Google, Enel X e la multa dell’Antitrust per la gestione di Android Auto

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Di Redazione Metropolitan

Google multato di 100 milioni di euro perché l’applicazione Enel X non è stata pubblicata su Android Auto. Nelle pagine dell’istruttoria emergono tanti dettagli che ricollegano questo caso ai tanti casi che si stanno dibattendo nei tribunali di tutto il mondo.

Enel X: il colosso Google multato per abuso di posizione dominante

L’antitrust ha dato una multa di 100 milioni di euro a Google Italia per abuso di posizione dominante. Imposto inoltre alla multinazionale di rendere disponibile su Android Auto l’app JuicePass di Enel X, che permette di usufruire di servizi connessi alla ricarica di veicoli elettrici.

Il caso ha inizio nel 2018 quando Enel voleva pubblicare la sua applicazione Enel X Recharge, quella che oggi si chiama JuicePass, su Android Auto. L’applicazione però fino ad oggi non è mai arrivata sulla piattaforma a causa dell’ostruzione di Google.

Google detiene una posizione dominante che le consente di controllare l’accesso degli sviluppatori di app agli utenti finali” ha spiegato l’Antitrust. Il nodo della questione è quindi tutto nel fatto che Google, grazie al controllo che ha su Android e Android Auto, ha la facoltà di decide che app possono essere pubblicate sullo store e quali invece no.

Perchè Google non ha voluto l’app di Enel X

La ragione per cui Google non ha voluto dare accesso all’app di Enel su Android auto è che il prodotto di punta di Google è Google Maps, un app che integra anche alcune funzioni come la ricerca delle colonnine di ricarica elettriche. Nel corso di questi mesi Google ha provato a convincere Enel a integrare il database di colonnine dentro Google Maps, Ma Enel non ha voluto accettare questa cosa. Sarebbe quindi questo il motivo per cui Google ha bloccare la pubblicazione di JuicePass su Android Auto.

Inoltre vi sono dietro anche delle ragioni di tipo prettamente commerciali che ha visto contrapposti direttamente il Vice President di Google e Francesco Starace, Amministratore Delegato di Enel.

I dettagli della vicenda

Tutto ha inizio nel 2018, quando Enel decide di sviluppare la versione per Android Auto della sua app JuicePass, già disponibile per telefoni Android. All’epoca però gli unici template di Google disponibili erano quelli per le app di messaggistica e i player multimediali. Enel decide ugualmente di sviluppare la sua applicazione pur non rientrando in questi template, ma viene per questa ragione respinta da Google. L’amministratore delegato di Enel X Italia, quindi, prova a chiede a Google di rendere disponibile l’app, per il semplice motivo che nonostante loro dicano che siano possibili solo app di messaggistica e app multimediali, all’interno di Android Auto sono presenti sia Google Maps che Waze, entrambe di proprietà di Google. Ma Google nega nuovamente la pubblicazione una ulteriore volta, sostenendo che dalle loro analisi la loro app risulta un app di che fornisce servizi e non una di navigazione. Invita pertanto a portare le funzionalità di JuicePass dentro Google Maps.

Google si difende: agito per la sicurezza e senza tornaconti

Google si è ovviamente difesa, evidenziando come la proprità per loro su Android Auto è che gli utenti possano usare le app in modo sicuro. Le applicazioni che finiscono sulla piattaforma infatti devono essere sicure nell’interazione e non possono distrarre mentre si guida. Ha dichiarato quindi di aver preso tale decisione solo per la sicurezza degli utenti e non per tornaconto personale. Ha sostenuto inoltre non esiste alcuna competizione tra Enel e Maps sul segmento della mobilità elettrica, in quanto sono servizi diversi. Una difesa, quella di Google che però non ha convinto.

Una multa salata per Google

Tra gli aspetti più interessanti c’è la questione legata alla multa. Secondo l’Antitrust la colpa di Google è grave, anche perché Google è recidivo: più volte è già stato accusato di comportamenti anti-concorrenziali. Per un fatto così grave la multa prevista è legata al fatturato dell’azienda e può arrivare ad essere anche il 10% del fatturato globale.

Non il primo caso a porre in gioco questo problema

Quello che è successo in Italia non è molto diverso da quello che sta succedendo in altre parti del mondo. Pensiamo al caso degli Stati Uniti con la contrapposizione tra Epic e Google oppure di Apple contro Spotify. Al centro del dibattito ci sono sempre le app, un mondo che sta diventando sempre più complicato e difficile da gestire con equlibrio. Il problema, sussiste per il fatto che questi colossi che hanno il controllo di queste piattaforme possono decidere loro a quali app e servizi permettere l’accesso. Decisione che compiono seguendo ovviamente i propri interessi, a discapito però spesso dei singoli.

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Gaia Radino