Il Patriarca Kirill fu una spia del KGB in Svizzera

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Di Mario Marrandino

I due quotidiani svizzeri Sonntagszeitung e Le Matin Dimanche hanno confermato quella che per anni è parsa una diceria, un mero gossip cospirazionista: il Patriarca Kirill fu una spia del KGB in Svizzera. Lo staff dei giornali è arrivato a questa conclusione a seguito di studi circa il passato del capo della chiesa ortodossa, secondo cui negli anni ’70 ricoprì il ruolo di spia per i servizi segreti sovietici a Ginevra, con lo pseudonimo di Mikhaylov.

Luglio ’69 – Febbraio ’89

Il fascicolo rinvenuto negli archivi federali racconta, attraverso 37 registrazioni, dei mesi compresi tra il luglio ’69 e il febbraio ’89 di un fu Vladimir Mikhailovich Gundyayev (il nome del Patriarca prima del conseguimento del titolo) che ottenne il permesso di trasferirsi a Ginevra per rappresentare la chiesa ortodossa russa al Consiglio Mondiale delle Chiese, nel 1971, alla giovanissima età di 24 anni. Il suo ruolo in quel momento non era solo rappresentare la religione predominante in Unione Sovietica, ma anche quella di riportare informazioni provenienti dal cuore mitteleuropeo al Cremlino.

Le dichiarazioni odierne

Fonti anonime avrebbero dichiarato ai media svizzeri testuali parole: “Ci dicevano: attenti a questi preti perché sono agenti del KGB. Nelle conversazioni con Kirill ho sempre avuto la sensazione che stesse cercando informazioni. Era molto amichevole, ma faceva molte domande sull’esilio e sui membri del clero”. E mentre Kirill non si è esposto nel commentare questa indagine e, come lui, lo stesso Consiglio Mondiale delle Chiese non riporta di avere informazioni a riguardo, i giornali svizzeri continuano a cercare dati significativi, facendo notare come il nipote del Patriarca è attualmente a capo di una chiesa in un quartiere di Ginevra e avrebbe fornito una versione alternativa alla lettura fatta dai giornali, ovvero che probabilmente lo zio non era parte delle schiere di spie del KGB, ma era posto “sotto la [loro] stretta sorveglianza”.

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