Per la rubrica “Cronache del mistero” oggi ripercorriamo il caso di omicidio ancora oggi irrisolto di Jane Marie Prichard. Foresta statale Blackbird nel Delaware (Usa), 20 settembre 1986. Circa alle 10 del mattino due campeggiatori trovarono il corpo senza vita dell’allora ventottenne Jane M. Prichard. Definita dai suoi tre fratelli Keith, Greg e Beth come una ragazza solare, indipendente e avventurosa, Jane Mary aveva avuto un’infanzia serena. Crebbe con la sua numerosa famiglia in una fattoria di 38 acri nelle vicinanze di Barnesville. Da subito Jane manifestò un grande amore per i cavalli e la natura.

Questa sua grande passione la portò a studiare botanica e successivamente a conseguire un master al campus di College Park dell’Università del Maryland, per il quale si dovette trasferire nella città di Clarksburg, un sobborgo di Washington, D.C. Contemporaneamente la giovane trovò impiego presso il “Brookside Gardens“, un importante giardino botanico nella Contea di Montgomery. Gli studi portarono Jane per ben 3 volte nella foresta quell’anno.

Nella foto l'automobile di Jane Marie Prichard  photo credit: eu.delawareonline.com
Nella foto l’automobile di Jane Marie Prichard photo credit: eu.delawareonline.com

Jane Mary Prichard, la scomparsa

Le sue ricerche si concentravano su una vite estiva nota come “arachidi di maiale” o “fagiolo macinato“. Questa è una particolare pianta nativa con semi commestibili, che cresce sia in superficie che sotto terra. Così Jene all’alba del 20 settembre 1986, a bordo della sua vettura, una Chevrolet Blazer blu e bianca, carica della sua attrezzatura da ricerca, partì per dirigersi verso la foresta. Arrivata intorno alle 7 del mattino, parcheggiò lungo una strada di accesso, appena a sud di Blackbird State Forest Road. Allestì l’attrezzatura che si estendeva da dietro la sua automobile per circa 30 metri nel bosco.

Jane Marie era solita prendere dettagliati appunti perché utili per le sue ricerche. Gli appunti ritrovati successivamente si erano interrotti alle 10. Quella stessa mattina in quell’area della foresta, una coppia del New Jersey, trovata una piccola radura decise di accamparsi e passare un week end in mezzo alla natura selvaggia. Piantata la tenda la coppia si mise in cammino per esplorare la zona. Ben presto quella che doveva essere una rilassante passeggiata si rivelò un orrendo incubo. Infatti durante il cammino a circa 20 piedi da un sentiero, scoprirono il corpo parzialmente vestito di Jane Marie Prichard, uccisa da un colpo di fucile alla schiena.

Nella foto la foresta luogo del ritrovamento del corpo di Jane Marie Prichard  photo credit: delawarehighlands.org
Nella foto la foresta luogo del ritrovamento del corpo di Jane Marie Prichard photo credit: delawarehighlands.org

Il caso resta irrisolto

I due campeggiatori sconvolti, chiamarono subito le autorità di zona e da lì a pochi minuti arrivò la polizia e partirono le indagini. Da principio si ipotizzò che la ragazza era rimasta vittima di un colpo sparato probabilmente da uno dei tanti cacciatori di scoiattoli che in quel periodo frequentavano la foresta. Più approfondite indagini però col tempo smentirono quest’ipotesi poiché la giovane non presentava un solo colpo di fucile, ma due, uno alla nuca e uno alla schiena, e il caso venne classificato come omicidio. L’area intorno alla stazione di ricerca di Jane Mary Prichard nella foresta, venne setacciata attentamente per giorni. La polizia interrogò quasi 300 persone e incaricò i tecnici della DuPont Co. di condurre un’analisi accurata dei proiettili che colpirono la giovane donna.

Nessuna pista portò alla soluzione. Negli anni, il caso fu più volte ripreso dalla polizia e dai reparti speciali che nel frattempo avevano a disposizione nuove tecnologie. Il rinvenimento di un indizio sulla scena del crimine sembrò alimentare nuove speranze ma purtroppo non diede riscontro. Così l’omicidio di Jane Mary Prichard, resta un caso irrisolto. I suoi genitori e i suoi fratelli ancora oggi continuano a sperare.

di Loretta Meloni

Immagine di copertina (Jane Marie Prichard) photo credit: delawarehighlands.org

Facebook

Instagram

Twitter