C’è una lingua che non prevede la possibilità di mentire, quella lingua è la matematica e il suo vocabolario sono i numeri.
Nello sport i numeri sono il marchio indelebile del successo o del fallimento di un atleta ed il suo lascito allo scorrere della storia.
Nel caso di Harry Vardon la parola “lascito” non può essere più vera e il numero che già è in grado di raccontare tutto di lui è il 90.
Questo numero è la percentuale di giocatori al mondo che ancora ogg,i e probabilmente per sempre, utilizzano l’impugnatura che porta il suo nome.

Harry Vardon
Harry Vardon ed il suo grip “Vardon Overlap”
Photo Credits: Persimmon Golf Today

Harry Vardon e l’ostracismo dei genitori

Nato a Grouville, Jersey, nelle isole del canale fra Inghilterra e Francia, il 9 Maggio 1970, da mamma Francese e padre Inglese. Nonostante un talento naturale per lo sport, Harry Vardon gioca a poco golf da bambino “a causa” del padre. Quest’utlimo è un giardiniere e con la famiglia senza grosse opportunità economiche, vuole che i figli pensino a lavori più consoni.
Nonostante questo a 7 anni assiste ad un match di golfisti presso il nuovo Royal Jersey Golf Club e decide di fare da caddie nel tempo libero.
Con il padre contrario, Vardon non può fare altro che costruirsi da solo i propri ferri con rami di Biancospino, teste di Quercia e le facce ricoperte da strisce di latta.
La sua fortuna arriva sotto forma di un ufficiale dell’esercito in pensione, per il quale inizia a fare da giardiniere.

Lontano da casa ma verso il suo obbiettivo

L’ufficiale in pensione è un appassionato di golf ed un giorno porta con se Harry Vardon a giocare. Rimasto folgorato dal talento di Vardon, gli regala il suo primo set vero di ferri e lo esorta a perseguire il golf come carriera professionale.
Nonostante non abbia mai preso lezioni fino ai 13 anni, nel 1890, lascia il Jersey per trasferirsi nello Yorkshire a Ripon come greenkeeper… per poi diventare professionista.

Harry Vardon
Harry Vardon vince il suo primo Open a Muirfield 1896
Photo Credits: The Open

Numeri da Superstar

Nel 1896 Harry Vardon ottiene il primo di una serie di successi che ancora oggi nessuno è riuscito ad eguagliare.
Vince infatti il suo primo Open Championship, battendo in un Play-Off di 36 buche il suo amico e rivale JH Tylor. Insieme a James Braid formano quello che viene soprannominato il “Grande Triumvirato”, dominando il golf mondiale dal 1890 al 1910.
I numeri parlano ma non mentono e quello che raccontano di Harry Vardon è che tra il 1896 e l’inizio della prima grande guerra vince l‘Open Championship 6 volte.
Ma non solo, raccontano anche che Vardon termina quattro volte al 2° posto e due volte al 3°, ponendo quindi una domanda: “Quanti realmente sarebbero potuti essere?”. Purtroppo l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo e lo scoppio conseguente della guerra ci impedisce di sapere la risposta. L’Open non si gioca più fino al 1920 quando Vardon ha 50 anni.

Harry Vardon cambia la faccia del golf

Se i numeri ci mostrano quanto abbia dominato la scena mondiale, non ci dicono però come lo ha fatto.
Prima del suo arrivo il golf era inteso come il guidare la pallina a grandi velocità con una traiettoria bassa. Questo permetteva di coprire grandi distanze ma sacrificando qualsiasi reale capacità di mirare e controllare dove la pallina si sarebbe fermata.
Harry Vardon cambia radicalmente questo concetto. Grazie ad uno swing più verticale e a divot meno profondi, riesce a far compiere alla sua pallina un volo più sferico ed alto. Questo gli permette di dare ai suoi colpi una caduta più verticale e morbida, con meno rimbalzi, rotolamento e con un maggior controllo delle distanze.
Decide inoltre di cambiare il modo in cui si impugnano i bastoni, passando alla presa con il mignolo sovrapposto. In realtà non è stato lui ad inventarla, ma un dilettante di nome Johnny Laidlay, è però grazie ad Harry Vardon che diventa conosciuta ed è per questo che porta il suo nome. “Vardon Overlap”.

Harry Vardon
La statua di Harry Vardon all’entrata del Royal Jersey Golf Club
Photo Credits: Pinterest

Lo sbarco negli Stati Uniti e la consacrazione

Dopo aver già vinto 3 Open, unite ad altri successi, Harry Vardon nel 1900 sbarca negli Stati Uniti per promuovere l’attrezzatura da golf di Splading.
Per farlo gioca più di 80 partite dimostrative, spesso contro la palla migliore di due avversari. Come per tutto il resto, i numeri sono l’unica risposta che conta: vince più di 70 di queste partite.
La consacrazione definitiva arriva con la vittoria del suo settimo Major, lo U.S. Open. Harry Vardon è il primo giocatore al mondo a vincere due Major diversi. Inoltre ci vogliono altri vent’anni prima che l’evento si ripeta.
Come per l’Open Championship, Vardon ha la possibilità di bissare il successo. La tubercolosi lo colpisce nel 1903 e la guarigione è tutt’altro che breve, ma non impossibile. Difatti nel 1913 torna negli USA per lo U.S. Open.
Questa volta, però, deve arrendersi ad un dilettante: Francis Ouimet. Da questa storia è tratto il film: “Il più bel gioco della mia vita”.

La sua eredità

I numeri di Harry Vardon lo eleggono a tutti gli effetti la prima indiscussa Superstar del golf ma nonostante questo sono innegabilmente al ribasso.
Non solo la Grande Guerra gli ha impedito per molti anni di incrementarli, ma anche la devastante malattia ha influito su di essi.
Infatti, seppur sia riuscito a tornare a giocare e abbia vinto ancora, i danni creati ai nervi della mano destra dalla malattia gli hanno tolto altri potenziali record.
Harry Vardon muore il 20 Marzo 1937, ma la sua eredità è saldamente viva. In un modo o nell’altro, che sia per la tecnica innovativa, per le sue vittorie o per la sua impugnatura, ha semplicemente ispirato la maggior parte della cultura del golf di oggi.

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