Inquisizione: fu Papa Innocenzo VIII a scrivere la bolla pontificia che proclamò gli inquisitori

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Di Maria Giulia Varrica

Il 5 dicembre del 1484 Giovanni Battista Cybo de Mari, meglio conosciuto come Papa Innocenzo VIII, emanò una bolla pontificia che portò a un particolare e preciso risvolto storico. Si trattò della promulgazione della Summis desiderantes affectibus (desiderando con supremo ardore), ovvero il documento papale che portò all’istituzione dell’Inquisizione.

La lettera papale che portò all’istituzione dell’Inquisizione

Papa Innocenzo VIII scrisse la bolla come risposta a una richiesta fattagli da due figure clericali del tempo. Furono i due frati domenicani H. Kramer e J. Sprenger che reclamarono il loro diritto e dovere (a loro parere) di sopprimere qualsiasi tipo di stregoneria. Nella lettera il Papa affermava, infatti, la necessità di perseguire streghe, maghi ed eretici e nominava proprio Kramer e Sprenger come inquisitori preposti a debellare ogni tipologia di pratica magica. Con il documento, dunque, si dichiarò e affermò l’esistenza delle streghe. L’autorità papale diede la piena e libera concessione all’Inquisizione. Fu accordato il permesso di utilizzare qualunque mezzo per sterminare la magia e venne scomunicato chiunque cercava di ostacolare gli inquisitori.

I due frati, successivamente, furono autori del Malleus Maleficarum (Il martello delle malefiche), un trattato pubblicato nel 1487 e atto proprio a eliminare l’eresia e il paganesimo. Per scriverlo utilizzarono come prefazione proprio la bolla papale scritta qualche anno prima. Di seguito la traduzione di qualche riferimento.

“Desiderando noi […] che la fede cattolica […] cresca e fiorisca al massimo grado possibile, e che tutte le eresie e le depravazioni siano allontanate dai paesi dei fedeli, questo decretiamo […]. È recentemente giunto alle nostre orecchie […] che in alcune regioni dell’alta Germania, molte persone di entrambi i sessi, […] rinnegando la fede cattolica […], si sono abbandonate a demoni maschi e femmine, e che, a causa dei loro incantesimi, lusinghe, sortilegi, e altre pratiche abominevoli […] hanno causato la rovina propria, della loro prole, degli animali, e dei prodotti della terra […] che essi hanno tormentato e torturato, infliggendo orribili dolori e angosce, sia spirituali che materiali, a uomini, mandrie, greggi, e animali, impedendo agli uomini di procreare e alle donne di concepire, e facendo in modo che nessun matrimonio potesse essere consumato; che, per di più, la fede stessa, che essi accolsero con il sacro battesimo, con bocca sacrilega rifiutano […] e si macchiano di molti altri abominevoli crimini e peccati […]”

Malleus Maleficarum. Fonte: Wikipedia

Il tribunale dell’Inquisizione

L’Inquisizione fu una pratica decisamente troppo diffusa. Si basò, appunto, sull’eliminazione della magia. Anche l’eresia fu considerata come tale solo perché in opposizione alla dottrina cattolica. Quando si parla di Inquisizione si fa, dunque, riferimento a un complesso di tribunali ecclesiastici istituiti, fondamentalmente, per combattere l’eresia. Proprio a questo fu utile Papa Innocenzo VIII che, con la sua bolla, creò la figura dell’inquisitore, ossia un magistrato addetto specificatamente a indagare e giudicare le persone accusate di praticare magia o ereticità.

Il processo inquisitorio prevedeva l’accusa di un sospettato e un tempo successivo concessogli per dichiararsi colpevole e confessare tutto. Passato questo tempo si passava alla fase dell’interrogatorio da parte dell’inquisitore, imposto sia all’accusato che a familiari e conoscenti di quest’ultimo. Il processo, purtroppo, non si concludeva praticamente mai con la proclamazione dell’innocenza dell’accusato. Si passava per le torture più atroci che dovevano avere lo scopo di far confessare i crimini, per poi finire a una condanna assicurata.

Maria Giulia Varrica

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