“Il giro nel mondo in 80 giorni”, gli immeritati Oscar ad un film scanzonato

Foto dell'autore

Di Stefano Delle Cave

Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Faremo un viaggio all’indietro nel tempo alla scoperta di un film che ha trionfato agli Oscar in maniera immeritata. Parleremo di un giro del mondo, di incredibile strategie produttive e di uno scaltro impresario teatrale. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a “Il giro nel mondo in 80 giorni” di Michael Anderson

“Lo spirito di un venditore ambulante e l’ambizione smodata di un Napoleone”

Queste le doti, secondo il critico John Chapman, di Mike Todd il cui grande lavoro fu alla base della realizzazione di “Il giro del mondo in 80 giorni”. Un film che deve la sua enorme fortuna alla strategia di questo impresario teatrale all’esordio come produttore cinematografico. Todd, nonostante tutto, elaborò alcune idee geniali come il sistema di proiezione Todd-AO che consiste nello girare le immagini su un negativo di 65 mm. Le riprese venivano poi stampate su un negativo da 70mm per ottenere un effetto dilatato simile al Cinemascope.

Il giorno nel mondo in 80 giorni tra interpretazioni attoriali e cameo da star

Il trailer di Il giro del mondo in 80 giorni, fonte Movieclips Classic Trailers

“Il giro del mondo in 80 giorni” è u film scanzonato e frizzante diviso tra avventura e puro humour tipicamente inglese. In esso spiccano l’interpretazione di David Niven che qui rilanciò la sua carriera attoriale e del comico messicano Cantinflas che fu una perfetta spalla di Niven. Accanto a loro diverse star dell’epoca che furono convinte da Mike Todd ad apparire in un cameo come Frank Sinatra, Marlene Dietrich e Fernandel. Fu proprio con questo film che fare un cameo in una pellicola venne rilanciato come uno status symbol.

Una vittoria immeritata

Nel 1957 “Il giro del mondo in 80 giorni” vinse cinque premi Oscar tra cui quello a miglior film. Un incredibile vittoria giudicata immeritata da chi vedeva questa pellicola come sciocca e non degna di ricordo. Nell’anno di “La strada” di Federico Fellini c’era in corsa per gli Oscar anche il cult di Cecil B. DeMilleI dieci comandamenti. Un film realizzato all’epoca in avanguardissimo Technicolor che rimane tutt’ora oggi uno dei leggendari kolossal hollywoodiani. La pellicola di DeMille che vinse solo per gli effetti speciali venne quasi del tutto ignorato sebbene preferito da molti a “Il giro nel mondo in 80 giorni”.

Stefano Delle Cave

Seguici su metropolitanmagazine.it