Una parola intraducibile delicata e incredibilmente poetica è Hanabie; nello spazio dedicato alle Parole dal Mondo, un termine giapponese che descrive gli ultimi momenti del gelo invernale che imperversa sulle prime fioriture che anticipano la primavera.

Hanabie, il freddo improvviso che si abbatte sulle prime fioriture dei ciliegi

Fine Febbraio Diego Valeri - Credits: neveappennino.it
Credits: neveappennino.it

Questo termine appartiene alla dimensione evocativa dei sensi in quanto descrive una sorta di contrasto, una sinestesia di immagini che ben si realizza durante il passaggio fra la stagione invernale e quella primaverile. La parola Hanabie richiama un concetto prettamente poetico ed evocativo che si realizza nei delicati versi della poesia giapponese e nel genere haiku in particolare. Il lemma si compone dal kanji di fiore, e 冷(える) di gelare; Hanabie descrive quindi quella condizione di freddo o gelate improvvise che si abbattono sulle prime fioriture dei ciliegi, i Sakura, e che anticipa l’avvento dell’Hanami: un culto millenario molto sentito nella tradizione giapponese in cui si celebra la bellezza dei primi germogli godendo della loro fioritura. Hanami è ben più che un cerimoniale in quanto simboleggia, al contempo, la caducità e la rinascita.

Il fenomeno naturale che descrive la parola Hanabie si riferisce al freddo improvviso; gli ultimi momenti di gelo della morente stagione invernale che spesso portano con sé persino l’ultima neve: quando il clima inizia a farsi più tiepido e i fiori sbocciano una gelata improvvisa ricopre i primi accenni timidi della primavera. La cultura giapponese è molto legata alla natura e ai cicli stagionali; a tal proposito, esiste un’altra parola altamente lirica che è Nagori il cui significato si rende letteralmente con: ”La nostalgia della stagione che ci ha appena lasciato”.

Poesia giapponese: gli haiku che celebrano il passaggio dall’inverno alla primavera

Generalmente, marzo è il mese in cui in Giappone è facile andare incontro alla neve: un bellissimo haiku che imprigiona, poeticamente, l’anima di questo mese contrastante e che acclara il passaggio dall’inverno alla primavera è quello di Konishi Raizan (1654-1716), un poeta giapponese originario di Osaka:

Nei campi di neve

verdissimo il verde

delle erbe nuove

Uejima Onitsura (1661-1738), uno dei principali protagonisti della scena poetica del periodo Edo, riporta un altro haiku in cui si richiama la delicatezza della primavera che si schiude, flebile, sotto le coltri di brina che coprono i primi teneri germogli:

Alba novella –

Sull’apice delle verdi foglie d’orzo,

brina di primavera

La luce dell’aurora si scontra con i prati ricoperti dal gelo della notte: i tiepidi raggi del sole accarezzano le piante d’orzo coperte dalla brina notturna, propagando uno sfavillìo intorno. Il bagliore che provoca il fenomeno e il naturale contrasto fra il bianco della gelata e il verde tenero delle prime gemme rievoca una sensazione di rinascita e di lirismo delicato.

Stella Grillo

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