Decine di uomini seduti per terra su una strada, sotto il controllo dei soldati. I media israeliani hanno diffuso le immagini e li hanno presentati come “combattenti di Hamas” che si sono arresi in massa all’esercito. Secondo l’Euro-Mediterranean Human Rights Monitor sarebbero invece civili arrestati “arbitrariamente” da Israele in due scuole affiliate alle Nazioni Unite a Beit Lahia. Il portavoce militare ha fatto sapere che l’esercito “ha arrestato e interrogato centinaia di sospetti terroristi: molti di loro si sono arresi e consegnati”. “Controlliamo chi è connesso ad Hamas e chi no, teniamo detenuti tutti e li interroghiamo”.

Dichiarazione di “Al-Araby Al-Jadeed” riguardo alla detenzione del suo corrispondente: “Oggi, 7 dicembre, le forze di occupazione israeliane hanno arrestato Diaa Al-Kahlout, la stimata corrispondente di “Al-Araby Al-Jadeed” a Gaza, insieme a un gruppo di suoi fratelli, parenti e altri civili innocenti, da Al-Souq Street a Beit Lahia. È doloroso constatare che il corrispondente di “Al-Araby Al-Jadeed” è stato ingiustamente detenuto, unendosi ai numerosi cittadini di Gaza che hanno subito la stessa sorte per mano dell’occupazione israeliana. Le forze di occupazione hanno deliberatamente sottoposto gli abitanti di Gaza a trattamenti degradanti, costringendoli a spogliarsi, conducendo perquisizioni intrusive e sottoponendoli a umiliazioni al momento dell’arresto, prima di trasportarli con la forza in località segrete, come attestato da testimonianze oculari. Sono emerse prove visive inquietanti che descrivono l’arresto di dozzine di abitanti di Gaza in un modo che può essere descritto solo come criminale. Nella condanna inequivocabile del deplorevole maltrattamento della nostra stimata collega Diaa Al-Kahlout e di altri civili innocenti, Al-Araby Al-Jadeed implora la comunità internazionale, le organizzazioni giornalistiche e gli organismi per i diritti umani di denunciare questa prolungata campagna di aggressione perpetrata dalle forze di occupazione. contro i giornalisti dal 7 ottobre. È fondamentale che vengano compiuti sforzi concertati per salvaguardare il benessere dei giornalisti e garantire il rilascio di coloro che sono detenuti illegalmente. Le preoccupanti statistiche rilasciate dal Sindacato dei giornalisti palestinesi rivelano che, ad oggi, 75 giornalisti e operatori dei media sono stati tragicamente martirizzati, con quasi 80 giornalisti feriti. Inoltre, due giornalisti risultano dispersi. Inoltre, le forze di occupazione hanno preso di mira le residenze di 60 famiglie di giornalisti, decimato le sedi di 63 istituzioni mediatiche, interrotto le operazioni di 25 stazioni radio locali (24 a Gaza e una in Cisgiordania) e imposto chiusure e restrizioni a tre stazioni mediatiche. Con l’arresto di Diaa Al-Kahlout, il numero dei giornalisti incarcerati è salito a 44, di cui 41 detenuti in Cisgiordania e tre a Gaza. Al-Araby Al-Jadeed rimane salda nel suo impegno a sostenere i principi della libertà di stampa e sollecita la comunità internazionale ad intraprendere azioni decisive per affrontare queste gravi violazioni contro i giornalisti e l’industria dei media nel suo complesso.”

Il giornalista palestinese Diaa Al-Kahlout, corrispondente della testata qatarina The New Arab, e’ stato arrestato nella zona di Beit Lahya, nel Nord della Striscia di Gaza, insieme ad alcuni parenti. Il reporter è stato riconosciuto tra le decine di prigionieri palestinesi fatti dall’esercito israeliano (Idf) Gaza e di cui oggi sono circolate le immagini mentre tra le macerie sono tenuti in fila in mutande, seduti a terra con la testa bassa e sotto il controllo dell’Idf. Secondo l’esercito israeliano si tratta di persone arrestate e su cui si sta indagando per sospetti legami con Hamas, ma per la Ong Euro-Mediterranean Human Rights Monitor, con sede a Ginevra, sono ordinari civili.     “Siamo profondamente preoccupati dalle notizie dell’arresto del giornalista Al-Kahlout insieme a membri della sua famiglia a Nord di Gaza”, ha dichiarato Sherif Mansour del Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), con sede a New York. “L’esercito di Israele deve rendere nota la sua posizione e rilasciarlo immediatamente”, ha ammonio Mansour