La Procura Vaticana chiede indietro i fascicoli del “Caso Becciu” per procedere con interrogatori di diversi accusati non ascoltati prima. “È un nostro dovere fugare tutti i sospetti sulla correttezza di questo ufficio”, ha dichiarato il Promotore della giustizia Vaticana.
Le parole del pm sul caso Becciu
Il processo originato dall’acquisto da parte della Santa Sede del palazzo di Sloane Avenue a Londra, ed estesosi anche ad altre vicende, rischia quindi di fermarsi ancora prima di cominciare. Alessandro Diddi, pm incaricato del caso, ha ammesso che, per quanto possa sorprendere, il processo va azzerato per consentire il rispetto dei diritti della difesa e per fugare ogni dubbio circa l’ipotesi di accanimento giudiziario. Pertanto, dovranno essere ascoltati nuovi testimoni e accusati. “Noi interpretiamo le norme del codice di procedura penale non per ostacolare i diritti della difesa e, pertanto, vogliamo dare testimonianza che non c’è alcuna volontà di calpestarli. Non si può negare agli imputati un corretto sviluppo del processo tramite interrogatorio”, ha aggiunto Diddi. Inoltre, ha dichiarato con un po’ di risentimento: “Sono stati rivolti attacchi molto violenti a questo ufficio e a questo Tribunale. Secondo alcuni esiste una sentenza di condanna già scritta. Si tratta di forzature per condizionare la terzietà dei giudici”.
Le accuse della difesa
La difesa degli imputati ha definito “irricevibile” la richiesta di rinvio all’accusa esposta dalle parti civili associate. “Irricevibile” perché, secondo la difesa, persiste un mancato deposito degli atti (in particolare le registrazioni audio e video dell’interrogatorio del testimone-chiave mons. Alberto Perlasca). Per di più, non si è data la possibilità di un interrogatorio agli imputati. Diddi ha replicato: “Abbiamo chiesto il rinvio del deposito (del materiale informatico, ndr) perché è complicato gestire oltre 300 dvd ed è necessario sapere se consegnare le copie di tutto”.
Lorenzo Tassi