico specializzato in malattie infettive.
Prevenire è meglio che curare
I giovani non hanno paura di questa malattia perché non la conoscono. L’età in cui si rileva maggiormente la diffusione del virus è tra i 24 e i 29 anni. C’è una scarsa conoscenza e una scarsa consapevolezza dei rischi che la malattia comporta e di come prevenirli.
Sarebbe molto importante introdurre l’educazione sessuale nelle scuole liceali e di proporre iniziative per la consegna gratuita di preservativi ai giovani, anche nelle università.
Inoltre è ben consigliato per i soggetti sessualmente attivi di fare uno screening sulle malattie sessualmente trasmissibili almeno una volta l’anno.