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Settembre 13, 2024, venerdì

Giuseppe Ungaretti, il poeta ermetico

Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d’Egitto l’8 Febbraio 1888 e morì a Milano il 1 Giugno 1970. Egli fu una delle principali voci poetiche del XX secolo, nonché precursore dell’Ermetismo. I suoi componimenti, infatti, si caratterizzavano per l’essenzialità e la complessità delle analogie scelte. Molta, fu, l’influenza nella sua poesia del simbolismo francese, una corrente del XIX secolo nota per la ricerca di parole di difficile comprensione ai non poeti e per l’utilizzo di metafore, analogie e sinestesie.

Giuseppe Ungaretti, il poeta ermetico: poetica

“Senza sogni, incolore campo è il mare”.

Giuseppe Ungaretti

Secondo la poesia ermetica un’opera d’arte risultava vera se era a tutti gli effetti una confessione dell’animo dell’artista. Ungaretti era perfettamente in linea con questa concezione. Le sue composizioni poetiche erano formate spesso da un verso; i versi erano liberi e le parole sembravano caoticamente disposte se si considera il loro significato.

La pubblicazione delle prime poesie è datata 1916; il titolo era “Il porto sepolto”. Dopo tre anni questi componimenti vennero ripubblicati con il titolo “Allegria di naufragi”. La pubblicazione finale ci fu nel 1942 con il titolo “Allegria”. L’opera vacomposta da cinque parti. In una sezione Ungaretti parlava della sua infanzia ed adolescenza, in un’altra della sua esperienza al fronte.

“Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro. Di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto. Ma nel cuore nessuna croce manca. È il mio cuore il paese più straziato”.

San Martino del Carso, Giuseppe Ungaretti

Un’altra raccolta interessante perché riferimento essenziale dell’Ermetismo fu la seconda, nota come “Sentimento del tempo”. Il tempo diveniva durata, soggetto di creazione e distruzione, nascita e morte. L’ambientazione delle poesie era la città di Roma, simbolo di metamorfosi continua, e dunque di durata. In tali composizioni Ungaretti si riaccostò alle forme metriche tradizionali, ritornando anche strutturalmente all’origine.

“I giorni e le notti /suonano /in questi miei nervi /di arpa. /Vivo di questa gioia /malata di universo /e soffro /di non saperla /accendere /nelle mie /parole”.

“I giorni e le notti”, 28 Novembre 1916, Giuseppe Ungaretti

Giusy Celeste

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