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Hai una gran voglia di cash facili? Prendi un film, possibilmente degli anni 80-90, produci un sequel completamente non necessario, mettilo a marinare in abbondante computer grafica e infarciscine il cast con attori sopravvalutati e grandi gnocche, fai cuocere l’hype della fanbase con una sontuosa campagna pubblicitaria. Come dici? Le persone si sono sentite male perchè il film era marcio? Non te ne curare, tanto hai appena sbancato il botteghino!
Un sequel è come la pasta con le sarde. Camminando per strada senti un odore di pasta con le sarde che ti rievoca ricordi sopiti: i pranzi domenicali di tua nonna, gli antipasti a base di parmigiana di melanzane, i cugini di quarto grado di cui mica ricordi il nome, l’odore di fritto che si azzeccava ai vestiti e non lo lavavi via manco con la candeggina, lo zio Pasquale che dopo qualche bicchiere di troppo saliva sulla tavola e cantava “Cicirinella teneva teneva”. Non resisti e già pieno di nostalgia entri nel ristorante, ordini, e il cameriere ti porta quattro maccheroni con un sughino triste e striminzito.
Quelli delle major provano a fare tua nonna ma non ci riescono. Ti attirano al cinema illudendoti di farti tornare bambino ma ti lasciano con l’amaro in bocca perché mentre tua nonna faceva cuocere il ragù per 9 ore loro comprano la passata di pomodoro e la versano cruda su 150 gr di pasta scotta. Come biasimarli? Fessi noi che li andiamo a vedere!
Siamo nel 2018 e tra sequel, reboot e spinoff non ci stiamo capendo più una mazza. Assistiamo alla produzione di tantissimi film brutti, ma non quel brutto demenziale quasi godibile alla Sharknado (a proposito, si dice che Sharknado 6 sia in corsa per la palma d’oro al festival di Cannes), ma di un brutto fastidioso, quasi come se in ogni singolo fotogramma si percepisse che tutto quello che stai guardando è fatto solo e unicamente per i soldi.
E se la verità fosse più complessa? E se non fossimo in grado di valutare oggettivamente i film di 30 o 40 anni fa perchè li abbiamo visti per la prima volta quando ancora ci dovevano cadere i denti da latte? Questo interrogativo ci impone di fare delle distinzioni.
Ci sono i sequel brutti di grandi film (tipo il secondo Trainspotting) ma anche i sequel brutti di film già brutti di per se (non ci lamenteremo di Rambo 5, qualunque sia il risultato, perchè non è che i primi Rambo fossero sta gran cosa). I peggiori sono ovviamente i re-make di capolavori che non hanno la minima ragione di esistere (tipo il remake di Solaris o quello di Non aprite quella porta che menomale che dopo averlo fatto Marcus Nispel si è ritirato perchè se lo acchiappo in mezzo la strada lo motosego). Ogni tanto qualcuno ha la brillante idea di rimettere in scena un film non pienamente riuscito (tipo il vecchio IT) ma con poche idee e senza una linea precisa da seguire, così che il remake sia addirittura peggio dell’originale.
Il problema è che un tempo ad Hollywood i film si facevano perchè si aveva qualcosa da raccontare, ora si decide di raccontare qualcosa perchè si deve fare un film.
Noemi De Luca, Niccolò Di Celmo e Antonio Guercio