James Stewart, storie della “old Hollywood”

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Di Redazione Metropolitan

James Stewart, quando la Hollywood classica stava raggiungendo il suo apice, era un nome altisonante, una stella su cui ogni produttore avrebbe voluto puntare. Sebbene sia ancora oggi riconosciuto come uno dei simboli del cinema narrativo classico, le nuove generazioni lo hanno un po’ dimenticato. Tuttavia, oggi, 20 maggio, vogliamo omaggiare quello che sarebbe stato il suo centododicesimo compleanno, ripercorrendo la sua carriera.

L’arrivo al successo

Nato in Indiana nel 1908, James Stewart ebbe un iniziale successo a Broadway, per poi giungere sul grande schermo nel 1935 con “Ultime notizie” di Tim Whelan. Come consuetudine per l’epoca, in poco più di tre anni, recitò in ben ventuno film. Gran parte di essi appartenevano al genere più in voga in quel periodo: il gangster movie; partecipò anche a “Dopo l’uomo ombra” (1936), pellicola che faceva parte della saga dell’uomo ombra (“The Thin Man“).

Mr. James Stewart va a Washington

Fu ne 1939 che assurse al successo. “Mr. Smith va a Washington“, di Frank Capra, permise a James Stewart di entrare di diritto nel gotha dei grandi attori dell’epoca. La sua arringa davanti al congresso, posta come un’analisi approfondita della società statunitense della Grande Depressione, rimane indubbiamente impressa nella storia del cinema. Uno dei drammi sociali e politici più celebrati di sempre. Tanto che un anno dopo, nel 1940, con “Scandalo a Filadelfia“, di George Cukor, ottenne il primo dei suoi due Oscar (il secondo gli venne consegnato alla carriera nel 1985).

Arringa
James Stewart provato durante l’arringa al congresso in “Mr. Smith va a Washington”.
Photo credit: WEB

La Guerra e “La vita è meravigliosa”

Due anni dopo, quando gli Stati Uniti entrarono in Guerra, anche James Stewart si arruolò. Seguendo la linea del personaggio interpretato nel capolavoro di Frank Capra, l’attore divenne una sorta di simbolo del patriottismo americano. Quando ritornò a Hollywood nel 1946, il suo successo non subì grossi scossoni, anzi, fu in quell’anno che l’attore si consegnò definitivamente ai posteri con “La vita è meravigliosa“, sempre diretto da Frank Capra.

James
“La vita è meravigliosa”
Photo credit: WEB

La pellicola, ancora oggi, è ritenuta un’istituzione dagli statunitensi. Trasmessa sempre durante le feste natalizie, è forse uno dei simboli della nascente golden era, ossia il periodo in cui gli Stati Uniti si lasciarono alle spalle la ruralità e le scorie della Depressione per avviarsi verso una modernizzazione completa di tutta la Nazione.

Il sodalizio con Hitchcock e gli anni Cinquanta

Tra il 1947 e la fine degli anni Cinquanta, James Stewart divenne una costante del cinema hollywoodiano. Fu nel 1948 che nacque il suo sodalizio con Alfred Hitchcock, con il film “Nodo alla gola“. Sotto la sua direzione, l’attore recitò anche in “La finestra sul cortile” (1954), “L’uomo che sapeva troppo” (1956) e in “La donna che visse due volte” (1958). Inoltre, sempre negli anni Cinquanta, Stewart ebbe modo di collaborare con registi quali Billy Wilder, Cecil B. DeMille, Anthony Mann (con cui stipulò un duraturo sodalizio simile a quello con Hitchcock), John Huston e Henry Koster (nel celebre film “Harvey” del 1950).

James Stewart
“La finestra sul cortile”
Photo credit: WEB

Gli anni Sessanta

Dopo la sua quinta candidatura agli Oscar per “Anatomia di un omicidio” (1959), la carriera di James Stewart subì una leggera flessione dovuta al declino del cinema narrativo classico. Il calderone di film per famiglie e commedie romantiche inglobò anche lui, tanto che si attestano in questi anni le performance in film come “Prendila è mia” (1963) o “Erasmo il lentigginoso” (1965), bocciati dalla critica. Aviatore, divenne ancora una volta simbolo del patriottismo americano in Vietnam, sia con il film “Il volo della fenice” (1965), sia con un’attiva – seppur breve – partecipazione nel conflitto bellico che gli valse la promozione a generale di brigata.

James
“La donna che visse due volte”
Photo credit: WEB

Con il “The Jimmy Stewart Show“, agli albori degli anni Settanta, l’attore si trasferì sul piccolo schermo. Al cinema le sue parti si fecero secondarie quando giunse il periodo della cosiddetta new Hollywood, un’epoca in cui i divi bellocci del cinema classico come lui furono vittima di un’inversione di popolarità.

James Stewart muore da imprenditore miliardario

Il decadimento della sua carriera da attore, tuttavia, fece il paio con un enorme successo negli affari. Come imprenditore, James Stewart divenne miliardario negli anni Ottanta, godendosi una facoltosa pensione sino alla sua morte, avvenuta il 2 luglio 1997 per via di un’embolia polmonare; appena ventiquattr’ore dopo la morte di Robert Mitchum. Ci si ricorda di lui come di un attore affabile, gentile e spesso riservato. Un’autentica istituzione per gli statunitensi, sebbene il suo mito sia ormai ben lontano dai fasti degli anni Quaranta-Cinquanta.

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