Cina e gestione Covid: in Europa dobbiamo preoccuparci?

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Di Giorgia Bonamoneta

Le immagini dalla Cina preoccupano il mondo e anche in Italia è iniziato a serpeggiare l’allarme per una nuova ondata di coronavirus. Gli ospedali cinesi a gennaio 2023 non sembrano differire da quelli del 2020, con strutture come quella di Macao al completo.

La chiamano “la tempesta perfetta” quella della gestione cinese del virus che oggi ha portato il numero di contagi a salire drasticamente. È inspiegabile per molti commentatori occidentali la scelta di eliminare le restrizioni senza aver preparato il Paese. Infatti una delle differenze più grandi tra la Cina e l’Europa è l’efficacia della campagna vaccinale.

La tempesta perfetta è stata confezionata anche grazie alle carenze del servizio sanitario rispetto alle risorse dedicate alla prevenzione di contagi della politica “Zero Covid”. Senza restrizioni il virus circola liberamente e le prime stime hanno segnalato che i morti ad aprile potrebbero toccare la quota di 1,7 milioni. In questo quadro preoccupante l’Europa è a rischio?

Casi in aumento e ospedali pieni: cosa sta succedendo in Cina

Il Covid-19 in Cina non sembra essere “sotto controllo” come il ministro degli esteri ha dichiarato il 28 dicembre scorso. La Cina ha abbandonato la politica Zero Covid senza una fase intermedia, esponendo da 0 a 100 la popolazione al rischio di contagio. 

La strategia cinese è stata fin dall’inizio quella del monitoraggio attraverso frequenti test igienici e l’uso di lockdown anche in presenza di un ridotto numero di positivi. In seguito alla pressione delle manifestazioni la politica Zero Covid è stata abbandonata e il Paese ha dovuto affrontare varianti più contagiose rispetto al passato.

Un errore di gestione? Cosa dicono gli esperti

Quella della gestione del coronavirus in Cina è uno degli argomenti più discussi fin dall’inizio della pandemia. Al netto dei dati attuali gli esperti concordano nel definire le decisioni nella gestione del virus in Cina come un errore politico. Oltre al monitoraggio aggressivo infatti in Cina manca una strategia a lungo termine come la campagna di vaccinazione

Il numero di soggetti vaccinati è sì più o meno paragonabile alla media europea, ma i vaccini utilizzati in Cina sono meno efficaci, non sono aggiornati e le fasce della popolazione più a rischio sono poco vaccinate. Non a caso la gestione cinese  è stata definita “la tempesta perfetta”. 

L’ondata in Cina rappresenta un rischio per l’Europa?

L’Europa non è la Cina. Secondo il biologo molecolare Aureliano Stingi l’Europa si è costruita una robusta immunità ibrida. Infatti nei Paesi europei la popolazione è tanto immunizzato attraverso il vaccino, quanto da precedenti positività al Covid-19. 

A differenza della Cina l’Europa ha puntato molto sulla vaccinazione delle cosiddette “categorie fragili”, le stesse persone che oggi in Cina sono le più colpite. Inoltre abbiamo preparato il sistema farmaceutico aumentando la disponibilità di farmaci antivirali, che invece in Cina mancano.

Per quanto le immagini provenienti dagli ospedali cinesi possano preoccupare, difficilmente un’ondata di Covid in Italia o in Europa potrebbe apparire allo stesso modo. Inoltre diversi Paesi europei hanno già risposto al rischio di circolazione di una nuova variante con il ritorno di piccole limitazioni, come l’obbligo di tampone per chi arriva dalla Cina. Mercoledì 4 gennaio i paesi europei si incontreranno per discutere una politica comune per prevenire un aumento della circolazione del virus sul territorio.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta