Google sceglie il silenzio: per tre anni non rivela la verità a 500 mila utenti

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Di Redazione Metropolitan

Eh sì, il Wall Street Journal aveva ragione. Google e la sua omertà non hanno rivelato il problema software nel social Google+, che ha esposto i dati di mezzo milione di utenti. Ma perché non l’ha fatto? Per un motivo molto semplice.

(foto dal web)

Secondo il giornale newyorkese Google ha scelto il silenzio semplicemente per timore di danni alla reputazione e soprattutto al rischio di attirare l’attenzione delle autorità di regolamentazione così come accaduto a Facebook.

Google, “muto è stato”, ed ha scelto il silenzio. E’ stato, però, scoperto tramite un’indagine interna all’interno di Google +, social network mediante il quale Mountain View sperava di sfidare l’inarrestabile “Faccialibro”.

 

Perché Google ha scelto il silenzio?

Poco dopo che il giornale di NYC ha rivelato il danno del software, Google ha immediatamente pubblicato una nota sul proprio blog in cui dichiara la chiusura di Google+ per i consumatori e introduce nuovi strumenti di privacy per limitare gli sviluppatori e il loro uso di informazioni. .

 

Conseguenze del “danno” del software

La falla riscontrata nel social network Google +, ha permesso agli sviluppatori esterni alla società di vedere le info del profilo di molti, moltissimi utenti, quasi mezzo milione. Le informazioni allo scoperto degli utenti sono state: i nomi, gli indirizzi email e l’occupazione.

credits: searchengineland.com

Il problema non è, però, recente, ha viaggiato nel tempo, di preciso dal 2015, fino ad oggi. Sono trascorsi la bellezza di 3 anni, da quando è stato riscontrato il problema, tempo utile e ben investito per permettere a 448 app di perlustrare quante più informazioni possibili e di rendere vulnerabile la privacy di mezzo milione di persone.

Ricordiamo un caso molto simile quanto recente, che ha coinvolto proprio Facebook (click per leggere articolo inerente allo scandalo di Facebook).

Ma Google si difende

Il colosso spiega infatti che il silenzio è dovuto alla natural imitata del problema, in quanto , afferma Google, il problema è stato scoperto e immediatamente risolto prima di mettere in atto le nuove norme europee sulla protezione della privacy degli utenti.

Martina Onorati