(In)esprimibile amore: poesie per San Valentino

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Di Giorgia Lanciotti

L’amore occupa un posto speciale nella storia della poesia. É un tema a lungo frequentato da poetesse e poeti di ogni epoca, che hanno cercato di reinventare un sentimento tanto antico facendolo apparire quasi miracolosamente nuovo.
Per il giorno di San Valentino abbiamo selezionato cinque poesie (o quasi) che raccontano i diversi momenti dell’amore vissuto.

Poesie d’amore per San Valentino

La prima poesia scelta è un componimento della grandissima poetessa polacca Wisława Szymborska che parlando d’amore sa essere meravigliosamente ironica. In Amore a prima vista l’uso della lingua colloquiale non è altro che uno schermo; la semplicità un inganno. La Szymborska sa infatti anche essere pungente e trafiggente, come quando smaschera il caso che ci governa.

Amore a prima vista di Wisława Szymborska

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E’ bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella

Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla tra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano
– una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
tempo il caso stava giocando con loro.

Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
si scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o lo scorso
martedì una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito,
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

da Amore a prima vista (1954-2001), Adelphi, 2017

Se tu ora bussassi alla mia porta di Patrizia Cavalli offre un’immagine viva e reale dell’amore: in otto versi riesce a dire tutto. Verso dopo verso, la poesia si fa più tattile, in un climax di intensità.
Non riusciamo a staccarle gli occhi di dosso. Da una dimensione quotidiana ci si trasferisce su quella scenica. Ne emerge un amore che va in scena come fosse un’opera teatrale ben riuscita nella sua spontaneità.

Se tu ora bussassi alla mia porta di Patrizia Cavalli

Se ora tu bussassi alla mia porta
e ti togliessi gli occhiali
e io togliessi i miei che sono uguali
e poi tu entrassi dentro la mia bocca
senza temere baci diseguali
e mi dicessi: « Amore mio,
ma che è successo?», sarebbe un pezzo
di teatro di successo.

da Poesie (1974-1992), Einaudi,1992

Quello che segue è il componimento che chiude la prima serie di Xenia. Giocando sull’ambiguità dei significati, Eugenio Montale ci dice che la sua poesia appartiene a qualcuno. Costei è Mosca, ovvero sua moglie Drusilla Tanzi, che pur non essendo più entità corporea, è comunque sempre presente nella sua vita e nella sua poesia come essenza.

14. di Eugenio Montale

Dicono che la mia
sia una poesia d’inappartenenza.
Ma s’era tua era di qualcuno:
di te che non sei più forma, ma essenza.

Dicono che la poesia al suo culmine
magnifica il Tutto in fuga,
negano che la testuggine
sia più veloce del fulmine.

Tu sola sapevi che il moto
non è diverso dalla stasi,
che il vuoto è il pieno
e il sereno è la più diffusa delle nubi.

Così meglio intendo
il tuo lungo viaggio
imprigionata tra le bende e i gessi.

Eppure non mi dà riposo sapere
che in uno o in due
noi siamo una cosa sola.

da Satura, Mondadori,1971

Edoardo Sanguineti usa parole così poco poetiche come affari, aereo, pollici, connazionali in una lirica d’amore, con una accentuata musicalità e che commuove. Ci si abbandona alla bellezza di questi versi che ci restituiscono alla quotidianità, pur elevandoci nella dimensione onirica. La poesia, di fatto, c’è anche per questo: per farci essere qui, ma anche altrove.

Se mi stacco da te mi strappo tutto di Edoardo Sanguineti

6.

se mi stacco da te, mi strappo tutto:
                                                                  ma il mio meglio (o il mio peggio)
ti rimane attaccato, appiccicoso, come un miele, una colla, un olio denso:
ritorno in me, quando ritorno in te: (e mi ritrovo i pollici e i polmoni):
tra poco atterro a Madrid:
                                                (in coda qui all’aereo, selezionati miei connazionali
gente d’affari, dicono numeri e numeri, mentre bevono e fumano, eccitati,
agitatamente ridendo):
                                          vivo ancora per te, se vivo ancora:

da Corollario (1992-1996), in Il gatto lupesco, Einaudi, 2010

A concludere questa selezione, due poesie di Edgar Lee Masters che raccontano la medesima storia ma da due punti di vista differenti: quello del marito e, di riflesso, quello della moglie. Due racconti dell’amore che però non coincidono perfettamente, e che aiutano a ricordarci che l’amore, come ogni sentimento, è umano e imperfetto. E di questa imperfezione vive, basta saperla prendere con ironia, dove si può!

Roscoe Purkapile di Edgar Lee Masters

Mi amava. Oh! Come mi amava!
Non potei più sfuggirle
dal primo giorno che mi vide.
Ma poi, quando fummo sposati, pensai
che avrebbe potuto essere mortale, e liberarmi,
o magari divorziare da me.
Ma poche muoiono, nessuna cede.
Poi fuggii, e me ne stetti un anno in giro.
Lei non si lagnò mai. Diceva
che tutto si sarebbe aggiustato,
che sarei ritornato. Tornai.
Le dissi che, mentre remavo in barchetta,
mi avevano preso vicino a via Van Buren
i pirati del lago Michigan,
e tenuto in catene e così non avevo potuto scriverle.
Lei pianse e mi baciò, e disse che era atroce,
vergognoso, inumano!
Compresi allora che la nostra unione
era decisa in cielo
e non avrebbe potuto essere sciolta
se non dalla morte.
Non mi sbagliavo.

da Antologia di Spoon River, Einaudi,1943

La signora Purkapile di Edgar Lee Masters

Fuggì e stette via per un anno.
Quando tornò, mi raccontò quella stupida storia
che i pirati del Michigan l’avevano preso
e tenuto in catene cosicché non aveva potuto scrivermi.
Finsi di credergli, benché sapessi benissimo
ciò che aveva fatto, e che s’incontrava
con la modista Williams, di tanto in tanto,
quando andava in città a comperare, diceva.
Ma un impegno è un impegno,
e il matrimonio è il matrimonio,
e per il rispetto che mi debbo
mi rifiutarti di accettare il divorzio
dalla macchinazione di un marito stufo
del voto e del dovere coniugale.

da Antologia di Spoon River, Einaudi,1943

Giorgia Lanciotti

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