Intervista a Giorgio Maimone e Erica Arosio, autori di ”Macerie. Greta e Marlon e la strage delle lucciole”

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Di Stella Grillo

Intervista a Giorgio Maimone ed Erica Arosio, autori di Macerie, Greta e Marlon e la strage delle lucciole. Il giallo introspettivo, scritto a quattro mani, edito Ugo Mursia Editore per la Collana Giungla Gialla diretta da Fabrizio Carcano. Un viaggio fra la genesi del romanzo, l’attualità dei temi trattati e nuovi progetti letterari in serbo.

Giorgio Maimone ed Erica Arosio, i romanzi a quattro mani e la genesi della coppia Greta- Marlon

Giorgio Maimone ed Erica Arosio - Photo Credits: Gianmarco Chieregato.
 Giorgio Maimone ed Erica Arosio – Photo Credits: Gianmarco Chieregato.

M.M.: Da dove deriva la scelta di scrivere un romanzo a quattro mani?

G.M. e E.A.: Di romanzi a quattro mani ormai nei abbiamo scritti dieci, più alcuni racconti. Quindi direi che siamo abbastanza rodati. Come abbiamo iniziato? In maniera un po’ casuale. Ci siamo incontrati, conosciuti e abbiamo scoperto, dopo poco, che Erica aveva le trame e Giorgio le parole. Erica aveva un’immagine pubblica e Giorgio amava stare in disparte. Erica aveva una vena drammatica e Giorgio quella comica, quindi ci completavamo a vicenda.

Abbiamo provato, è andata bene e abbiamo deciso di continuare. Scrivere a quattro mani, nonostante quello che si può pensare, è facile e anche bello. Basta fidarti della persona con cui lavori. In primo luogo hai un lettore che è immediatamente interessato a quello che scrivi; in secondo luogo si mette in campo la possibilità di giostrare su più registri narrativi, pescando dal bagaglio culturale di entrambi che, ovviamente, è più ampio di quello di uno solo; in terzo luogo, avendo una sensibilità maschile e una femminile, siamo in grado di offrire un’immagine più rotonda dei personaggi che danno vita ai nostri romanzi.

Come lavoriamo? Scherzando a volte dico che uno scrive la pagina di sinistra e l’altro quella di destra, ma non è così. Si decide assieme la trama, i singoli capitoli, gli snodi drammaturgici e ci si divide la scrittura in base alla competenza e alle capacità. Poi si rilegge ad alta voce (fondamentale) e si corregge assieme, si cambia e al limite ci si alterna alla scrittura. Tutto partendo da alcuni fattori: l’anno, il fatto di cronaca a cui legarsi, i personaggi e la trama. Soprattutto bisogna lavorare molto sull’antagonista, sul “cattivo” della storia, perché un grande cattivo giustifica una buona trama.

M.M.: Qual è la genesi della coppia Greta-Marlon? Si ispira, in particolare, a qualche altra famosa coppia letteraria?

G.M. e E.A.: Se vogliamo, il riferimento più diretto è a Perry Mason e Della Street: un avvocato e il suo assistente, ma il gioco è più sottile: abbiamo scelto di ambientare le nostre storie negli anni ’50 e ’60 e, ciononostante, anzi proprio per questo, abbiamo deciso che il “capo”, la mente del dinamico duo fosse una donna.

Se Marlon, in fin dei conti, risente della discendenza nobile da Philip Marlowe e da tutti i detective “spiegazzati” della storia delle crime novel, Greta è un personaggio del tutto originale: avvocato, donna, con una vita personale disastrata (assiste da bambina al suicidio della madre, il padre è coinvolto in vicende poco chiare e con interessi torbidi anche nei confronti della figlia, non ha una vita privata, nessun amore se non quelli impossibili, ha episodi di autolesionismo e soffre di quel disagio che allora  non si sapeva come chiamare, ma che oggi va sotto il nome di anoressia), ma con un’attività professionale di primo livello.

È la migliore tra gli avvocati penalisti del Foro di Milano. Non è empatica, ma si fida a occhi chiusi di Marlon, che, invece, ha facilità di rapporti personali e conosce tutti. È ricca di famiglia, ma non se ne fa un vanto. Insomma è un’eroina a tutto tondo, completamente originale. Non abbiamo in mente personaggi simili nella storia del giallo.

Giorgio Maimone ed Erica Arosio: Macerie, l’attività di lenocinio e l’attualità del tema oggi

M.M.: “Macerie’’, nello specifico, affronta un tema di denuncia sociale tutt’oggi attuale: un’omertà ancora vigente in taluni tessuti urbani, seppur in termini differenti.   L’attività di lenocinio, e tutte le conseguenze relative all’ipocrisia sociale derivante, in cosa si diversifica oggi rispetto al contesto storico affrontato nel romanzo?

G.M. e E.A.: La situazione è molto cambiata, anche se si dice che tutto cambia, ma nulla muta. Lo sfruttamento del corpo femminile prosegue sotto altre forme. Quello che a noi interessava era mettere in risalto un fattore di memoria che non deve essere dimenticato: negli anni ’50 (già nei ’60 leggermente meno) gli scalini tra le classi sociali erano altissimi ed era praticamente impossibile passare da uno stato all’altro: chi nasceva proletario, proletario moriva; i borghesi facevano classe a sé e i nobili o i ricchi giocavano addirittura in un altro campionato.

Gli strati sociali erano impermeabili e non si miscelavano mai, se non nei bordelli, dove l’aristocrazia milanese scendeva agli inferi per sfruttare il corpo di proletarie, spinte dalla disperazione o dalla mancanza di alternative a percorrere la strada della prostituzione. Se guardiamo la realtà attuale la troviamo molto più fluida e anche il principio dello sfruttamento sessuale ha cambiato segno: il disprezzo che allora faceva dire che le puttane eran “orinali di carne”, adesso si è spostato nei rapporti (malati) di coppia.

M.M.: Pensate che la promulgazione della Legge Merlin abbia influito positivamente o negativamente su questo fenomeno?

G.M. e E.A.: Domanda da mille e una notte. Da anni ci sono diverse anime che sostengono l’una o l’altra delle due possibilità. Si stava meglio con le “case chiuse”? Si stava meglio con le passeggiatrici stradali? Si sta meglio adesso col sesso telematico? Non abbiamo risposte.

Allora la legge Merlin è stata salutata come una battaglia di libertà, a favore delle donne. Le sensibilità con gli anni mutano e anche il business che ruota attorno allo sfruttamento sessuale. Ad ogni modo la nostra conoscenza dei bordelli è puramente letteraria. Siamo nati che stavano chiudendo.

Progetti letterari futuri

M.M.: ‘’Macerie’’ a Teatro: avete mai pensato di trasporre il vostro romanzo in una rappresentazione Teatrale?

G.M. e E.A: Sì, ci abbiamo pensato. E in realtà ogni uscita dei vari episodi di Greta e Marlon è stata accompagnata da alcune scene teatrali, recitate dal vivo durante le presentazioni. Il motivo è che uno dei punti di forza del nostro stile di scrittura è l’attenzione ai dialoghi. Che sono preponderanti e che sono appositamente creati per essere parlati. Non a caso, specificavo prima, che tutti i nostri capitoli vengono riletti sempre a voce alta, perché i dialoghi devono “suonare”, avere una musicalità ed essere inerenti al concetto di parlato.

Se una parola non appartiene al gergo dei personaggi, deve essere sostituita con una magari più semplice, ma che conservi il ritmo del dialogo. Il teatro è una nostra vecchia passione, mai passata evidentemente. In particolare per me, Giorgio, che ho un remotissimo passato sulle tavole del palcoscenico. Il cinema invece è il campo di riferimento per Erica.

M.M.: State lavorando a nuovi progetti letterari futuri? Assisteremo ancora alle avventure della coppia Greta-Marlon?

G.M. e E.A: Noi non riusciamo a smettere di lavorare. Ci piace troppo. Già prima di finire il romanzo precedente iniziamo a ragionare sul successivo: in che anno si svolge, cosa racconta, come può aiutare a riattizzare il fuoco della memoria? “Macerie”, ambientato nel 1950, è un prequel, che racconta la prima avventura di Greta e Marlon, il prossimo romanzo si intitolerà “Mannequin”, si svolgerà nel 1965 e potrebbe rappresentare l’ultima avventura comune di Greta e Marlon. Al centro dell’indagine, come è facile capire, il mondo della moda, preso in una fase cruciale di scontro tra la tradizione e l’innovazione: un territorio dove Luisa Spagnoli e Mary Quant convivevano. Il fatto di cronaca eclatante del periodo è il concerto dei Beatles al Vigorelli di Milano del 24 giugno 1965.

Stella Grillo

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