Il 1 luglio 2005 il Decreto-Legge n.115 pose finalmente fine in Italia alla leva militare obbligatoria, sostituita da quella volontaria. L’abolizione era invocata a gran voce da gran parte della sinistra e dai diversi movimenti di obiettori e pacifisti ad essa collegati. Il dispositivo completava l’iter legislativo avviato con la legge Martino del 23 agosto 2004. Istituito con la nascita del Regno d’Italia e confermato con la nascita della Repubblica italiana, l’obbligo di leva è stato operativo dal 1861 al 2005.
La guerra, ammessa solo per difesa, fa sì che non si necessiti di una leva militare con reclutamento generale della popolazione
La decisione di rendere il servizio militare volontario venne presa anche a seguito all’indignazione pubblica. La scoperta di gravi episodi di abusi perpetrati ai danni di molti giovani durante il reclutamento influì di certo. Si decise dunque per la leva su base volontaria, considerato anche il principio secondo cui l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa.
Prima della data in questione tutti i cittadini maschi, al compimento del 18° anno d’età, avevano l’obbligo di sostenere la visita medica di leva. Dopo avrebbero prestato per circa un anno il servizio obbligatorio in esercito, marina o aeronautica. In alternativa – dall’inizio degli anni Settanta – si poteva optare per il servizio civile, dichiarandosi obiettore di coscienza.
Nel 1972 veniva emanata infatti la prima legge che disciplinava l’obiezione di coscienza
La legge permetteva ai convocati di sottrarsi all’obbligo per motivi e convincimenti etici. Si affermava finalmente il diritto dei cittadini di servire il proprio paese con servizi alternativi a quello armato. L’obbligatorietà è infine caduta definitivamente il 1 gennaio 2005 – come stabilito dalla legge 23 agosto 2004, n. 226 – permettendo ai soldati di leva di fare domanda per la cessazione del servizio.
Alessia Ceci
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