Jean-Luc Godard: è morto il regista tra i padri della Nouvelle Vague

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Di Redazione Metropolitan

Ci ha lasciati all’età di 91 anni Jean-Luc Godard, maestro del cinema francese e tra i più importanti e visionari registi del mondo. L’ultimo protagonista della “nuova onda” che fu la Nouvelle Vague ci aveva regalato pellicole entrate nel canone dei classici del cinema contemporaneo, che fece del presente e dell’essenza dello scorrere fuggevole del tempo nella città postmoderna la propria scenografia preferita. Nato a Parigi da una famiglia svizzera nel 1930, si approcciò al mondo del grande schermo prima come critico e poi come regista nei suoi vent’anni, scrivendo sui “Cahiers du Cinéma” e poi esordendo con “Fino all’ultimo respiro”, manifesto di quell’ondata che fu il movimento di cui divenne presto uno dei massimi esponenti. Cosa ci ha lasciato l’uomo e il regista che definì il cinema “non un mestiere, ma un arte”.

Jean-Luc Godard, tra sperimentalismo, tecnica, idea: chi era e perché la cinematografia dovrebbe prendere dal suo esempio sovversivo

Jean-Luc Godard è stato da molto tempo ormai consacrato come santo protettore del cinema contemporaneo, capace di incanalare visione del mondo alla densità complessa e frammentata delle immagini. Insieme a Truffaut, Rivette, Rohmer aveva spostato l’attenzione da quel cinema documentaristico in voga a Parigi a un nuovo modo di esprimere il presentarsi vorticoso e labirintico del reale. In numerosissime pellicole (cosa che lo fece uno dei più prolifici registi del mondo) come “Il disprezzo”, “il Maschio e la Femmina”, “Bande à part”, per limitarci soltanto al suo primo periodo, il senso nauseante della civiltà contemporanea era rappresentato attraverso uno sperimentalismo che ricercava nuove modalità di espressione e da un senso del racconto geniale, a dir poco.

I suoi trentanove lungometraggi si sommano poi a numerosi cortometraggi, episodi di film antologici (tra tutti, si ricordi il contributo a Ro.Go.Pa.G, insieme a Rossellini, Pasolini e Gregoretti) divisi in diverse fasi contraddistinte da poetiche conflittuali e diverse tra loro. Quanto manca nel cinema del giorno d’oggi è la possibilità di guardare al mondo problematicamente insieme ad altri artisti: la facoltà di creare non una cosmologia fissa e ideologica per interpretare il marasma dell’esistente, quanto quella di problematizzare tutto, definendo i parametri di un’estetica unica perché collaborativa e comunque satura di significati. Godard ha eretto un monumento più duraturo della sua esistenza, e basti questo a far capire quanto la sua arte influenza e influenzerà ancora le nuove generazioni di appassionati.

Alberto Alessi

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