Iota: come suona l’avanguardia pop di Lous and the Yakuza

Foto dell'autore

Di Giorgia Lanciotti

L’11 novembre è uscito il secondo album della cantante congolese-belga Lous and the Yakuza, dietro cui Marie-Pierra Kakoma: Iota. Dopo aver debuttato nel 2020 con Gore, l’artista torna con un disco di inediti in cui riflette sulla sua percezione dell’età adulta.

Iota: un viaggio musicale ed emotivo

L’affondo nelle radici e nel racconto autobiografico, nelle vicende che hanno caratterizzato la sua infanzia, l’arrivo in Belgio dopo la fuga dalla guerra in Congo, era una narrazione apparteneva al primo album. Con Iota, Lous and the Yakuza è pronta ad affrontare il presente e l’età adulta. La ricerca interiore continua, ma attenuati sono oramai i dolori e i traumi del passato e c’è più spazio per l’aspetto sognante della vita. In particolare, l’amore è il sentimento trainante di questo album.

“All'epoca del mio primo album ero ossessionato dai testi, era tutto ciò che mi interessava in una canzone, anche se amo le melodie, le armonie e gli accordi. Ma avevo un'urgenza quasi morbosa di esprimermi e che il mio messaggio fosse la cosa principale nella mia musica. 

La passione di Lous – al limite dell’ossessione – per l’universo illustrato giapponese, il mondo manga, Anime e le creazioni dello Studio Ghibli, è stata di grande ispirazione per la scrittura dei brani confluiti in questo album. Per citarne una: Monsters, che racconta di tutti i problemi che vivere implica, è la sua personale interpretazione di Spirited Away (La città incantata) dello Studio Ghibli e My neighbor Totoro (Il mio vicino Totoro) di Hayao Miyazaki.

Tutti i colori musicali di Lous and the Yakuza

Iota è un album ricco di sonorità che a volte si cedono il passo, altre si mescolano. A vincere su tutto è il continuo intreccio di generi differenti: dall’ hip hop all’R’n’B; dalla trap al pop, alle musiche più esotiche. Rimane ciò che aveva funzionato in Gore e reso Lous and the Yakuza interessante anche dal punto di vista della produzione, affidata ad El Guincho e Mems anche per questo secondo album.

Nel disco ci sono tracce molto varie e diverse tra loro. Ciel, il pezzo di apertura, ci fa entrare in un mondo sognante da cui il secondo, Autodèfense, non accenna a farci uscire. É con la terza traccia, Takata, che il velo davanti agli occhi si alza e il ritmo dà effettivamente il via all’album. La money e Trésor sono tra le canzoni più interessanti contenute nell’album. In quest’ultima, una ballata d’amore ritmata, degna del più indipendente dei film d’amore francesi, Lous and the Yakuza racconta il suo amore paragonandolo ad un tesoro.

Non mancano le collaborazioni: da Benjamin Epps in Stop, a Damso, star belga, con cui ci regala una tenera traccia alla chitarra, Lubie. A conclusione della tracklist c’è un’altra ballad, molto più da manuale rispetto a Trésor, intitolata Yuzu Ballade.

Giorgia Lanciotti

Seguici su Google News