J. W. Goethe, considerato il più grande poeta e drammaturgo di lingua tedesca, nasceva oggi, 28 Agosto. Per questo oggi dedichiamo un focus all’autore de “I dolori del giovane Werther”, scrittore espressione massima del Neoclassicismo e del tempestoso impeto preromantico.
J. W. Goethe, vita del più grande scrittore romantico
Johann Wolfgang Goethe nasce il 28 agosto 1749 a Francoforte, figlio di una famiglia dell’alta borghesia. Fin da bambino, sviluppa precocemente delle doti intellettuali e letterarie. Studia poi legge a Lipsia e a Strasburgo dove viene coinvolto dal movimento letterario dello “Sturm und Drang” di cui divenne uno dei protagonisti.
Chiamato dal granduca Carlo Augusto, dal 1775 passa tutto il resto della sua lunga vita a Weimar dove faceva parte della corte come consigliere e anche come ministro. Trasforma la piccola città in uno dei più vivaci centri culturali del tempo. Grande amante della cultura classica greco-romana fa due lunghi viaggi in Italia che influenzarono profondamente la sua personalità e stimolarono la sua produzione letteraria. Muore il 22 marzo 1832 all’età di 83 anni quando era ormai diventato una specie di “monumento vivente” della cultura.
Una produzione letteraria vasta e passionale
La produzione scritta di J. W. Goethe è particolarmente cospicua. Si contano a suo nome ben 55 volumi di opere letterarie, 13 volumi di opere scientifiche, 15 volumi di diari, e 50 volumi di lettere. Conosciuto ai più per essere l’autore del romanzo epistolare “I dolori del giovane Werther”. Il romanzo gli assicura, immediatamente, un grande successo.
A Weimar, compone i suoi romanzi più celebri e porta a termine la seconda parte del suo secondo capolavoro “il Faust”, la cui stesura fu ultimata dopo oltre sessant’anni. La sua visione filosofica è fortemente ispirata ad una concezione panteistica della natura. La natura è natura vivente, inizialmente considerata, secondo i parametri dello “Sturm und Drang”, come un’inesauribile forza primigenia, dalle mille trasformazioni e dai mille volti, compresi quello umano e quello divino. Successivamente, questa visione letteraria si trasforma in una concezione più scientifica, che considera la natura come la sede dell’evoluzione.
I suoi interessi scientifici si esplicano in numerose ricerche naturalistiche, nell’elaborazione di un’originale teoria dei colori, nell’accostamento della scienza all’arte e nel conseguimento di alcune scoperte anatomiche. Goethe è stato l’inventore del concetto di letteratura mondiale (Weltliteratur) con il suo amore e la sua smisurata conoscenza di moltissimi capisaldi della letteratura di diversi stati, dall’Inghilterra all’Italia, dalla Grecia alla Francia, passando per quello che riguardava la cultura araba e persiana.
J. W. Goethe e “I dolori del giovane Werther”
Il romanzo “I dolori del giovane Werther” esce nella sua prima redazione nel 1774. Ebbe un successo enorme e Goethe diventa punto di riferimento per gli intellettuali tedeschi del movimento dello “Sturm und Drang”. Il romanzo è una sorta di autobiografia dello stesso J. W. Goethe che, ripercorrendo i suoi anni trascorsi a Lipsia, si immedesima con Werther. Incapace di affrontare le costrizioni piccolo-borghesi che costellano la sua vita e di sopportare un amore che non può avere altro sbocco se non l’infelicità, il protagonista si suicida.
Werther, un giovane intellettuale, decide di trasferirsi in un villaggio di campagna, Wahlheim, per ristabilire un equilibrio interiore che sente perduto. Una sera, in occasione di una festa danzante, conosce la giovane Lotte, e se ne innamora immediatamente. Purtroppo la ragazza è già promessa sposa di un giovane borghese, Albert, suo esatto opposto. Il legame con Lotte rimane platonico. Nonostante gli sforzi compiuti dal protagonista, l’amore per la giovane non si affievolisce e il protagonista, di fronte alla felicità di Alberto e dell’amata Lotte, inizia così a meditare sul suicidio. Ormai senza speranza, con una scusa chiede in prestito ad Alberto le sue pistole e dopo aver scritto a Lotte e a suo padre ed aver contemplato il cielo notturno, si spara.
Werther, amore platonico ed insoddisfazione della vita vissuta
Il romanzo è più di una semplice storia d’amore mai nata a causa di un rifiuto. È un vero e proprio attacco alla società borghese. La visione negativa della natura, che si evince nella seconda parte, capovolge la visione positiva della prima. Essa esprime tutta la portata degli ideali rivoluzionari contro il conformismo della società dell’epoca. Quella che l’autore compie è una vera e propria condanna del sentimentalismo introspettivo, passivo, incapace di portare ad un’esistenza felice ma che produce unicamente un piacere temporaneo, fatto di attimi “eccezionali”, irripetibili e vissuti con straziante intensità.
L’amore irrealizzato di Werther diventa la metafora del senso di esclusione e dello sradicamento dell’artista, dell’intellettuale e dalla classe borghese a cui appartiene. Infatti Werther incarna i valori del giovane genio passionale, insofferente delle convenzioni sociale e delle idee correnti. Albert, il suo antagonista amoroso, è invece il classico borghese, un uomo normale, razionale.
Il romanzo è stato spesso travisato, sembrando ai più un’esaltazione della passione e un’apologia dell’amore infelice e del suicidio. Il personaggio principale è importante perché ispirò Ugo Foscolo per la stesura del suo romanzo epistolare “Ultime lettere di Jacopo Ortis”.
“Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in sé genialità, magia e forza. Comincia ora”
Ilaria Festa
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