“La donna orso” è l’ultimo lavoro di Karolina Ramqvist, edito da Mondadori il 2 marzo. Un libro-cantiere, l’ho definito nella recensione per #LettureCoraggiose, che unisce saggio, ricerca storica e autobiografia. Il dialogo costante tra Karolina e Marguerita crea un legame tra le due donne che supera la distanza temporale che le separa.

Dalla trama: “Il 16 aprile 1542, una giovane nobildonna francese di nome Marguerite de la Rocque si imbarca assieme al suo tutore Jean-François Roberval su una delle prime spedizioni coloniali nel Nuovo Mondo. A causa di uno scandalo sessuale a bordo della nave, viene abbandonata per punizione insieme al suo amante e a una domestica su un’isola desolata e deserta al largo della costa canadese. Secoli dopo, un’autrice contemporanea si imbatte in alcuni testi che raccontano questa storia. In breve, la “donna orso” diventa per lei un’ossessione e […] non è solo una storia di sopravvivenza, ma anche una potente meditazione sulla femminilità e sull’atto di scrivere che trascende i secoli”.

Karolina Ramqvist: “La donna orso” un libro che scopre la scrittura

Ci si aspetterebbe di leggere un romanzo storico, con protagonista Marguerite de la Rocque e invece ci troviamo tra le mani un testo che è molto altro. Una ricetta ricca: un saggio, un’autobiografia, un romanzo storico. In che percentuali possiamo ritrovare i vari generi?

«Per me il libro è tutte e tre le cose, un terzo per ciascuno. Credo proprio di aver voluto mettere insieme i tre generi. Il mio lavoro di solito è molto intuitivo, e cerco di seguire i miei desideri di scrittrice e non pianificare troppo in anticipo. Con La donna orso, ho cominciato scrivendo il romanzo in questo modo composito, perché era quello che volevo fare. Dopo un po’ però non mi sono sentita più sicura e convinta, e ho pensato di provare a scrivere un romanzo storico invece. L’ho fatto per un po’, poi sono ritornata alla forma ibrida, perché ho sentito che era quello che volevo davvero».

La donna orso” è un percorso di ricerca e scrittura, un dietro le quinte che mantiene la struttura della bozza, degli appunti. La scrittura si cala nella vita quotidiana o è la quotidianità che detta le regole della scrittura? 

«Penso che la scrittura entri nella mia vita sotto forma di idea che non so però da dove arriva, e una volta che ho cominciato la sento tirarmi in diverse direzioni, facendomi esplorare i soggetti e le forme e anche i miei limiti in quel momento di vita. Quello che scrivo incide sulla mia vita di tutti i giorni, ma sono abbastanza brava a disciplinarmi in modo che non si prenda tutta la mia vita. Agli scrittori si chiede spesso come fanno ad avere la disciplina di sedersi a scrivere tutti i giorni, ma per me si tratta piuttosto del contrario, ho bisogno di poter lasciare da parte la scrittura ogni tanto per poter vivere. E penso che La donna orso ha molto a che fare con questo, l’equilibrio tra la vita e il lavoro di uno scrittore».

In questo libro si trova la risposta alla fatidica domanda “cosa significa scrivere?”

«Spero proprio di sì! Quando ero una giovane scrittrice amavo molto leggere libri su che cosa significava scrivere, ma lo sentivo anche come una sorta di tema proibito. Mi ero messa in testa che sarei sembrata ossessionata da me stessa e incurante del mondo circostante, ma dopo aver scritto questo romanzo e un saggio sulla scrittura che si intitola It’s the night ho trovato che il tema parla ai lettori indipendentemente da quello che fanno nella vita».

La figura femminile ne “La donna orso”

Cos’è l’amore per Marguerite e cos’è l’amore per Karolina Ramqvist? 

«Questo è stato uno dei miei temi principali fin dall’inizio, una delle domande di cui volevo sapere di più e scoprire qualcosa, proprio attraverso la lettura di poesie e novelle del sedicesimo secolo. Ma come con la storia di Marguerite nel suo complesso, ho trovato difficile capire attraverso la letteratura, a un livello più profondo, come una giovane donna appunto come Marguerite concepisse l’amore, al suo tempo. Che cos’era per lei, desiderio e sensualità o soltanto paura e la minaccia di essere proprietà di un uomo e dovergli obbedire? Vorrei dire che la storia da questo punto di vista non è lineare. Per secoli la storia di Marguerite è stata raccontata come una storia d’amore romantica – e capisco la necessità di questo, e io stessa mi sono trovata a guardarla in questo modo di tanto in tanto, ma penso che la realtà fosse diversa».

«Quanto a me, sono sempre stata abbastanza terrorizzata dall’amore, o piuttosto dalle infinite possibilità di sofferenza e perdita che ne fanno parte. Penso che questo spieghi anche perché la storia di Marguerite di la Rocque mi ha affascinato così tanto all’inizio, quando non sapevo quasi nulla di lei e potevo solo immaginare la sua vita sull’isola e tutto quello che aveva dovuto passare, tutte cose che mi fanno molta paura».

I tuoi romanzi affrontano tematiche di genere. La letteratura è parte integrante della lotta femminista per raggiungere la parità di genere?

«Penso che la letteratura possa svolgere un ruolo importante nella lotta per la parità di genere, visto che l’essenza dello scrivere e del leggere è quella di immaginare una realtà diversa da quella corrente, di trascendere nell’esperienza di vita di qualcun altro».

Il libro prende le mosse dalla morte ma sembra essere anche un inno alla vita. La scintilla per la vita è il dolore?

«Credo di sì e di sicuro lo è stato per me. Mi trovavo in un luogo oscuro quando ho scritto il libro, era un tempo di crisi per me e scrivere e immaginare e fare ricerca mi ha confortato e mi ha fatto tornare alla vita. Ho sentito quella scintilla più forte che mai».

 Ringraziamo Karolina Ramqvist per l’intervista e vi invitiamo a leggere gli scorsi episodi di #LettureCoraggiose. Le scorse settimane abbiamo parlato de “La stagione più crudele“, romanzo d’esordio di Chiara Deiana e di “Benedetto sia il padre“, il nuovo libro di Rosa Ventrella. Nei link trovate le recensioni e le interviste alle autrici. Per non perdervi le nuove uscite di #LettureCoraggiose seguiteci su:
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Articolo di Giorgia Bonamoneta.