Valerie Perrin è la regina della classifica dei libri più venduti. Nell’ultimo mese, anche il suo Il quaderno dell’amore perduto ( Nord 2016), è balzato meritatamente tra i primi dieci posti. Tutto quello che “ Cambiare l’acqua ai fiori” ha lasciato nella mente e nel cuore, ci ha spinti a leggere anche il primo libro di questa autrice ormai tanto cara al pubblico.
Il parallelismo fra i due libri è inevitabile; nell’idea, nella struttura, e nel messaggio infatti, i due libri sono molto simili, e ognuno sentirà più vicina a sé, ora una protagonista (Violette) ora l’altra (Justine), in base alla propria storia personale. Ma indipendentemente dal confronto, Il quaderno dell’amore perduto, è un altro di quei libri che racconta una storia indimenticabile, che mette sotto i riflettori una realtà spesso dimenticata o accantonata, quella degli anziani e delle storie che racchiudono. I giovani commettono sempre l’errore di pensare che i vecchi esistano solo come tali, che non siano mai stati giovani, che non siano mai stati come noi. Non è il caso di Justine, la protagonista, alla quale gli anziani di cui si prende cura, salveranno la vita.
Essere vecchi non è che essere giovani da più tempo.
La storia
Justine è una ragazza con la vita segnata dalla morte dei genitori, avvenuta in un misterioso incidente stradale quando lei aveva appena tre anni. Da allora Justine vive coi nonni, a Molly, una piccolissima realtà che sembra lontana dalla vita reale. Nella stessa casa vive il cugino/fratello, i cui genitori erano in macchina insieme ai suoi, in quel maledetto giorno. Justine paralizzata emotivamente da questo dolore e da quello dei nonni, si prende cura nella vita, e del cugino e degli anziani della casa di cura della cittadina vicina.
Li, fra i vecchi abbandonati, e quelli poco visitati, che hanno perso memoria del presente ma non del passato, raccoglie, prima dentro di sé, e poi in un quaderno azzurro, le loro storie fatte di amore, dolore, separazioni e ritorni. Eccezionale è quella di Helene, una storia d’amore spezzata dalla guerra, e dalla perdita di una memoria che non servirà a far sparire l’amore di quel suo uomo per lei, piccola, grande donna che lo aveva accettato solo perché le insegnasse a leggere. Sarà attraverso quell’amore, che Justine troverà la forza di ritrovare il suo dentro e fuori di se, di accettarlo, di accettare la sua storia, se stessa, e gli altri.
Quando perdi la persona che amavi di più al mondo, la perdi di nuovo ogni giorno.
Il quaderno dell’amore perduto
Valerie Perrin deve conoscere bene il dolore del lutto e le sue fasi, perché sembra proprio questa la tematica che accomuna i suoi due libri. Il lutto. La perdita di chi ami può annientarti per sempre, oppure, se hai la forza e la fortuna di riconoscere un incontro giusto, di imparare dalla vita e da ciò che ti mette davanti, puoi continuare ad andare avanti ed essere migliore di prima. Continuare, perchè non è mai ricominciare.
Come per i protagonisti della storia d’amore del libro, quel filo di memoria, quella percezione come atavica, ha fatto si che quell’uomo con la mente e il cuore devastati dalla crudeltà della guerra, tornasse a quella sola donna amata. Così Justine, dopo aver scoperto la verità suoi genitori e la loro morte, nascosta tra le rughe del viso dei nonni, continua la sua strada come se qualcosa in sé si fosse sbloccato. Come se un tappo fosse saltato e quel liquido amoroso, caldo, che conteneva, fosse finalmente libero di fuoriuscire. Potrà amare e farsi amare.
Una risata che emerge dal corpo, la dove persiste una minuscola riserva di gioia
Il silenzio non è mai troppo lontano
Nonostante il lutto, il dolore, la perdita di quell’esistenza così come la conoscevamo, la vita è più forte di tutto. L’amore, quella piccola riserva di gioia che sempre persiste dentro di noi, emerge e ci spinge a vivere, a rischiare di soffrire ancora. Tutti abbiamo il nostro quaderno dell’amore perduto, ed è per questo che nel racconto di Valerie Perrin leggiamo un po’ della nostra vita, vediamo svelato qualcuno di quei nostri segreti che continueremo a tacere. Ed è per questo che rimanendo in attesa del prossimo libro, teniamo i suoi vicino, a portata d’occhio, per sentirci meno soli, per aggiungere ancora qualche pagina, per continuare a sognare. Bisogna sempre mettere un po’ di verità nei sogni, oppure il contrario, scrive la Perrin. È la cosa più difficile da fare, sappiamo, ma continueremo a provarci, perché il silenzio non è mai troppo lontano.
Cristina Di Maggio
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