
È il 30 aprile 1945, un lunedì. Berlino brucia sotto le cannonate dell’Armata Russa e la follia del Führer deve arrendersi all’evidenza della disfatta. Nascosti in un bunker da settimane, Adolf Hitler ed Eva Braun decidono di togliersi la vita. Una storia nero pece, con un finale ancora più scuro.
Hitler ed Eva Braun: un matrimonio consacrato dal cianuro

Ore 15:30 circa. Appena otto metri al di sotto del giardino della cancelleria di Berlino. Hitler somministra a Eva una fiala di cianuro, poi si siede su una poltrona, afferra una pistola, se la punta alla tempia e preme il grilletto. Il Führer non può tollerare la disfatta del Reich. Nelle ore precedenti ha già predisposto ogni cosa: nel pomeriggio distribuisce ampolle di veleno al personale chiedendo che venga provato sul suo pastore tedesco (Blondie) e detta alla segretaria Traudl Junge il proprio testamento. Con indosso un vestito di seta nera, Eva Braun diventa Eva Hitler ventiquattr’ore prima di morire: forse il matrimonio più breve della storia!
A ritrovare i corpi sono l’aiutante Otto Guensche, il cameriere Heinz Linge e il capo-partito Martin Bormann. Mentre i russi issano lo Stendardo della Vittoria (la celebre bandiera rossa) in cima al Palazzo del Reichstag, i due corpi vengono cosparsi di benzina e bruciati nel giardino della Reichskanzlei, poi inumati nel cratere di una bomba. Berlino è crollata e l’orrore è finalmente finito.
L’amore di Eva Braun: una storia di assenza e solitudine
Retrocediamo al 1929: nell’atelier del suo fotografo ufficiale, Heinrich Hoffmann, Hitler vede Eva per la prima volta intenta a sistemare degli scaffali. Bionda, occhi azzurri, Eva è un’adolescente che sogna una carriera da ballerina o attrice e ama i romanzi rosa. Ma lui è innamorato della nipote Geli Raubal ed Eva è solo un passatempo. Per attirare l’attenzione di Hitler, tenta per due volte consecutive il suicidio, fortunatamente salvata dalla sorella Ilse. Hitler continua a frequentare altre donne, ma si avvicina a Eva sempre di più: non tanto per amore, ma per paura che un altro suicidio (dopo quello di Geli) possa sollevare uno scandalo e nuocere alla sua carriera! Non c’era infatti da aspettarsi una storia d’amore, considerando la mostruosa personalità in questione.
Hitler acquista una casa per Eva a Monaco, assicurandosi di mantenere segreta la relazione: non poteva certo cadere il mito dell’eroe solitario che si sacrifica per il popolo tedesco! Più libertà è concessa a Eva nello Chalet Berghof, di cui è vera regina, con abiti costosi, Mercedes e denaro infinito, e mentre il mondo crolla sotto i bombardamenti e si dimentica il senso di umanità, la donna trascorre i suoi pomeriggi tra ginnastica e film proibiti, girando piccole riprese a colori per ingannare la noia, rinchiusa in una torre d’avorio senza mai il permesso di uscire, in attesa di un “amore” che non c’è mai. E così, a 33 anni, giovane e bella, corona il proprio “sogno” con una fiala di cianuro. Albert Speer, architetto prediletto da Hitler, l’ha definita una “donna infelice“. Come pensare il contrario?
I dubbi sulla morte di Hitler e le indagini condotte
In molti sembrano non voler credere alla morte del Führer: fino al luglio 1945, alla conferenza di Potsdam, Stalin continua ad affermare che Hitler sia vivo e disperso, probabilmente nascosto in Spagna o Argentina! I funzionari sovietici, inoltre, continuano a mettere in discussione la combustione dei corpi, e quando questi vengono trovati, il 4 maggio del 1945, manca gran parte della calotta cranica. Sarà Stalin, un anno dopo, a ordinare una contro-inchiesta. Bisogna attendere il 1956 perché venga dichiarata ufficialmente la morte di Hitler. Cosa era accaduto ai corpi? Erano stati spostati segretamente diverse volte dai sovietici, dapprima a ottanta chilometri da Berlino, nel bosco di Rathenow, poi a Magdeburgo in Sassonia. Nel 1970 il capo del KGB Jurij Andropov aveva ordinato di incenerirli e gettarli nel fiume Biderin.
Solo grazie al meticoloso contributo del luminare Philippe Charlier, molti anni dopo si riesce ad attribuire l’appartenenza certa al Führer di alcuni frammenti di dentatura e aggiungere nuovi dettagli alla ricostruzione di quanto accaduto quella notte: l’assenza di residui chimici da polvere da sparo in tali resti permette di escludere che il suicidio di Hitler sia avvenuto con un colpo in bocca. È stato inoltre possibile constatare che anche lui avesse ingerito una fiala di cianuro prima di sparare, per la presenza di piccole tracce di colore blu. Una grande svolta verso la verità si deve anche alla tenace ricerca condotta dai documentaristi Jean-Christophe Brisard e Lana Parshina, che tra gli archivi ex sovietici del Palazzo della Lubjanka scovano le prove scientifiche dell’accaduto. Indagine da cui è nato il libro-inchiesta L’ultimo mistero di Hitler.
E il testamento?
Per quanto riguarda il testamento, pare che il Führer abbia cercato di togliersi di dosso la responsabilità delle nefandezze commesse. Un tentativo di auto-assoluzione, come intento originario, ma che si rivela in realtà un’ulteriore e schiacciante prova dell’assenza di scrupoli e della devianza di una mente forgiata per progettare morte. Dal testamento di Hitler emerge solo una cosa: de-umanizzazione. Non basta un testamento a cancellare le atrocità di cui Hitler è stato il principale artefice. Una cosa è certa: l’intera umanità non lo assolverà mai.
«Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso»
– Hannah Arendt
Ginevra Alibrio
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