Dopo poco più di un mese dall’inizio della Regular Season NBA, abbiamo assistito già a molte sorprese, a partire dallo scambio che ha portato Jimmy Butler ai Sixers (Per l’articolo sulle possibili conseguenze che avrà lo scambio sulle due franchigie, clicca qui), ma la più particolare è senza dubbio la situazione attuale della Western Conference.
Le sorprese, tra franchigie NBA d’occidente, sono soprattutto due: Clippers e Grizzlies. Se i primi, nonostante la mancata qualificazione ai Playoff venivano da un’annata al di sopra del 50% di vittorie, i secondi hanno avuto uno dei peggiori record della Lega (22-60, ndr), tant’è che si sono aggiudicati la quarta scelta assoluta al Draft, ma a parte l’arrivo di Jaren Jackson Jr. nella notte delle scelte, hanno cambiato ben poco rispetto allo scorso anno. L’arma in più della squadra di coach Bickerstaff (Alla prima stagione sulla panchina della franchigia del Tennessee) è il giocare in modo anacronistico rispetto al resto della NBA ed avere i giocatori giusti per farlo: il ritmo lento e i possessi sfruttati per tutti e 24 i secondi disponibili e la ritrovata forma di Conley (Fuori per infortunio per quasi tutta la scorsa stagione, ndr) e Gasol, fanno di Memphis una squadra che costringe gli avversari ad adattarsi, senza farli così esprimere al meglio, dando quindi spesso vita a partite punto a punto, tanto da permettere loro di avere attualmente conquistato 12 vittorie in 20 gare, nonostante sulla carta non siano una squadra da Playoff. I Clippers, invece, potevano contare su un sistema già rodato e grazie soprattutto al rientro di Gallinari al 100% (18.6 punti a partita, tirando il 42.5% dal campo e il 45.8% da tre in questa stagione per l’italiano) e all’esplosione immediata di Gilgeous-Alexander, il rookie scelto con la numero 11 quest’estate, che ha subito pochissimo l’impatto, soprattutto fisico, della Lega, hanno dato una marcia in più ad un gruppo ben costruito che sta gettando buonissime basi per il futuro (E anche per il presente visto il primo posto nella Conference) data l’ottima situazione salariale con la quale potranno lavorare bene, sotto la guida di Rivers e Jerry West, nella prossima free-agency (Per sapere perché i Clippers avevano le carte in regola per sorprendere, clicca qui).
Altre due franchigie che stanno sorprendendo sono i Nuggets e i Blazers. Nel loro caso la sorpresa sta nell’essersi ripresi alla grande, nonostante i pochissimi cambiamenti nei rispettivi roster dato il poco spazio nel salary cap durante la scorsa estate, dalle batoste subite ad Aprile/Maggio scorsi: Portland, dopo essere stata demolita sotto ogni aspetto e battuta per 4 a 0 dai Pelicans nel primo turno dei Playoff dello scorso anno, si trova ora con un record di 12 vittorie e 8 sconfitte ed ha guidato la Western Conference per una settimana buona, tanto che alcuni insider hanno fatto trapelare la notizia che in Oregon stanno probabilmente cercando un terzo “pezzo grosso” da affiancare a Lillard e McCollum. D’altra parte, Denver, dopo aver mancato la scorsa postseason per una sconfitta nell’ultima partita di stagione regolare, è diventata il prototipo del “No-Star System”, con il gioco di coach Malone nel quale ogni sera un giocatore diverso può guidare la squadra alla vittoria (14 in 21 partite finora) visto che, anche se Jokic è un All-Star ed è considerato da molti uno dei 5 migliori centri della NBA, non è un monopolizzatore del pallone, ma, anzi, fa girare benissimo la squadra, aprendo gli spazi per i vari esterni come Murray e Harris, in attesa dei rientri fondamentali di Isaiah Thomas e di Michael Porter Jr., quattordicesima scelta dell’ultimo Draft, ma considerato da molti l’attaccante più dotato tra i rookie di quest’anno. (Per scoprire i “vincitori” della notte delle scelte, clicca qui)
Oltre alle sorprese, ci sono anche i soliti, nonostante per ora stiano andando peggio del previsto: i Warriors possono contare già su 15 vittorie, ma l’assenza di Curry si sta facendo sentire e sulla Baia si è meno contenti del solito (Soprattutto vista la lite tra Durant e Green, che sembra però essersi risolta), mentre i Rockets stanno facendo veramente fatica ad uscire dalla zona grigia attorno al 50% di vittorie e contemplano già alcuni possibili cambiamenti a livello di roster (Carmelo Anthony è già stato messo “fuori rosa”). Tra le squadre che hanno fatto cambiamenti importanti nei loro roster, invece, le sorti sono diverse: Thunder e Lakers, dopo un inizio a rallentatore, stanno trovando sempre di più gli equilibri per sostenere una stagione vincente e guadagnarsi il fattore campo almeno nel primo turno dei Playoff, mentre Spurs e Pelicans, soprattutto a causa di infortuni, ancora non hanno una precisa idea di gioco e sia Popovich che Gentry stanno ancora sperimentando per trovare le migliori rotazioni. Inoltre, tra le squadre giovani, ottime speranze, anche se difficilmente raggiungeranno la postseason, sia per i Mavericks che per i Kings: entrambe le squadre hanno un record del 50% e hanno trovato le loro future stelle e questa stagione servirà loro per farle crescere, attirando così l’interesse di qualcuno dei numerosi pezzi grossi che saranno free agent nella prossima offseason.
Infine ci sono 3 squadre che stanno facendo peggio, per motivi diversi, di ciò che ci si aspettava: Jazz, Timberwolves e Suns. I ragazzi di casa a Salt Lake City esprimono ogni notte il classico buon gioco che parte dall’attacco “Motion” di coach Snyder, ma Mitchell non sta ripetendo ciò che di fantastico ha fatto vedere lo scorso anno, anche se, essendo solo inizio stagione, ha ancora tutto il tempo per riprendersi e per guidare la squadra ad un’altra stagione vincente. Minnesota, d’altra parte, ha cambiato tanto e, dopo gli attriti nello spogliatoio (Per sapere di più sull’ormai passata situazione da “separato in casa” di Jimmy Butler, clicca qui) di inizio anno, sta ritrovando il giusto equilibrio, sperando nella rinascita di Wiggins, così da affiancare una terza opzione al sempre ottimo Towns e ad un Rose rinato e rinnovato in questa annata tanto da essere, per ora, il primo candidato al premio di Sesto uomo dell’anno (Per scoprire le motivazioni per cui gli uomini dalla panchina sono fondamentali nella NBA moderna, clicca qui). Ultima della classe a Ovest è Phoenix che viene da annate disastrose e che ha aggiunto ad un roster giovane, un nuovo allenatore, Kokoskov (Primo head coach europeo nella storia della Lega), la prima scelta assoluta del Draft, DeAndre Ayton, che sta facendo già intravedere ottime cose, e due veterani come Ariza e Crawford, nella speranza di dare alla squadra una mentalità vincente, ma soprattutto per l’assenza di un vero playmaker la palla si blocca spesso durante gli attacchi della franchigia dell’Arizona e a poco servono gli isolamenti di Booker, nonostante i grandi numeri che mette insieme ad ogni allacciata di scarpe ormai da due anni (Quasi 25 punti di media sia nella scorsa che in questa stagione).
Per il primo posto a fine stagione sembrano comunque esserci pochi dubbi, vista la già buona situazione di Golden State e il roster che ha e che soprattutto avrà (Quando rientreranno Curri e Green dagli infortuni, in attesa dell’esordio di DeMarcus Cousins) a dispsizione coach Kerr, ma dalla seconda posizione in poi tutto è possibile in questa bellissima e agguerrita Western Conference, con tante squadre che punteranno almeno ad un piazzamento ai Playoff, ma che dovranno sapersi anche muovere nella direzione giusta nel caso la stagione non andasse come sperato.
Marco Azolini