La body positivity afferma che ogni corpo è valido. Questo saggio insegnamento non viene meno durante e dopo una gravidanza. Ogni cambiamento del nostro corpo racconta una storia che ci ha reso ciò che siamo oggi. Accettarlo significa fare lo stesso con il nostro passato, presente e futuro; significa imparare ad amarci senza rincorrere altri modelli che quello che vediamo guardandoci allo specchio. Ricordarlo durante la gestazione equivale ad accogliere con maggiore serenità la nuova vita in arrivo e quella che da allora in poi avremo.

Body positivity: cos’è e perché è importante

Con body positivity si intende una completa accettazione del proprio corpo, con tutto quel che ne consegue. Nato durante la seconda ondata femminista, con il movimento della Fat Acceptance del 1967, sosteneva la discriminazione cui erano soggette le persone grasse, e ancora di più le donne grasse. Stigmatizzata dalle istituzioni e ridicolizzata dai media, la taglia veniva esaltata dagli attivisti quale motivo di orgoglio. Il discorso quindi era di tipo prettamente politico e sociale, molto lontano da quello odierno, volto a incentivare l’amore del singolo verso sé stesso. A esso si arriva solo in tempi più recenti, con la fondazione del Body Positive Movement, fondato da Connie Sobczak ed Elizabeth Scott con l’intento di sensibilizzare circa i disturbi del comportamento alimentare. I temi del movimento sono oggetto di attenzione, fino a dare origine all’idea, che si sviluppa negli anni Novanta, per cui ogni corpo è valido.

Non solo la magrezza socialmente accettata e benedetta con l’acqua velenosa del patriarcato quindi è degna, ma lo è qualsiasi forma del corpo; il discorso si estende fino ad abbracciare qualsiasi persona rompa con la sua figura ciò che è adeguato, lo standard, l’eteronorma. Si rifiutano le scarpette di cristallo in cui entrare come moderne sorellastre di Cenerentola, tagliandosi le dita dei piedi. Anche queste ultime sono parte di noi, si vuole affermare, ed è giusto che esistano. Non importa quanto si cerchi di convincere del contrario. Dalla Fat Acceptance è scaturito quindi qualcosa, molto di più, che rivendica la validità di ogni corpo. Sì, anche del tuo.

Amare il proprio corpo in gravidanza vuol dire amarsi

Sia pure in compagnia di qualcuno che portiamo dentro di noi, sia pure attraverso gli alti e bassi del nostro convivere con questo cambiamento, il periodo di gestazione è un’avventura. E, come per ogni buon viaggio che si rispetti, chi vi fa ritorno non è mai la stessa persona che è partita. Nello spirito e nel corpo. Mettendo più che volentieri da parte secoli di dannose convinzioni per cui la maternità è innata in una donna, si può tranquillamente affermare che madri si diventa, non si nasce. Non si è madri solo perché si mette al mondo un bambino, ma non si può certo pensare lo si sia per partito preso. Madri si diventa, quindi, quasi sempre senza esserne davvero del tutto pronte, e il percorso è ben segnato sul nostro corpo.

Si passa tanto tempo a combattere contro le imperfezioni che lo raccontano, sulla spinta della perenne e mai soddisfatta richiesta della società di essere impeccabili, e succede anche che si riesca ad accettarle, quando, da un momento all’altro, eccoci ad affrontarne di nuove. E neanche possiamo lamentarcene, perché ci viene continuamente ripetuto che il nostro corpo ora è un tempio, che sta ospitando il miracolo della vita, che per questo va amato. Ma è possibile amare qualcosa che ci allontana da quella perfezione per cui abbiamo tanto lottato? Scegliere di rispondere di sì a questa domanda è un atto di amore per sé prima che per il nascituro.

Un viaggio dentro e con sé, che non finisce con il parto

Guarda com’è in forma! Non sembra proprio abbia partorito da poco“. Ecco uno dei commenti più diffusi e al contempo più tossici indirizzati alle neo-mamme. Quello che c’è dietro è un discorso che affonda le radici nella grassofobia contro cui combatteva la Fat Acceptance, in quel disperato bisogno di aderire ai canoni a tutti i costi. Ho partorito da poco, sarebbe da rispondere, e allora? Allora ho tutto il diritto di godermi il mio corpo così com’è, senza costringermi in diete assurde e allenamenti intensivi per ritrovare il “perduto splendore”. E lo stesso vale per la gravidanza.

Forse il corpo di una donna in gravidanza non è un tempio, ma ha di sicuro attraversato qualcosa di potente e sarebbe assurdo aspettarsi che rimanga lo stesso. Vivere con serenità questi cambiamenti è importante perché ci si possa prendere a pieno cura di sé, senza paura, senza ritrovarsi a fare i conti con un inconscio che tornerebbe indietro pur di riavere una bellezza statuaria. Protesi mammarie dopo l’allattamento, liposuzioni e altri trattamenti di mommy makeover” per scambiare “i tuoi eroi con dei fantasmi“. Per pagare con la negazione di qualcosa che è stato parte di te l’illusione che il passato non sia davvero tale.

Amare il proprio corpo in gravidanza non solo è possibile, ma forse è la cosa più sana e naturale da fare e per questo vogliamo consigliarvi un laboratorio specializzato e che si prenderà cura della vostra gravidanza nei migliori dei modi, Emmepi.