Dopo quattro anni di attesa, la seconda stagione di Good Omens è arrivata su Prime Video. La prima stagione della serie era un adattamento incredibilmente fedele dell’omonimo romanzo di Terry Pratchett e Neil Gaiman, con la storia che seguiva un cast corale che cercava di rintracciare l’Anticristo e prevenire l’apocalisse. Alla fine dei primi sei episodi, la storia era già finita, ma hanno deciso di tornare per un altro episodio. La storia d’amore secolare di Aziraphale (Michael Sheen) e Crowley (David Tennant) non era ancora giunta alla sua conclusione nella prima stagione, e così abbiamo avuto non una, ma due stagioni in più. Ma la prima stagione ha già reso la storia così giusta che tornare per un’altra stagione era semplicemente superfluo.

La seconda stagione di Good Omens era superflua?

Secondo Neil Gaiman, gli eventi delle stagioni 2 e 3 si basano su un manoscritto inedito del sequel che lui e Pratchett avevano, ma questo basta a giustificare altri 12 episodi? Non proprio. Uno degli aspetti più evidenti della seconda stagione è il rimpicciolimento del mondo. La prima stagione, e per estensione il romanzo, seguiva un gruppo di personaggi diversi in diverse linee temporali. Non c’erano solo Aziraphale e Crowley (anche se erano sempre i più divertenti).

C’erano i tentativi di Anathema (Adria Ajorna) di sventare l’apocalisse, le fughe disastrose di Newt (Jack Whitehall), Adam (Sam Taylor Buck) e i Them stavano raccontando la loro storia alla Stephen King nei boschi, e i quattro cavalieri erano un’intera scatola di vermi. Tutto questo era caoticamente e meravigliosamente intrecciato ai conflitti tra paradiso e inferno.

Ma la seconda stagione vede tutto questo ridimensionato. Vediamo alcuni angeli e diavoli già noti. Ci sono alcuni nuovi umani sotto forma di Nina (Nina Sosanya) e Maggie (Maggie Service), che fungono da interessanti contrappunti alla coppia principale, ma in definitiva la seconda stagione è molto più vuota. Con un minor numero di personaggi da gestire, la storia finisce per rallentare parecchio, e il terreno che si riesce a coprire in sei episodi è minimo se paragonato a quello che la stagione 1 ha raggiunto. Nonostante il bilanciamento di così tanti personaggi, la Stagione 1 non sembrava mai lasciare indietro nessuno. Tutti hanno mantenuto il ritmo, ma la Stagione 2 è a tratti così tortuosa che, quando si arriva al finale con cliffhanger, è come se avessimo camminato a fianco della serie con il suo ritmo tranquillo, solo che ci ha portato a sbattere contro un muro di mattoni.

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