Il Tevere esonda: è il 24 dicembre del 1598

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Di Joelle Cotza

Pare che Roma sia da sempre costretta a fronteggiare i molteplici problemi causati dall’esondazione del biondo fiume che la attraversa. Il Tevere infatti ha storicamente la tendenza ad uscire dagli argini. Oggi ricordiamo l’anniversario della maggior piena di sempre del fiume, cominciata il 24 dicembre 1598. A testimoniare l’avvenimento è una targa marmorea in lungotevere in Sassia- il tratto che collega Piazza della Rovere a Via San Pio X, nel rione Borgo-. L’inondazione, secondo il testimone oculare Francesco Visdomini, costò la vita a molti cittadini, procurando a Roma danni incalcolabili.

La maggior piena mai registrata

Lapide delle inondazioni- Tevere
Credits: turismoroma.it
“Huc Tiber ascendit”-Lapide delle inondazioni, Roma
Credits: turismoroma.it

Come accennato sopra, indubbio è il fatto che la città di Roma è -da sempre- soggetta ad alluvioni e allagamenti in genere. Si dice infatti che probabilmente fu una piena di secoli fa a trascinare la cesta di Romolo e Remo fino al punto in cui vennero trovati dalla lupa, ai piedi del monte Palatino; inoltre i loro nomi potrebbero derivare proprio da Rumon, termine etrusco per indicare il Tevere.

Secondo le fonti, il Tevere ha una portata media di circa 240 m3/s, piuttosto modesta rispetto ai principali fiumi europei, potendosi però decuplicare in occasione delle maggiori piene. Si stima che nella piena del 24 dicembre 1598, la maggiore mai registrata, la portata del fiume abbia raggiunto i 4000 m3/s. In ogni tempo, questa estrema variabilità ha posto le autorità civili di Roma davanti all’alternativa tra separarsi radicalmente dal fiume con muraglioni o vaste aree golenali e accettare il rischio di essere periodicamente inondata. In epoche diverse sono state fatte scelte diverse.

Durante questa piena crollarono tre arcate di ponte Senatorio che non fu più ricostruito e quindi ribattezzato dai Romani “ponte Rotto”. L’acqua giunse fino a piazza di Pasquino, entrando nelle abitazioni lì presenti fino al piano terra. Una seconda ondata arrivò il 10 gennaio 1599. Su un totale di 55.000 abitanti i morti furono da 1.400 a 4.000.

Joelle Cotza

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