Secondo una ricerca, pubblicata ieri 19 gennaio su Science, basata su oltre 50mila osservazioni a occhio nudo effettuate tra il 2011 e il 2022 dai cittadini scienziati del progetto “Globe at Night“, il cielo stellato starebbe progressivamente scomparendo in tutto il mondo.
L’allarme degli astronomi, le stelle stanno svanendo a causa dell’inquinamento luminoso
Il cielo stellato sta svanendo in tutto il mondo e ad un ritmo più veloce del previsto, compreso fra circa il 7% e il 10%, superiore rispetto a quello finora previsto sulla base dei dati dei satelliti. È quanto riporta Science nella preoccupante ricerca pubblicata ieri, condotta dal Gfz German Research Centre for Geosciences e dalla Ruhr-Universität Bochum, con la collaborazione del NoirLab della US National Science Foundation degli Stati Uniti, ente che ha avviato il progetto Globe at Night nel 2006.
I dati della ricerca – che ha come primo autore l’astronomo Christopher Kyba, del Centro tedesco per la ricerca nelle Goescienze di Potsdam – sono stati raccolti nell’arco di 12 anni, da 51.351 astronomi dilettanti, da oltre 19.000 luoghi, di cui circa 3.700 in Europa e 9.500 in Nord America.
Si tratta di un vero e proprio coro che all’unisono lancia un concreto e drammatico S.O.S e “se questa tendenza dovesse proseguire, un bambino nato oggi in un luogo dove sono visibili 250 stelle, quando compirà 18 anni potrà vederne appena 100”, fanno sapere gli autori della ricerca.
“È una brutta notizia, ma ce l’aspettavamo”, comunica all’ANSA Alberto Cora, dell’Osservatorio Astrofisico di Torino dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). “Questo bellissimo esempio di citizen science indica che la visibilità delle stelle si sta decisamente riducendo. I dati dai satelliti sono diversi da quelli registrati dalla cittadinanza. Sappiamo che c’è un inevitabile aumento dell’inquinamento luminoso, per esempio in conseguenza all’aumento della popolazione e di un aumento dell’illuminazione”. Secondo Cora, il fenomeno potrebbe essere attribuito a un uso più frequente dei Led: “Stiamo probabilmente sbagliando nel modo di utilizzare queste tecnologie” – per esempio, dice – “utilizzando colori e frequenze che si diffondono più facilmente“.
Il cielo stellato sta svanendo, che cos’è lo Skyglow
Ovunque, in ogni parte del mondo – si legge ancora nell’articolo – sta dilagando una sorta di manto luminoso costante, il cosiddetto “Skyglow“, che è sostanzialmente la forma di inquinamento luminoso che consiste nel crepuscolo artificiale persistente molto tempo dopo il tramonto e che oscura progressivamente le stelle. “Se queste fossero montagne, potremmo immaginare l’inquinamento luminoso come un mare che si alza progressivamente, sommergendo e nascondendo le vette più basse”, spiega Cora. Si tratta di un fenomeno che “continua ad aumentare nonostante le contromisure probabilmente messe in atto per limitarlo”, si legge in un commento della ricerca pubblicato nello stesso numero della rivista.
Le conseguenze di questo drammatico evento, non riguardano soltanto il cielo, infatti l’inquinamento luminoso “fa sentire i suoi effetti anche sul comportamento degli animali, diurni e notturni”, rileva Constance Walker, coautrice della ricerca e responsabile del progetto Globe at Night. I dati indicano come il fenomeno stia avanzando a ritmi ovunque sostenuti, che spaziano dal 6,5% dell’Europa al 10,4% del Nord America.
Ad ogni modo, come si legge su Global Science, la ricerca presenta anche dei limiti: “Nonostante la drammaticità dello scenario suggerito dalla ricerca, l’approccio utilizzato dal progetto Globe at Night rivela, tuttavia, anche i suoi limiti di indagine: con una partecipazione maggiore di persone provenienti dal Nord America e dall’Europa, la conseguenza inevitabile dell’esperimento è stata una sottostima dell’aumento dell’inquinamento luminoso soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove al contrario si sospettano rapidi cambiamenti nel cielo artificiale”.
Ciò non sminuisce comunque l’importanza di questa ricerca che ha visto la partecipazione attiva di cittadini scienziati e – conclude Kyba – “è anche un esempio importante di come i nuovi dati ottenuti dai cittadini siano riusciti a compensare quelli finora disponibili”.
Serena Pala
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