Halloween, l’orrore nell’arte attraverso i secoli

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Di Redazione Metropolitan

Medusa, Caravaggio. PhotoCredit: L'isola di Omero.
Medusa, Caravaggio. PhotoCredit: L’isola di Omero.

Nella settimana tutta dedicata ad Halloween, su Metropolitan Magazine non può mancare un approfondimento legato all’orrore nell’arte. Quali sono state le immagini utilizzate dagli artisti per rappresentare il mondo dell’occulto e la morte? Come si sono evoluti i suoi simboli nell’arte contemporanea?

Il macabro nell’arte, tra messaggio di morte ed espressione di fugacità

L’arte è espressione del mondo in cui viviamo. Per secoli è stata veicolo di messaggi e contenuti dalle diversissime radici: dalla sfera religiosa al mondo pagano, fino all’emancipazione dell’arte come esclusivo modello di bellezza, libero da ogni obiettivo didattico o propagandistico. C’è un aspetto dell’arte, poi, inquietante, macabro che si radica nella necessità di dare un volto alla morte e giustificarne l’esistenza.

Danza macabra, Hrastovlje, Slovenia. PhotoCredit: Medium.com.
Danza macabra, Hrastovlje, Slovenia. PhotoCredit: Medium.com.

Immagini terrificanti cominciano a diffondersi già a partire dal Medioevo, quando era fondamentale sottolineare la necessità di dover condurre una vita degna, perché per tutti alla fine sarebbe giunta la morte. Un tipo di queste rappresentazioni è la danza macabra, che nasce dal teatro medievale. Protagonista indiscusso è lo scheletro, simbolo per eccellenza della morte, a cui si affiancano uomini di ogni classe sociale. Tutti conosceranno la fine, indipendentemente dalle ricchezze e dal tenore di vita.

La Vanitas e il trascorrere veloce del tempo

Ritorna sempre il richiamo della morte, della caducità della vita in pieno Rinascimento con le vanitas, le nature morte che rappresentano teschi e oggetti che ricordano l’effimera condizione dell’esistenza umana. Qui una candela spenta, uno strumento musicale e un teschio simboleggiano la morte, così come l’orologio e la clessidra indicano il trascorrere del tempo, un fiore spezzato diventa la lettura della vita che alla fine appassirà.

Streghe e Incantesimi, Salvator Rosa. PhotoCredit: Stilearte.
Streghe e Incantesimi, Salvator Rosa. PhotoCredit: Stilearte.

In Italia, questi simboli prendono forma soprattutto con Salvator Rosa. L’artista non si dedica soltanto alla stesura di ritratti con nature morte e teschi ma compone anche opere connesse con la sfera dell’occulto e della magia. Immagini tenebrose che sollecitano un aspetto delle credenze di quel tempo, che tanto spaventava e inorridiva.

L’orrore nell’arte contemporanea

Con lo scorrere dei secoli le immagini crude, violente, che quasi suscitano sgomento e terrore nell’osservatore, iniziano ad assumere significati e valenze diverse. Prende, ora, piede la necessità di esprimere il proprio tempo, l’incertezza dettata dai repentini cambiamenti politici e culturali vissuti dall’artista.

Francisco Goya e le “pitture nere”

Saturno che divora i suoi figli, Francisco Goya. PhotoCredit: Ilsaccottino.
Saturno che divora i suoi figli, Francisco Goya. PhotoCredit: Ilsaccottino.

Fra tutti il vero maestro della pittura “nera” è sicuramente uno solo: Francisco Goya. Lo stile di Goya è caratterizzato da un improvviso e radicale mutamento, avvenuto fra il 1792 e il 1793. Cruciale sembra sia stata l’occupazione napoleonica della Spagna (e la conseguente fine dell’antico regime) ed anche le sue gravi condizioni di salute che lo portarono alla sordità.

Gli argomenti affrontati nei dipinti iniziano, così, a comprendere una visione pessimistica dell’uomo e della sua incapacità di modificare il proprio destino, per lo più tragico, l’ascesa del lato oscuro della ragione, il trionfo del male (capace di esercitare una strana attrazione) e la violenza. 

Dalì e il terrore della guerra

Il volto della guerra, Salvator Dalì. PhotoCredit: Pinterest.
Il volto della guerra, Salvator Dalì. PhotoCredit: Pinterest.

Seguendo una successione cronologica, il Volto della guerra di Salvador Dalì continua ancora oggi a turbare gli animi di chi osserva, ancor di più se si concretizza la tremenda verità nascosta nell’immagine. Il particolare periodo storico del secondo conflitto mondiale ha di certo avuto un peso rilevante nella creazione del dipinto. La maschera mortifera, con i vermi e i rettili che fuoriescono dalla pelle in decadenza, oltre alle orbite e la bocca colmi di teschi, non lasciano nulla al caso. Una prospettiva carica di sofferenza che solo un conflitto bellico può generare.

L’orrore nell’arte: la realtà che terrorizza

In fondo, cosa non spaventa di più della realtà? Come possiamo vedere da questa carrellata di dipinti che segue l’evoluzione del tema dell’orrore, della paura nell’arte, è chiaro che nel corso del tempo ci siano stati dei mutamenti, non solo iconografici ma anche contenutistici. Se, in passato, la morte era rappresentata secondo l’immaginario popolare dello scheletro che terrorizza i viventi, nel mondo contemporaneo abbiamo assistito a una maggiore complessità.

La paura della morte come una destinazione sicura ma lontana diventa, adesso, attuale. Il terrore che il mondo contemporaneo ha provocato, tra pestilenze, guerre, carestie, ha catturato l’attenzione dei più grandi artisti che decidono di riversarlo su tela. Tali tragicità esistevano anche prima ma adesso la crudeltà, la cattiveria spaventano più della morte stessa.

Martina Pipitone