Speciale Halloween: Jason Voorhees, fantasia o realtà?

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Di Chiara Cozzi

Jason Voorhees © crediti fotografici: looper.com
Jason Voorhees © crediti fotografici: looper.com

Quando parliamo di film horror non possiamo non citare Venerdì 13 e il suo iconico villain, Jason Voorhees, il quale ha disseminato il terrore al Camp Crystal Lake, uccidendone i giovanissimi campeggianti. Uscito nel 1980, il film è diventato subito un’icona del genere, dando luogo a sequel e a vari crossover.
Spesso però non sono in molti a conoscere le vere origini dietro la storia raccontata in Venerdì 13, che vede un giovane Jason Voorhees annegare nel lago del campeggio e seminare, da redivivo, il panico tra gli avventori.
Per scoprire la realtà dietro il film, dobbiamo tornare indietro di vent’anni.

Il massacro del Lago Bodom

Il lago Bodom © crediti fotografici: wwwwelcometonocturnia.blogspot.com
Il lago Bodom © crediti fotografici: wwwwelcometonocturnia.blogspot.com

È il 4 giugno 1960 quando quattro amici, Nils Gustaffson, Seppo Boisman, Maila Irmeli Björklund e Anja Tuulikki Mäki, decidono di accamparsi lungo le rive del Lago Bodom, in Finlandia, per passare una serata insieme. I due ragazzi, di 18 anni, sono amici, e hanno portato con sé le rispettive fidanzate, che di anni ne hanno 15.
Tra le ore 4 e le 6 del mattino il massacro ha inizio: si salverà, seppur con diverse ferite, soltanto Nils, che affermerà di aver visto un uomo vestito di rosso e nero allontanarsi dalla tenda. Alle ore 11 i corpi vengono scoperti e chiamati i soccorsi e la polizia. Nonostante le dichiarazioni di Nils e quelle di alcuni ragazzi che praticavano birdwatching lungo la riva e che affermarono di aver visto un uomo biondo allontanarsi dalla tenda, è impossibile trovare un colpevole.

I sospetti

Le giovani vittime del massacro del Lago Bodom © crediti fotografici: aminoapps.com
Le giovani vittime del massacro del Lago Bodom © crediti fotografici: aminoapps.com

Dodici anni dopo, Karl Gyllström si suicida: nella lettera che accompagna il corpo c’è una confessione. È lui ad assumersi la colpa del massacro al Lago Bodom. Il caso sembra chiuso: l’uomo ha in effetti venduto una limonata ai ragazzi, ed era già noto per i suoi comportamenti irascibili e per litigare con i campeggiatori. La testimonianza della moglie, tuttavia, lo scagiona: la notte dell’omicidio Karl era nel letto accanto a lei, addormentato.
C’è tuttavia un elemento che non è chiaro: il corpo di Gyllström verrà ritrovato annegato proprio nel Lago Bodom. È un effettivo suicidio o sarebbe meglio parlare di omicidio? Ciò che è certo è che l’uomo è un’altra vittima del lago.

Hans Assman © crediti fotografici: wwwwelcometonocturnia.blogspot.com
Hans Assman © crediti fotografici: wwwwelcometonocturnia.blogspot.com

Occorrerà aspettare il 2003 affinché si faccia un altro nome: quello di Hans Assman, accusato da Jorma Palo, un medico di Helsinki che lo aveva in cura. Assman, di origini tedesche, corrisponde alla descrizione e all’identikit di Nils Gustaffson, il sopravvissuto al massacro. Tuttavia l’uomo, seppur presente nell’elenco degli indagati e non essendo in grado di giustificare la presenza di sangue su un proprio maglione né alcune ferite che aveva, venne prosciolto velocemente da ogni accusa dalla polizia. Si suppone che ciò sia avvenuto perché Assman era una spia tedesca del KGB.

Nils Gustaffson da adulto © crediti fotografici: youtube.com
Nils Gustaffson da adulto © crediti fotografici: youtube.com

È il 2004 quando il caso ha un colpo di scena: il sopravvissuto Nils Gustaffson viene accusato dell’omicidio. Ciò spiegherebbe perché fosse l’unico sopravvissuto. Il movente era da ricercarsi nella gelosia che provava nei confronti della fidanzata Maila, sul cui corpo l’assassino si era accanito maggiormente rispetto alle altre due vittime. Il 7 ottobre 2005 Gustaffson viene assolto da ogni accusa.

Jason Voorhees: quel killer sconosciuto

La strage del Lago Bodom rimane a tutt’oggi senza un colpevole, e un alone di mistero aleggia ancora sul luogo. D’altronde anche di Jason Voorhees non si sa poi molto, se non come si sia salvato dalle acque del lago e come abbia vissuto nel bosco circostante. Non conosciamo il suo volto e nemmeno le vere motivazioni alla base della sua follia omicida (desiderio di rivalsa nei confronti dei bulli d’infanzia? Vendetta per sua madre?).
Allo stesso modo siamo ignari riguardo l’identità del killer del 1960. Per quanto ne sappiamo, potrebbe ancora aggirarsi, ormai anziano, lungo le sponde del lago, osservando i villeggianti che scelgono il luogo per passare qualche giorno nella natura, aspettando il momento giusto per tornare ad agire.

Per approfondire:
Jason, Alice e il terrore di Venerdì 13

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Crediti fotografici: looper.com; wwwwelcometonocturnia.blogspot.com; aminoapps.com; youtube.com

CHIARA COZZI