”Marcovaldo”, la fiaba moderna di Italo Calvino che analizza l’uomo fra malinconia e attualità

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Di Stella Grillo

Marcovaldo ovvero Le stagioni in città: nello spazio dedicato alla Letteratura per l’Infanzia, la fiaba attuale e malinconica di Italo Calvino. Per evidenziare la dimensione fiabesca i personaggi della trama portano nomi altisonanti, quasi da poema cavalleresco-medievale, a partire dallo stesso protagonista. Forse un ”vinto” come direbbe Giovanni Verga: un anti-eroe per eccellenza che però riesce a scorgere la purezza.

Marcovaldo, il fluire del tempo e la meraviglia delle piccole cose

Marcovaldo - Photo Credits: Twitter
Marcovaldo – Photo Credits: Twitter

Uno dei libri che più si accostano alle letture per ragazzi, per via dei piccoli grandi insegnamenti che, l’autore, regala nelle pagine di questo piccolo gioiello letterario. Protagonista di tutti i racconti è il manovale Marcovaldo: una personalità ingenua, sensibile, comica e malinconica al contempo. I racconti sono poi associati, ognuno di essi, alle quattro stagioni dell’anno; da qui il sottotitolo Le stagioni in città. L’ambientazione dell’opera resta imprecisata: una grande città che l’autore non nomina mai, ma che si presume sia Torino dove Calvino lavorò e visse per molto tempo. La simbologia vuole essere chiara: i luoghi descritti dallo scrittore, vogliono immortalare la città per antonomasia, fatta di traffico, frenesia, fumi e grattacieli. Ma anche Marcovaldo stesso, il protagonista, è il cittadino per antonomasia: lavoratore per la ditta Sbav, allegoria di tutte le ditte per eccellenza e del progresso economico di quegli anni … Seppur non si sappia cosa produca o cosa venda.

Vita in città, società moderna e influenza del cittadino sul suo rapporto con la natura

Il susseguirsi della trama dimostra come, la società del tempo, influenzi gli abitanti delle suddette città e il loro rapporto con la natura. L’ambiente urbano in cui vive Marcovaldo, infatti, non fa altro che arrecargli una struggente nostalgia verso il mondo della natura. Il primo racconto è ambientato in primavera e si intitola Funghi in città: a riprova dei segnali che il protagonista ricerca, per rinsaldare quel rapporto con il mondo naturale scalfito ormai da una sempre più sconfinata urbanizzazione.

La prospettiva narrativa è quindi oscillante fra aspetti sì realistici, ma anche comici. Seppur muti l’ambientazione nell’avvicendarsi delle avventure nella trama, resta costante lo schema narrativo; quello di Marcovaldo è un ritorno allo stato di natura, ma in città, che puntualmente rimane ingannato e deluso. Un’illusione che si trasforma nel reale.

Marcovaldo: ironia e aspetti fiabeschi per problematiche attuali

I venti racconti che compongo l’opera richiamano le tradizioni orali. Si ricorda, infatti, che lo stesso Italo Calvino si interessò per Einaudi alla redazione di Fiabe Italiane, edita nel 1956. Natalia Ginzburg nel suo ”Senza fate e senza maghi”, criticò la presunzione della collana di libri dell’infanzia ”Tantibambini” edita sempre Einaudi: la stessa si poneva come decalogo didattico da seguire alla lettera. Attestò, invece, come le Fiabe Italiane di Calvino fossero l’unico modello didattico e pedagogico di scrittura per l’infanzia da seguire. Italo Calvino fa confluire temi attuali attraverso l’ironia e la comicità: una sorta di favola contemporanea in cui si descrive un’urbanizzazione imperante che schiaccia il mondo naturale; la vita caotica di città e la conseguente velocità, la povertà, la difficoltà di intessere rapporti umani. Una città che resta senza nome, ma che rappresenta il cambiamento di quegli anni: il boom economico che avvolse il mondo in quei lontani anni ’60.

Fantasticheria e Mediocrità

L’autore fa ergere la trama dell’opera su due concetti fondamentali: la mediocrità della vita di città e la fantasticheria. Attraverso questa mescolanza costruisce il racconto, specchio narrativo di questo connubio. Da un lato, una realtà cittadina grigia, artificiale, asettica, illuminata di sole luci al neon. Tuttavia, in questa costrizione statica in cui il protagonista si ritrova, riesce a scorgere la potenza, grazie alla sua sensibilità: i segni di una natura che non cede, che non si arrende. Anche l’azienda per cui lavora simboleggia un prototipo di società che sì, illude di dare un lavoro ma sfrutta: al tempo stesso, incarnando l’allegoria del consumo. La vita del manovale è quindi fatta di privazioni, ostilità e sofferenze. A volte, questo lo fa smarrire nella sua stessa città, illudendosi di scorgere nel contesto urbano un primigenia natura paradisiaca. Le conseguenze che ne derivano sono dolcemente tragicomiche, seppur auspichino ad un invito alla riflessione.

Stella Grillo

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