Azzurra Rinaldi, direttrice della School of Gender Economics all’Università degli studi Roma Unitelma Sapienza, attivista dei diritti delle donne e co-fondatrice di Equonomics e dei movimenti Il Giusto Mezzo e #DateciVoce ha scritto un libro di una franchezza strabiliante.
Le signore non parlano di soldi, è il nuovo libro edito da Fabbri Editore che sta già spopolando in tutto il paese anche grazie alla chiarezza e semplicità nell’esposizione di un fenomeno come quello della questione femminile e del suo legame alla questione economica.
Le ho posto qualche domanda su quello che potrei definire un vero e proprio manuale di sopravvivenza che stimola la nostra curiosità informandoci e allo stesso tempo rendendoci consapevoli.
Quando nasce la storia di questo libro?
Azzurra: Questo è un progetto che nasce anni fa. Io sono un’accademica, ho sempre scritto libri, ma destinati ad un pubblico specialistico. Con molta soddisfazione, ma anche con una frustrazione: non portare cambiamento sociale, non poter incidere sui livelli di consapevolezza collettiva. Il desiderio è stato proprio quello di rendere democratici dei concetti di base che sono importantissimi per la vita delle persone e, in particolar modo, delle donne.
Viviamo in una società fortemente sessista, quali pensi possano essere i primi passi per ribaltare tale situazione?
Azzurra: Il lavoro culturale prima di tutto. Gli stereotipi sessisti si autoperpetuano, nel nostro paese, perché trovano terreno fertile nella cultura patriarcale nella quale viviamo. Che è, ricordiamolo, massimamente costringente per le donne, ma lo è anche in misura minore per gli uomini. Prendiamo il tema della cura. Le donne vengono considerate come naturali fornitrici di cura non retribuita nei confronti dei figli, degli anziani, della casa, perfino dei compagni. Gli uomini, a loro volta, vengono svirilizzati se si prendono cura e, invece di essere dei padri, vengono denominati mammi.
Accanto al lavoro culturale, è fondamentale l’impegno delle istituzioni. Se fosse per me, inizierei modificando la normativa sui congedi obbligatori, rendendo quello di paternità uguale in tutto e per tutto a quello di maternità.
Donne e numeri: i dati sono sconfortanti.
Azzurra: Purtroppo, lo sono davvero. Il tasso di occupazione femminile nel nostro paese è il secondo più basso in Europa e ad essere penalizzate sul mercato del lavoro sono soprattutto le madri. Sono loro che escono più frequentemente dal mercato del lavoro, loro che richiedono il part-time, sempre loro che faticano a rientrarvi. Alle donne si richiede, anche socialmente, di “scegliere” tra figli e carriera. Anche se sono le più brave: si laureano prima e meglio, secondo Almalaurea. Un dato positivo? Che reagiscono creando impresa. Nel corso degli ultimi anni, il numero delle nuove imprese femminili è stato 3,5 volte superiore rispetto a quello delle imprese maschili.
Uno sprone che possiamo cogliere da questo libro
Azzurra: Portiamo la narrazione sul denaro all’interno delle nostre vite. Parliamone, anche con le nostre amiche. Impariamo a contrattare. Ed apriamo un nostro conto corrente personale. Il denaro certamente non può e non deve essere l’obiettivo delle nostre vite. Ma è un fondamentale strumento di libertà e di scelta.
La disparità di genere è una battaglia che va combattuta con decisione e con strumenti certi.
Possedere dei dati che possano essere una prova oggettiva della situazione in cui versa la condizione femminile nel nostro paese, rappresenta una grandissima fonte di contradditorio inattaccabile. Un libro che fa riflettere e che ci fa venire voglia di combattere ancora di più.