
In Iran dall’inizio di dicembre ad oggi sono state avvelenate centinaia di bambine, solo dopo mesi il viceministro della salute ha ammesso che dietro a questi casi c’è la volontà di far chiudere le scuole femminili.
La strage per chiudere le scuole

Negli ultimi mesi a Qom e Borujerd, le principali città sante a sud di Teheran, si sono rincontrati casi di avvelenamento per circa 200 bambine di 10 anni. Lo scopo era quello di far chiudere le scuole femminili, come ha dichiarato il viceministro della Salute iraniano Youness Panahi.
Secondo l’agenzia Irna molte famiglie lo scorso 14 febbraio si sono riunite davanti alla sede del governo della città per chiedere spiegazioni. Il viceministro della salute ha poi implicitamente confermato che l’avvelenamento era intenzionale e come riportato da BBC Persia afferma:
È emerso che alcuni individui volevano che tutte le scuole, soprattutto quelle femminili, fossero chiuse.
Fin dalle prime indagini si è esclusa la pista militare in quanto i prodotti utilizzati erano di facile reperibilità, spiega Youness Panahi:
Composti chimici disponibili non per uso militare, e non è né contagioso né trasmissibili.
Finora non ci stati arresti ma si attende di individuare i colpevoli.
Dalla Lega interrogazione parlamentare
Al riguardo i senatori della Lega alle commissioni estero e difesa, hanno presentato una nota parlamentare che invita a non rimanere in silenzio:
Ennesimo episodio sconcertante che non può lasciarci in silenzio. A Qom, una delle principali città sante iraniane, secondo quanto dichiarato da un’autorità sanitaria, sono state avvelenate centinaia di bambine di 10 anni nel tentativo di provocare la chiusura delle scuole femminili. L’accanimento terribile e violento contro le donne iraniane continua a sconvolgerci e a indignarci. Come Lega, domani presenteremo un’interrogazione al ministro degli Esteri Tajani, perché su fatti drammatici del genere urgono risposte celeri.
Simona Alba
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