L’attacco di Israele alle basi ONU (UNIFIL) mette in discussione il rispetto del diritto internazionale, con l’Occidente impotente di fronte alle sue azioni.

In un’escalation sempre più preoccupante, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno bombardato diverse basi della missione UNIFIL. Tra esse vi erano due postazioni italiane, nel sud del Libano. L’attacco ha scatenato condanne internazionali, ma nessuna azione concreta. La comunità internazionale sembra bloccata in un ciclo di retorica senza effetti reali, mentre Israele continua a colpire impunemente.

Israele continua ad attaccare le basi ONU come se niente fosse: tre attacchi in 24 ore


Il 22 ottobre 2024, la situazione ha continuato a deteriorarsi. Nuovi attacchi israeliani hanno colpito la zona di Beirut, causando la morte di almeno 22 persone. Israele sostiene che non voleva attaccare direttamente le basi UNIFIL. Nonostante queste dichiarazioni, però, la missione delle Nazioni Unite è stata nuovamente coinvolta. In questo attacco “non voluto” osserviamo ulteriori feriti tra i peacekeeper. Questo è inaccettabile e aggrava la già tesa situazione. Il Times of Israel ha riferito che i governi di Italia, Francia, Germania e Regno Unito hanno rinnovato le loro condanne. I governi chiedono con forza la cessazione immediata degli attacchi contro UNIFIL, ovviamente.

Nel frattempo, il Libano ha ufficialmente richiesto un cessate il fuoco attraverso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Ovviamente, Israele ha rifiutato qualsiasi piano in tal senso. Possiamo, come comunità internazionale, continuare ad accettare questo atteggiamento? La situazione continua a peggiorare, con Hezbollah che ha lanciato nuovi attacchi verso il nord di Israele, aggravando il conflitto già in corso.

Il diritto internazionale non ha effetto su questo Stato? Crosetto: “Israele compie crimini di guerra”


Le IDF hanno colpito le basi UNIFIL per ben tre volte in 24 ore. Questo gesto è stato descritto come “deliberato e voluto” da Andrea Tenenti, portavoce della missione ONU. Nonostante le ripetute richieste israeliane di spostamento delle forze ONU, UNIFIL ha mantenuto la sua posizione. L’ONU, come organizzazione internazionale, difende il proprio mandato di mantenere la pace nella regione. Israele, tuttavia, sembra non essere disposta a tollerare la presenza di queste forze. Per gli addetto al peacekeeping nell’ONU è impossibile lavorare con questi attacchi. UNIFIL è inserita con un ruolo chiave: fa (in teoria) da forza di interposizione.

Il ministro italiano della Difesa, Guido Crosetto, ha definito questi attacchi “possibili crimini di guerra”. Inoltre ha chiesto un’informativa urgente alle Nazioni Unite, sottolineando la gravità dell’accaduto. Eppure, nonostante il peso delle parole, Israele continua a muoversi senza timore di sanzioni o ripercussioni reali.

“Lì c’è Hezbollah” sostiene Israele quando attacca l’ONU, ma poi non fornisce prove

Secondo fonti internazionali, l’attacco più grave si è verificato il 13 ottobre 2024. Quel giorno, due carri armati israeliani hanno abbattuto il cancello principale di una base UNIFIL a Ramyah. Successivamente, Israele ha sparato diversi colpi a distanza ravvicinata, causando fumo che ha ferito 15 peacekeeper. Israele giustifica le sue azioni affermando che Hezbollah operi in prossimità di UNIFIL, ma non ha fornito prove a sostegno di queste affermazioni. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha condannato duramente l’attacco, ricordando che colpire peacekeeper potrebbe costituire un crimine di guerra.

La missione UNIFIL, composta da oltre 10.000 soldati provenienti da 50 paesi diversi, ha rifiutato di evacuare le sue postazioni nel sud del Libano, nonostante le continue richieste israeliane, riaffermando il proprio impegno nella regione. La reazione della comunità internazionale, inclusi Stati Uniti e molti paesi europei, si limita però a dichiarazioni di condanna, senza misure concrete.

Perché permettiamo ad Israele di attaccare l’ONU?


L’attacco israeliano alle basi UNIFIL rappresenta l’ennesima sfida al diritto internazionale. Mentre Israele continua a giustificare le sue azioni come necessarie per la sua sicurezza, è ormai lampante l’intento di pura espansione del proprio territorio. Questa guerra espansionistica si mescola al Genocidio in corso che sta assalendo la popolazione palestinese. I crimini di questo stato ormai non si contano più, ma la comunità internazionale si dimostra incapace di rispondere con la fermezza necessaria. L’inazione dell’Occidente non solo mina la credibilità delle istituzioni internazionali, ma rischia di destabilizzare ulteriormente un’area già fragile. Israele agisce impunemente, forte del sostegno americano e della debolezza europea: così, i caschi blu restano esposti a nuovi attacchi.

La complicità silente di gran parte della comunità internazionale, che si limita a generiche condanne senza agire, contribuisce a creare un clima in cui il diritto internazionale viene calpestato. Questo atteggiamento permissivo non solo incoraggia ulteriori violazioni, ma mette a rischio la stessa efficacia delle istituzioni globali nel mantenimento della pace.

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine