Nel canto XXX del Paradiso della Divina Commedia Dante prosegue il suo viaggio nel decimo cielo dell’empireo, costituito da una luce pura intellettuale e dall’amore spirituale, senza alcuna limitazione spazio-temporale.

Il vero Paradiso di Dante

Canto XXX Paradiso Dante photo credits wikipedia
Canto XXX Paradiso

Dopo aver appreso la gerarchia degli angeli mediante la spiegazione di Beatrice, Dante giunge presso il vero e proprio Paradiso dove hanno sede effettiva angeli e beati. Qui si trova anche Dio nella sua vera essenza, la cui luce rischiara i beati disposti in anfiteatro intorno a lui. Secondo la descrizione di Dante il Paradiso si presenta come un fiume di luce in mezzo a due rive di fiori. Beatrice spiega a Dante che quelli che loro vedono nell’empireo sono gli angeli e i beati con le sembianze del corpo che assumeranno il giorno del Giudizio Universale.
All’improvviso una luce accecante abbaglia il poeta, e Beatrice spiega come si tratti del fulgore dell’amore di Dio, che serve a rendere la capacità visiva di Dante adatta a qualsiasi tipo di luce. A questo punto il poeta può ammirare il fiume di luce posto tra due rive di fiori, su cui si posano le faville. Beatrice invita a Dante a bere l’acqua di quel fiume, sostenendo che le immagini sono lo specchio della realtà del Paradiso. Dante vede il fiume trasformarsi in un cerchio, mente i fiori e le faville diventare beati e angeli. I beati sono disposti intorno al lago di luce della grazia divina nel quale si specchiano. Invece i beati assumono la forma di una rosa, il cui profumo rispecchia la lode di Dio. Al centro della rosa sorge la città celeste e i seggi dove siedono i beati. Uno di questi è destinato allo spirito dell’imperatore Arrigo VII, che tenterà di pacificare l’Italia. Infine Beatrice pronuncia un’invettiva contro coloro che si sono macchiati di cupidigia, tra cui Clemente V e Bonifacio VIII.

Sonia Faseli

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