Pierre Jules César Janssen nacque a Parigi il 22 febbraio del 1824, morì a Meudon il 23 dicembre del 1907. Gli anni della sua giovinezza furono segnati ad un incidente alle gambe che gli impedì di camminare agevolmente, rallentando gli studi. Iscritto alla facoltà di Scienze Fisiche, studiò matematica e fisica; nel 1810 si laureò presentando una tesi sull’ “Assorbimento del calore radiante oscuro nell’ambiente oculare“. Nel 1865 divenne professore di fisica presso la Scuola di Architettura.

Janssen dedicò la maggior parte della sua vita alle numerose osservazioni e spedizioni scientifiche che gli affidarono. Prese parte ad una lunga serie di missioni in occasione dell’eclissi di Sole; fu uno dei primi ad impiegare lo spettroscopio a prisma in astronomia.

Janssen: osserva l’elio per la prima volta

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Il 18 agosto del 1868 L’Ufficio delle longitudini lo inviò a Guntur per osservare l’eclissi totale del Sole. In quell’occasione egli notò una riga gialla e brillante nello spettro della cromosfera solare. Quella riga, sconosciuta fino ad allora, presentava una lunghezza d’onda di 587, 49 nm e credeva fosse sodio. Durante quell’anno, lo scienziato britannico Joseph Norman Lockyer notò la stessa sostanza, stimandola erroneamente come “metallo“.

Assieme al chimico inglese Edward Frankland, aggiunsero il suffisso – ium al termine greco Helios (onorando il dio greco del Sole). Questa scoperta ebbe grande rilevanza, tanto da essere celebrata dall’Accademia delle scienze di Parigi con una medaglia commemorativa che ritrae i volti di Janssen e Lockyer.

Janssen: l’elio

L‘elio è l’elemento chimico della tavola periodica rappresentato dal simbolo He e dal numero atomico 2; è un gas nobile, incolore, inodore, insapore, non tossico. Dopo l’idrogeno è l’elemento chimico più presente nell’universo, il secondo più leggero e il secondo più abbondante nell’universo osservabile. Sulla Terra è rintracciabile nell’atmosfera terrestre, in alcune acque minerali e in certi gas naturali; molto utilizzato nei palloni aerostatici e i dirigibili.

Martina Puzone

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