“Il compagno don Camillo” stasera in tv, Luigi Comencini l’ultimo film e non saperlo

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Di Federica De Candia

Brescello, si colora di ‘dasvidania‘ e di colbacchi. Il piccolo paese a destra del Po, che mai troveremo scritto tra le pagine di Giovannino Guareschi, scovato dalla Rizzoli in procinto di idearne il film, sta per essere gemellato con una cittadina russa. Una favola sempre uguale e sempre diversa, perché mai uguali saranno il parroco Don Camillo e il sindaco Peppone. Luigi Comencini dietro la macchina da presa, da vita nel 1965 a “Il compagno don Camillo“, stasera in tv. Benedizione e imprecazioni fino a Mosca.

“Il Mondo piccolo è in quella fetta di pianura che sta fra il Po e l’Appennino”. La penna intinta di satira di Guareschi, vedeva così quell’angolo di cielo ritagliato in terra; che visto da destra è il paese di Don Camillo, da sinistra è il paese di Peppone. Visto dall’alto sarà il paese dell’idilliaca pace. Sullo sfondo di una piazza, due figure a metà tra angeli e demoni. La chiesa e il comune, uno di fronte all’altro, in una perenne competizione. Ma senza mai diventare nemici. Dove la voce della coscienza avrà sempre l’ultima parola. 

Il pellegrinaggio a pugno alzato

IL COMPAGNO DON CAMILLO – trailer da YouTube

“Non benedirei un trattore sovietico neanche se fosse in agonia”. Questo, il regalo dalla Russia con amore, per il sentito gemellaggio. Peppone si recherà nella patria del comunismo, ma a condizione, d’esser accompagnato dallo stacanovista rivale cattolico. “Deve ancora nascere il prete che fregherà me“. Dice con presunzione il sindaco. “E il prete che ti ha battezzato? E quello che ti ha sposato?“, risponde con una punta d’ironia e astuzia il simpatico reverendo. Don Camillo è Fernandel. Una tonaca svolazzante tra le ruote in movimento di una bicicletta, e il breviario sempre in mano. In un paese immaginifico, nato dal tratto di Guareschi, è antagonista, nemico inconciliabile, di Peppone, Gino Cervi.

Il compagno don Camillo” stasera in tv, ha fama di essere il più reazionario fra gli episodi. Pare che Comencini lo diresse malvolentieri, solo per pagare i debiti con Rizzoli. I fedelissimi compagni di partito, al seguito del loro infervorato rivoluzionario con fascia tricolore in petto, dalla tranquillità di Brescello si spostano in Russia. Neanche lo sciopero della fame, per protesta, di Don Camillo, fermerà gli animi. E sarà l’unica volta che abbandonerà il vestito da prete, e con falsi documenti che lo tramuteranno nel compagno Tarocci, si unirà all’invasato gruppo. Ma porterà con se il messale, nascosto in tasca. Un travestimento curato per un messaggero di Dio. Ma i russi, sul finale, confesseranno a Don Camillo, che sapevano già che era un prete. Questo sarà l’ultimo film in cui i due attori lavorarono insieme. Dopo una saga decennale. Perché il successivo episodio non fu mai terminato. A causa della malattia che colpì Fernandel. Grazie a loro, due personaggi diventano carne e ossa, si sfidano con amore, dalle pagine fatte d’inchiostro di Guareschi, fino a divenire familiari; senza distinguere la fantasia dalla realtà, si immaginava d’incontrarli in sacrestia o in municipio.

Don Camillo e Peppone, come Coppi e Bartali

Scena del “breviarium” in “Il compagno don Camillo”- Da YouTube

Fra gli interpreti anche uno dei volti più conosciuti della Rai: Marina Morgan (Marina Meucci). Nota come ‘Signorina buonasera’, recitò la parte della procace giostraia di cui si servì Don Camillo per incastrare Peppone, e costringerlo a includerlo nella comitiva in partenza per la Russia. Non esiste infanzia, gioventù, che non abbia goduto di un cinematografo, magari proprio di parrocchia. E Don Camillo e Peppone erano gli immancabili amici pomeridiani; infuocati d’orgoglio e rivalsa, ma, in fondo, anime che si cercano. Lo scrittore, è un signore d’altri tempi. Componeva i dialoghi dei suoi personaggi, con eleganza della parola e sopraffina ironia. Graffiava con leggerezza. E pensare che in molti non hanno amato Guareschi e le sue fantasie. Per quelle risposte, comunque sagge, che in tutte le situazioni, la voce del Cristo in croce formulava dall’alto. Erano eresie per i credenti. Inconciliabili con la fede.

Ogni pasticcio che sorgesse fra i rossi e i loro avversari naturali, diventava alla fine un fatto personale tra don CamilloPeppone. E così don Camillo diventava il parafulmini sul quale si scaricavano le folgori dei rossi. E poiché don Camillo aveva due spalle formidabili, riusciva sempre ad arrangiare le cose senza guai grossi né per sé né per gli altri“. La sintesi di ripicche e abbracci. Altri tempi, quando la lotta non era un duello all’ultima spada, ma una competizione sana e bonaria. La storia ci riporta indietro ai dualismi sportivi. Lealtà e rispetto erano scritte per sempre sulle maglie rosa di Coppi e Bartali. Allo stesso modo, senza mai riuscire a tifare per l’uno contro l’altro, senza scegliere un preferito, abbiamo amato Don Camillo e Peppone. La stessa rivalità corretta che nasconde un’anima.

Federica De Candia per MMI e Metropolitan Cinema. SEGUICI!