Il Lousiana Jazz Club

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Di Redazione Metropolitan

“Il Lousiana Jazz Club è una filosofia. E’ misterioso come arrivano qua le persone. A volte nessuno di nuovo suona quel campanello. Forse dovremmo ringraziare questa sera piovosa.”

Recentemente il Lousiana Jazz Club ha ripreso la sua preziosa attività, intervallata da momenti a volte poco felici portati anche dalla scarsa collaborazione del comune di Genova, che non può mandare particolari somme di denaro, nonostante la potenza culturale e musicale che rappresenta il club da più di mezzo secolo.

Stiamo parlando “del più longevo ritrovo italiano” di musicisti jazz, luogo di incontro di uomini e donne che hanno fatto la storia della musica. Ricordiamo, tra i tanti che sono passati per il suo palco, Gianni Cazzola, Gianni Basso, Gil Cuppini. Ma anche rivoluzionari del jazz, arrivati dal Nuovo Continente con un paio di bacchette, come fece Kenny Clarke, ma perchè no, Peppers Adams con il suo sassofono e Nat Adderley con la sua amata tromba.

Già negli anni ’20 dello scorso secolo, Genova fu uno dei centri principali di scambio culturale tra America e Italia. Le navi da crociera che partivano da New York, San Francisco, Chicago portavano con sè grandi intrattenitori, pionieri del jazz, che arrivati a terra prendevano la strada verso i locali e dispensavano composizioni e idee vitali per i musicisti genovesi, che raccolsero con parsimonia il sapere afroamericano nei loro cappelli. I nostri musicisti ebbero la fortuna di incontrare jazzisti puri, che arrivano direttamente dalle strade in cui era nato il bebop, lo swing e che nel loro cuore trovavano ancora spazio per il blues.

Non stupisce che sia in questa romantica e sporca Genova che nel 1964 si aprirono le porte del Lousiana Jazz Club, destinato a diventare uno storico Club di rinomanza nazionale.

Un trombettista, Fausto Rossi e un banjoista Carlo Besta, decisero di dar vita ad una vecchia casupola in muratura all’interno di un cortile di via Galata, creando un piccolo tempio del jazz, luogo di aggregazione di molti musicisti e appassionati. Dopo il primo anno cominciarono a spostarsi come ballerine swing, finchè “nel 1998, dopo lo sfratto e tre anni di “esilio errante” in vari contesti cittadini, il Louisiana riapre i battenti negli attuali locali di proprietà di via San Sebastiano, in pieno centro cittadino, in un contesto più raccolto che ricorda gli spazi più intimi e le atmosfere delle origini”.

A deliziare i nostri spiriti e a riscaldare la fredda “topaia”, come amano i più affezionati chiarma, c’erano il 31 Gennaio una band che si formò qualche tempo fa proprio al Lousiana Jazz Club, il Lousiana Blues Trio.

Il repertorio prevedeva grandi classici del boogie, dello swing e nuove, nuovissime (del pomeriggio stesso) composizioni di Marco “Ray” Mazzoli. Pianista e cantante blues con cinque dischi di sua composizione e cooperazioni interessantissime, come quella con i Big Fat Mama, Marco Mazzoli ha intrattenuto, all night long, il pubblico con la sua naturale simpatia.

Le collaborazioni e i meriti di ciascun componente del gruppo sono notevoli: Tassilo Von Burckard, diplomanto in Germania in controfagotto era il batterista nella band “I Rokketti” ed ebbe una favolosa carriera musicale. Per citarne due famosi, suonò con Bobby Solo e Nino Ferrer. Infine, ultimo ma non per demerito, il fondatore della band e controbassista Marco Battelli, uomo di grande esperienza e presidente attuale del club.

Una tessera di pre-iscrizione al Club e l’entrata nel mondo dell’improvvisazione. Molte sono le serate dedicate alla jam session, ricordiamo di visitare il sito e prendere gli strumenti che avete in casa. Ora potete andare anche voi e amare ancora una volta l’incredibile unione di malinconia, ritmo ed equilibrio che rappresenta il jazz nella sua atmosfera originale.