Isis e curdi: attacco di una prigione in Siria

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Di Maria Paola Pizzonia

Si tratta probabilmente uno degli attacchi più pesanti registrati da quando il pericolo Isis è stato respinto nel paese: negli scontri con le forze dei curdi sono morte almeno 130 persone.

Dono ormai cinque giorni che ad Hasaka, città nel nord-est della Siria, sono in corso intensi combattimenti tra le Forze Democratiche Siriane (SDF), la coalizione anti-ISIS di arabi e curdi. In questo scenario possiamo notare alcune cose importanti rispetto a questa lunga battaglia contro i combattenti dello Stato Islamico (ISIS).

Isis e Curdi: Stato islamico e coalizione democratica

Gli scontri sono iniziati giovedì. Tutto è iniziato con l’assalto dell’ISIS alla prigione di Gweiran. Si tratta di una struttura di detenzione importante in quanto i curdi tengono prigionieri circa 3.500 detenuti in maggioranza sospettati di far parte dello Stato Islamico.

Le Forze Democratiche Siriane, ricordiamo, ricevono aiuto dagli Stati Uniti. Il tutto avviene tramite bombardamenti e attacchi aerei. Sulla base di ciò i combattenti dello Stato Islamico stanno ancora cercando di riprendere il controllo della prigione.

Gli assalti alle prigioni sono azioni piuttosto frequenti da parte dei gruppi jihadisti. Tali attacchi contribuiscono a destabilizzare le forze nemiche. Inoltre, spesso consentono ai jihadisti di reclutare i detenuti fuggiti. Ma veniamo alla questione.

Gli scontri in Siria

L’assalto di giovedì è stato particolarmente importante per via della sua gravità. La prigione di Gweiran è una delle più grandi della zona. Come ribadiamo, questa è gestita dalle forze curde. Gli scontri di questi giorni sono gravi perchè sono morte più di 130 persone. Tra i morti sappiamo che 84 sono membri dello Stato Islamico, 45 sono combattenti curdi e 7 civili. Le fonti sono dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione che ha sede nel Regno Unito e che documenta i conflitti in Siria. 

Secondo le ricostruzioni fatte da vari media internazionali, l’assalto è iniziato giovedì sera. Inoltre, secondo quanto detto dalle forze curde, è stata fatta detonare una bomba vicino all’entrata, permettendo a decine di detenuti di evadere.

Dopo questo evento idetenuti rimasti all’interno della prigione hanno preso le armi delle guardie carcerarie, uccidendone alcune e liberando altri detenuti. Ma non finisce qui. L’indomani lo Stato Islamico ha rivendicato l’attacco. Le forze curde hanno detto di aver ricatturato un centinaio di detenuti. Tuttavia, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani sono a decine le persone che sono riuscite a evadere e che sono attualmente in fuga.

Isis, avvenimenti subito postumi all’attacco contro curdi nella prigione di Gweiran

Subito dopo l’attacco, le forze curde hanno circondato la prigione. Ovviamente l’obiettivo era quello di riprenderne il controllo. Domenica sono intervenuti in loro sostegno anche gli Stati Uniti. Questi hanno inviato elicotteri ed effettuato attacchi aerei sulla prigione, uccidendo alcuni detenuti.

Le operazioni sono complicate anche da un tremendo fatto come riportato nel New York Times. I combattenti dell’ISIS starebbero usando centinaia di ragazzini detenuti come scudi umani, creando non pochi problemi alla coalizione democratica.

Nel frattempo, a causa degli scontri e delle violenze, molti civili che abitavano nelle vicinanze della prigione sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni.

Un conflitto tutt’ora irrisolto?

Domenica sono stati aggiornati alcuni dati presso il Rojava Information Center, l’agenzia di stampa fondata e gestita da attivisti che sostengono i curdi. L’agenzia stampa ha dichiarato che i tentativi per riprendere il controllo della prigione sono ancora in corso.

Le ipotesi sono molte. Sembra che nelle prigioni curde nel nord-est della Siria siano detenute decine di migliaia di miliziani o sospetti miliziani dell’ISIS. Molti di questi sono provenienti da paesi stranieri: sono i cosiddetti “foreign fighters”.

Le loro condizioni sono oggetto di attenzione e preoccupazione da parte della comunità internazionale. Di fatto, la loro gestione è lasciata alle forze curde locali. Il tutto con rischi di attacchi come quello avvenuto giovedì, e conseguenti evasioni, che di fatto rafforzano l’ISIS nella regione.

Articolo di Maria Paola Pizzonia