Hoppipolla, parole dal mondo: l’autunno, la pioggia e la felicità di saltare nelle pozzanghere

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Di Stella Grillo

Hoppipolla, un termine melodioso che ha effettivamente a che fare con un’azione oltremodo divertente: saltare nelle pozzanghere! Nello spazio dedicato alle Parole dal Mondo una parola proveniente dall’ Islanda.

Hoppipolla, la felicità in un salto

Hoppipolla - Photo Credits: tumblr
Hoppipolla – Photo Credits: tumblr

Un termine che appartiene all’Islanda, terra del ghiaccio e del freddo. L’islandese è, infatti, una lingua appartenente al filone germanico; la condivisione di molte caratteristiche con quest’ultimo risulta evidente. La lingua islandese conserva aspetti meramente tecnici del tedesco, ad esempio, condividendo invece copiose somiglianze lessicali con l’inglese. Etimologicamente, la parola hoppipolla si compone dal verbo hopa – saltare – e il sostantivo poll, pozzanghera.

Come il tedesco, anche l’islandese conserva le declinazioni così il sostantivo poll, all’accusativo, è reso appunto con polla: pozzanghera, stagno. La concezione islandese del salto che, ormai, è diventata un neologismo è molto simile al verbo inglese to hop; quest’ultimo, semanticamente, possiede lo stesso significato del termine hoppipolla. Nonostante non sia entrata ufficialmente nei dizionari, la parola ha subito una larga diffusione sul web: oltretutto, è associata al celebre prodotto d’animazione per bambini, Peppa Pig, poiché i personaggi prediligono, ludicamente, proprio il salto nelle pozzanghere.

Un termine che richiama la luminosità dell’infanzia

Un altro contributo che ha fatto sì che il termine subisse una diffusione maggiore, è un singolo del 2005 appartenente al panorama musicale islandese: il gruppo dei Sigur Rós, che nel video riproduce la goliardia infantile associata al termine. Il videoclip associato alla canzone dal medesimo titolo, ritrae la storia di alcuni amici oramai anziani che, però, non hanno perso il loro spirito fanciullesco: le risate, le marachelle, le corse in città o i piccoli scherni incarnano l’usuale spirito infantile intento a divertirsi e ad implementare la gioia tipica di quell’età insieme alla capacità di meravigliarsi.

Un po’ come molti anni prima Giovanni Pascoli: nel 1897 circa spiegava all’interno dell ”Il Fanciullino” una poetica ancora valida: conservare lo spirito sensibile dell’infanzia, che consiste nella capacità di meravigliarsi delle piccole cose.

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