Amnesty International chiuderà i suoi due uffici ad Hong Kong. Dopo quarant’anni di presenza sul territorio, la legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino, minaccia l’operato dell’organizzazione.

Amnesty International ha annunciato la chiusura dei suoi uffici ad Hong Kong, a causa della minaccia della legge sulla sicurezza nazionale

Amnesty International ha annunciato la chiusura dei suoi due uffici ad Hong Kong. Uno è locale, ed è dedicato alla situazione dei diritti umani nell’ex colonia britannica e l’altro è invece regionale e svolge attività di ricerca nell’Asia orientale e sudorientale e nel Pacifico.

La decisione è stata presa a causa della minaccia posta al personale dalla legge sulla sicurezza nazionale che Pechino ha imposto alla fine di giugno del 2020. Il ritiro dell’organizzazione è solo l’ultimo caso di un processo diventato ormai irreversibile ed è collegato alla stretta in corso sui diritti e sulle libertà nella città.

Nei mesi scorsi, questo ha portato ad esempio allo scioglimento dell’Alleanza di Hong Kong, il gruppo che da 30 anni di occupava dell’organizzazione della veglia del 4 giugno in ricordo della violenta repressione a Pechino, delle proteste studentesche di Piazza Tienanmen del 1989. I suoi ex vertici sono in gran parte in stato di detenzione a vario titolo, per partecipazione alle manifestazioni di massa “illegali” del 2019 e con accuse sulla violazione della legge sulla sicurezza nazionale.

Ecco quanto dichiarato

Anjhula Mya Singh Bais, presidente del board di Amnesty ha affermato che:

“Questa decisione, presa a malicuore, è stata guidata dalla legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, che ha reso impossibile alle organizzazioni per i diritti umani nella città di lavorare liberamente e senza timore di gravi rappresaglie da parte del governo”. Nella nota, Amnesty ha aggiunto che: “l‘ufficio locale sarà chiuso il 31 ottobre e che quello regionale sarà spostato entro la fine del 2021“.

La direttrice regionale, Yamini Mishra, ha dichiarato che: ” la legge è un pretesto per giustificare la censura, gli arresti e le azioni penali e che ha messo Hong Kong su un rapido percorso per diventare uno stato di polizia, creando un panorama privo di protezioni sul fronte dei diritti umani”.