Potrebbe sembrar strano pensare che uno degli uomini che maggiormente hanno influenzato il rock negli ultimi cinquant’anni circa non è un musicista e il suo volto non è sui poster delle camerette dei teenager aspiranti rocker. Eppure, l’apporto rivoluzionario dei suoi amplificatori ha contribuito a forgiare l’accezione del rock moderno in quanto “rumore sacro”. Avrebbe compiuto oggi 97 anni Jim Marshall, the Father of Loud!

Jim Marshall con uno dei primi amplificatori - Ph: web
Jim Marshall con uno dei primi amplificatori – Ph: web

L’uomo delle sfide

La sua infanzia Marshall la passò entrando e uscendo dagli ospedali per una tubercolosi ossea. Ma non si diede mai per vinto: per irrobustire le gambe iniziò a ballare il tip tap, fece il fornaio, il calzolaio, imparò a suonare la batteria e divenne insegnante di percussioni. Infine, aprì un negozio di strumenti musicali insieme alla moglie e al figlio Terry, al 76 di Uxbridge Road, Hanwell a Londra, dov’era nato.

Ed è dal Jim Marshall and Son che sul finire degli anni ’50 si rifornivano giovani chitarristi rock ancora sconosciuti come Ritchie Blackmore (futuro Deep Purple) e Pete Townshend (futuro The Who). Proprio quest’ultimo, a quanto pare, si rivolse a Jim lamentando le prestazioni degli amplificatori in circolazione che, a suo dire, non erano al passo coi tempi: la musica stava cambiando, servivano amplificatori più potenti per le chitarre, che esaltassero sonorità più aggressive, profonde e distorte. Serviva più rumore!

Slash e Jim Marshall - Ph: web
Slash e Jim Marshall – Ph: web

Il primo Marshall: il JTM-45

Jim e Terry pensarono di provare a costruire degli amplificatori che soddisfacessero le esigenze dei loro giovani clienti. Partirono dal modello Bassman della Fender e, sei prototipi dopo, nel 1962, misero in commercio il “Number One”, il primo di un’infinita serie di JTM-45 (Jim & Terry Marshall. 45 indica la potenza).

Inizialmente, i due sostituirono le valvole inglesi a quelle americane e fornirono la potenza richiesta a un cabinet di quattro altoparlanti da 12’’. Inoltre, diedero ai loro amplificatori una particolare capacità di feedback sonoro (quello che si ottiene avvicinando la chitarra agli altoparlanti). Successivamente, al posto delle valvole utilizzarono i transistor, molto più potenti e resistenti. Potenza, capacità di distorsione e di feedback: era nato quello che sarà conosciuto come il “Suono Marshall”.

Jimi Hendrix davanti a un "muro Marshall" - Ph: web
Jimi Hendrix davanti a un “muro Marshall” – Ph: web

The Father of Loud

Gli amplificatori Marshall in poco tempo divennero i più richiesti dai musicisti, tanto da indurre Jim ad aprire una fabbrica di produzione. Per anni la Marshall Amplification ebbe quasi il monopolio del mercato, superando le concorrenti Gibson e Fender. La lista dei musicisti che legarono indissolubilmente il proprio caratteristico stile al marchio sarebbe infinita. Tra i più illustri citiamo Jimi Hendrix che inaugurò l’abitudine di suonare con un muro di amplificatori Marshall alle spalle.

Nel 1984 la Regina assegnò a Jim Marshall un premio per aver significativamente sostenuto, con la sua azienda, il Pil della Gran Bretagna durante il periodo della recessione. L’imprenditore ha anche fatto il suo ingresso nella Rock ‘n’ Roll Hall of Fame.

Jim Marshall - Ph: web
Jim Marshall – Ph: web

“Sarei stato contento se fossimo riusciti a costruire e vendere 50 amplificatori. Non avrei mai sognato che quel tentativo sarebbe durato 50 anni.”

Con queste parole Jim si espresse nel 2012, poco prima di morire, suscitando sentimenti di grande commozione e gratitudine da parte dei più grandi protagonisti della musica mondiale. Da quasi 60 anni, dopo aver modificato per sempre il suono del rock, il marchio Marshall continua a perfezionarsi nella tecnica, mantenendo intatti l’inconfondibile design e la qualità.

“A Marshall sono da attribuirsi alcuni dei più grandi momenti nella storia della musica, e il 50 per cento almeno delle nostre perdite di udito!” Nikki Sixx – Motley Crue

Emanuela Cristo

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