Intervista a Gio Evan, il poeta contemporaneo che ora vola a Sanremo

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Di Alessia Spensierato

Mi sono innamorata di lui, da poco, leggendo qualche post su facebook trovato per caso gironzolante sulla Homepage. Mi hanno incuriosito, da subito, e ho voluto scoprire di più. Ho trovato un vero artista, una persona della quale ti innamori perdutamente, con un mondo interiore da far vibrare gli occhi di chi lo guarda. Non tutti lo conosceranno, ma fidatevi, merita! Sto parlando di lui, di Gio Evan.

All’anagrafe è conosciuto come Giovanni Giancaspro e nasce il 21 aprile 1988 in Italia. Nel 2008 pubblica il suo primo libro: “Il florilegio passato”, racconto che narra dei suoi viaggi, senza soldi né scarpe. Denota una forte ricerca spirituale e poetica visionaria mantenendo viva una sana comicità. Nel 2012 Fonda il progetto musicale “Le scarpe del vento” con cui si esibisce in concerti in tutta Italia proponendo brani inediti di cui è autore.
Autoproduce e distribuisce in maniera indipendente l’album “Cranioterapia“.  Il genere è uno di quelli che non permette classificazioni. È un cantautorato onirico, accompagnato a tratti da armonie Blues.

Nel 2014 Inizia due progetti in strada: “Gigantografie” e “Le poesie più piccole del mondo” e l’anno successivo scrisse “OH ISSA – Salvo per un cielo”. Quest’anno pubblica con Rizzoli “Capita a volte che ti penso sempre“, volume che raccoglie l’esperienza maturata con “Le poesie più piccole del Mondo”. Dopo soli quattro giorni dall’uscita raggiunge la vetta in categoria poesia su AmazonStore.
Esordisce musicalmente con il singolo “Più in alto” estratto dall’album piubblicato nel  2018 con MArteLAbel.
Prepara e porta in tutta Italia il nuovo spettacolo “INOPIA non perdermi sul serio“.

“Artista poliedrico: scrittore e poeta, umorista, performer, cantautore, artista di strada -e capitano pirata della ciurma Granché-. Ma lui non lo sa e vola lo stesso.”

MMI: Tu sei scrittore, poeta, cantautore e attore. Quale realtà senti più tua?

G.E. : Le sento tutte nella stessa frequenza, una realtà non esclude l’altra, anzi sono tutte collegate dalla stessa radice. Il poeta è anche uno scrittore, mentre la musicalità è spontanea, per scrivere una poesia devi avere il ritmo, devi conoscere i tempi, e ritmo e tempo creano la musica, mentre la parte performativa è inevitabile, non sono un attore che interpreta un ruolo che non è me stesso, sono un attore perché espongo la mia realtà sopra i palchi, ma non sto recitando niente, sono me.

MMI: Raccontami questa tua ultima esperienza, con la pubblicazione del tuo ultimo libro.

G.E. : È stato bello. Erano giorni che meditavo alla mia prossima mossa, quando un email di rizzoli mi fa: “Vogliamo collaborare con te!”. Ho trovato bellissimo il modo in cui Roberta (Rizzoli, Fabbri Editori) si è presenta a me, diretta e educata, che sapeva benissimo quello che voleva, e io ho un debole per le persone che sanno cosa vogliono. Il resto è fluido, ci siamo visti, a lei è piaciuto il mio progetto, e ora siamo in libreria.Fra le tante cose che riesci a fare brillantemente, qual è stata la prima che hai sentito nascere dentro te? Qual è stata la spinta iniziale che ha motivato il tuo percorso?

MMI: Il teatro e la scrittura sono stati uno essenziale per l’altro, essendo un timido immenso, davanti ai miei parenti sfogavo più del dovuto, e già da piccolino facevo imitazioni, o inventavo scenette, dall’improvvisare alla scrittura non c’è voluto molto tempo. Ben presto mi son trovato a scrivere di tutto, dalle poesie ai monologhi.

MMI: Tu viaggi molto, qual è stato il posto che ti ha cambiato di più?

G.E. : L’India e l’Argentina senza alcun dubbio, mi hanno completamente buttato l’anima vecchia e ridato una nuova, non lo chiamerei nemmeno cambiamento, è ancora più estremo. Ho cambiato sangue, capelli, nome, denti, tutto, e non scherzo, prima ero biondo e liscio (sorride).

MMI: Credi più ai sogni o alla realtà?

G.E. : Non faccio differenza dell’uno e dell’altro, i sogni non esistono senza realtà, così viceversa, e scegliere da che parte stare non mi è mai interessato. Sono in questo mondo per unire ciò che vedo diviso, non voglio dividere più di quanto l’uomo abbia già fatto.

Alessia Spensierato