Nella cornice del Lucca COmics & Games 2025 abbiamo avuto un’opportunità preziosa per chi gioca da tavolo assiduamente, e di certo conosce Asmodee, l’azienda, ma forse non il suo attuale CEO Thomas Koegler, al quale abbiamo potuto fare qualche domanda nel corso di un’intervista soli con lui. Tra gli argomenti trattati, il presente e il futuro della compagnia, ma anche il suo passato, denso di acquisizioni importanti e collaborazioni con i più noti brand quali Il Signore degli Anelli, Star Wars e altri. E poi, abbiamo anche scoperto che Thomas è un appassionato non solo di giochi da tavolo, ma anche di… videogames!

Il passato e le acquisizioni: come si conserva il DNA di uno studio?
Lorenzo Mango: In luce delle molte e recenti acquisizioni di studi grandi e piccoli operati da Asmodee, come vi assicurate che ciascuno sia soddisfatto e riesca a mantenere la propria identità? C’è qualcosa che vi rende orgogliosi di essere riusciti ad abbracciare così tante realtà diverse?
Thomas Koegler: Inizierei dicendoti di cosa sono più orgoglioso: cioè che siamo in grado di mantenere il DNA dei brand e degli studi che abbiamo assorbito. Ciò che li collega, è che… quando hai un publisher di successo, puoi spendere più tempo facendo i giochi piuttosto che pensando agli aspetti di lancio, alla commercializzazione. Noi vogliamo che gli studi si concentrino sul creare i loro brand, i loro prodotti, sopra ogni altra cosa. Noi cerchiamo di aiutarli e facilitarli, leviamo loro il peso degli aspetti produttivi e lasciamo loro la creatività massima. Inoltre, per noi è importante che possano comunicare con la community.
Lorenzo Mango: Perché i giochi da tavolo stanno vivendo un periodo così fortunato, nonostante la tecnologia faccia passi da gigante e loro restino, per la maggior parte, analogici?
Thomas Koegler: La ragione del successo dei giochi è che mettono insieme le persone. Più il mondo sarà digitale, più le persone cercheranno scuse e opportunità per unirsi dal vivo. In famiglia, con gli amici, ma anche con altri sconosciuti, altre connessioni. Abbiamo fatto delle ricerche al riguardo: il 43% degli intervistati che abbiamo contattato dice che per loro è più facile comunicare con uno sconosciuto attraverso un gioco da tavolo, che in una conversazione diretta. Il gioco è una scusa perfetta per costruire legami, lo trovo meraviglioso. Perciò, il mondo digitale è un complementare, non è un sostituto per il mondo fisico: lavorano insieme per lo stesso obiettivo. O dovrebbero farlo, comunque. Ci credo moltissimo!

Lorenzo Mango: Tra le molte IP di cui si occupa Asmodee ce ne sono alcune a dir poco celebri, ma anche molte davvero promettenti e del tutto nuove. Date loro la stessa importanza? Come ci riuscite?
Thomas Koegler: Hanno la stessa importanza per noi. Le IP originali sono molto importanti perché hanno più libertà espressiva, partono dal niente e possono costruire meccaniche di gioco originali, e fonderle con i loro universi originali in modo… originale! Però… sappiamo bene che puoi avere le migliori meccaniche di gioco possibili, ma se non sono coerenti e costruite con in mente un universo di gioco interessante, noto o meno, il gioco non avrà lo stesso successo e non sarà divertente allo stesso modo. A volte un gioco funziona benissimo con i draghi, altre volte con dei fiori per protagonisti, non è questione di “cosa è figo e cosa no”. Per questo, però, c’è sempre un’alta richiesta da parte dei giocatori di rivivere i loro universi preferiti, quelli più noti, anche nei giochi da tavolo. Perché partendo da quelli, si ha già una base solida. In Asmodee, però, vogliamo lavorare in modo complementare, continuando a creare giochi originali, nuove IP e allo stesso tempo farne altrettanti in universi come il signore degli anelli, star wars. I nostri studi continueranno a realizzare esperienze in entrambi i sensi, perché senza creatività, senza ip originali non avremmo Dixit, per esempio.

Videogiochi VS Giochi da tavolo: c’è davvero una competizione?
Lorenzo Mango: Videogiochi VS Giochi da tavolo, c’è davvero una competizione? Come scegliere tra uno e l’altro, e quale preferisci per il tuo tempo libero? Si possono conciliare i due mondi, magari con giochi datavolo più “digitalizzati”?
Thomas Koegler: Penso che offrano semplicemente esperienze diverse. Io sono un videogamer in solitario, non mi piacciono i multigiocatore: voglio fare le quest in pace, da solo, col mio tempo! Però con i giochi da tavolo sono diversissimo: adoro condividerli con amici, parenti, giocare con loro! Perciò, a seconda di quel che vuoi provare, di come vuoi giocare, puoi rivolgerti all’uno o all’altro mondo, non ci vedo una vera competizione. I giochi da tavolo in futuro sicuramente saranno arricchiti da elementi tecnologici, ma deve essere appunto questo, un arricchimento. La tecnologia secondo me non deve sostituire gli elementi classici e tipici dei giochi da tavolo e dei gdr, deve “semplificare” alcune meccaniche, rendere i giochi più scorrevoli e piacevoli. I videogiochi sono fantastici perchè hanno suoni, video, ed è bello quando, in una campagna di un gdr, per esempio, puoi contare su supporti multimediali per arricchire l’esperienza di gioco. Ma chiunque credo preferisca che la storia sia gestita, scritta e pensata da un game master umano, e non da una IA. Non è la stessa cosa con le tecnologie attuali. Forse un giorno lo sarà, ma non ora.
Mansion of Madness per esempio, è un nostro gioco che usa dei tool interessanti per unire il fisico e il digitale, e se non li avesse ci vorrebbe molto più tempo per setuppare il gioco. La tecnologia del futuro deve aiutare i videogame rendendoli più accessibili: contando i punteggi, tenendo traccia di risorse e simili in modo automatico. Senza intaccare il gameplay quindi, ma supportandolo con tool che aiutino a concentrarsi di più sulle meccaniche e sul gioco, che sugli aspetti tecnici. Un altro elemento su cui stiamo lavorando, in tal senso, è risolvere un annoso problema per tutta l’industria: il setup e “insegnare le regole ai nuovi giocatori”. La tecnologia ha aiutato e sta aiutando molto a farlo più efficacemente. Perciò non siamo ostili alla tecnologia: adoriamo anche gli aggregatori di giochi digitalizzati, perché consentono di provare i titoli in modo digitale, affezionarsi e poi, nella maggiorparte dei casi, chi li ha in digitale li acquista fisici e li gioca dal vivo con gli amici! E’ positivo per l’industria.

Lorenzo Mango: E se parlassimo di giochi da tavolo identici a quelli reali, ma giocabili in full VR, cosa ne pensi?
Thomas Koegler: Riguardo le esperienze VR, sono un sostituto interessante se non hai persone vicine con cui giocare e i tuoi amici vivono in giro per il mondo. Ma l’esperienza del fisico non è sostituibile. Nessuna di queste piattaforme è al momento in grado di comunicare le emozioni di quel che sta succedendo: se un player è arrabbiato, o se si sta divertendo, non puoi saperlo con queste tecnologie, non come dal vivo.
Lorenzo Mango: Ora una domanda un po’ più rilassante, quale gioco da tavolo porteresti con te su un’isola deserta (facciamo abitata da qualcuno con cui potresti giocare anche, dai), e quale videogioco, visto che sei un videogiocatore?
Thomas Koegler: Beh, su un’isola deserta porterei sicuramente Baldur’s Gate 3. Ci ho giocato davvero TROPPO e moltissime volte, è proprio il tipo di gioco che adoro. Avrei tempo di provare tutti i finali, e mi piace perché è davvero molto simile a un gioco da tavolo. Si gioca come un gioco da tavolo, ogni volta che lo inizi con un nuovo personaggio è come avere di fronte un gioco nuovo, è magnifico. Quanto a un tabletop… dipende con chi dovessi essere sull’isola deserta. Se fossi da solo… probabilmente Arkham Horror il gioco di carte. Certo, potrei giocarlo solo una volta perché dopo mi spoilererei i finali ma… almeno è bello e interessante!

Il futuro di Asmodee e dei tabletop games!
Lorenzo Mango: Come vedi i giochi da tavolo tra dieci anni, l’industria, i giocatori, cosa pensi potrebbe e dovrebbe cambiare?
Thomas Koegler: In dieci anni vorrei vedere i giochi da tavolo riconosciuti meglio come strumenti per connettere le persone. Spero di vederli nelle scuole, come strumento per aiutare a crescere e sviluppare modi nuovi per esprimersi. I giochi da tavolo aiutano a comunicare, perché per giocarci devi essere in grado di imparare le regole, di insegnarle, di metterle in pratica in scenari sempre diversi. Devi imparare a gestire le tue emozioni quando vinci, quando perdi… in un mondo dove i bambini stanno perdendo la capacità di scrivere messaggi complessi, per esempio, arricchiscono molto anche il vocabolario: quando mio figlio mi scrive un messaggio i miei occhi sanguinano (ride). I giochi da tavolo possono essere uno strumento per migliorare il modo in cui insegnamo ai nostri figli, arricchire le loro vite e migliorare il modo in cui comunicano fra loro e con noi. Vale anche per l’università però. Anche i giovani adulti devono reimparare a usare i giochi per comunicare, per stare insieme. Per non sentirsi soli, come spesso accade a quell’età. Gli esseri umani sono animali sociali, e i giochi sono un modo per socializzare. Uno dei migliori in realtà, secondo me.
Lorenzo Mango: Però i videogiochi, per esempio, sono già spesso utilizzati per fini didattici. Perché con i giochi da tavolo pensi sia più difficile?
Thomas Koegler: Probabilmente, al momento i videogiochi sono più usati nei tessuti scolastici rispetto ai giochi da tavolo perché sono più facili da far entrare nelle scuole. Bastano computer o altri dispositivi, non richiedono setup o spazi adeguati, i professori o maestri non devono apprendere troppe regole complesse per farli usare agli studenti, il gioco di solito fa tutto da solo. Però… non è la stessa cosa. E’ un inizio, certamente, per un futuro con più tabletops nelle classi!





