Nasceva l’8 dicembre del 1943 Jim Morrison, un cantautore che non ha bisogno di troppe presentazioni. In breve: frontman dei The Doors e morto giovanissimo in circostanze tutt’oggi avvolte dal mistero, è stato “semplicemente” un visionario. Fonda la band con Ray Manzarek nel 1965, quando entrambi erano studenti della UCLA School of Theater in California. Se c’è una cosa da dire, oltre a tutte quelle che si possono agilmente trovare dovunque, è che l’incantesimo dei Doors non si è mai esaurito. “Le porte” (della percezione) che Jim Morrison ha aperto sono collocate aldilà del tempo, dello spazio, delle mode e dei gusti. Per conoscere i The Doors non serve molto: basta chiudere gli occhi e farsi guidare. Di seguito, alcune tracce scelte tra i maggiori album della band. E che dire? Buon viaggio!
Jim Morrison e “The doors”, le canzoni del primo album
Per approcciarsi a Jim Morrison, si può cominciare dal primo album della band- “The Doors“-, del 1967. Il nome del gruppo, scelto da Morrison, si ispira al saggio sugli effetti della mescalina di Aldous Huxley, “The doors of perception“. Morrison, un intellettuale dalla cultura vastissima, prende Huxley, William Blake, Nietzsche e Arthur Rimbaud per portarli nella sua dimensione musicale.
Per conoscere i Doors partendo dal primo album, che contiene la rinomatissima “Light my fire“, consigliamo “Twentieth century fox“, ma anche “Break on throught (to the other side)“, scelta come singolo di debutto. E il gran finale dell’album, “The end“, accompagna in un lento viaggio di chiusura. Conosciutissima e lunga quasi 12 minuti, si ascolta ad occhi chiusi. Tutta.
“Strange days” e “Waiting for the sun”
Da “Strange days” non possiamo non ascoltare “People are strange“. Quel ritmo che ci porta quasi ad una vecchia cantilena, la chitarra, Jim Morrison che quasi sussurra… Imprescindibile. Ma non solo: “I can’t see your face in my mind“, lenta e ipnotica, e “Strange days“, una tra le prime tracce prodotte con il sintetizzatore Moog.
Da “Waiting for the sun“, “My wild love” merita una menzione d’onore: ci sembra di essere trasportati in un rituale sacro. Solo battiti di mani, un tamburo, un sonaglio, i cori e la voce mistica di Jim Morrison che guida. Ma anche “Yes, the river knows“, scritta dal chitarrista della band. Cupa e a metà tra il sogno e il delirio, racconta dell’incantesimo di un fiume che spinge a buttarsi.
“Morrison Hotel” e “L.A. woman”, l’ultimo album con Jim Morrison
Il quinto album in studio dei Doors riprende le sonorità hard rock e blues. Lontana da “My wild love“, e dalle atmosfere di “Waiting for the sun“, in “Morrison hotel” consigliamo di ascoltare la famosissima “Roadhouse blues“, senza però tralasciare anche “Waiting for the sun” e “Peace frog“.
“L.A. woman” è l’ultimo disco prodotto prima della morte improvvisa di Jim Morrison. L’album si caratterizza dalla maggioranza di brani blues. “Car hiss by my window” ci porta in un’atmosfera avvolgente, così come anche “Riders on the storm“. Magiche e più trainanti, “L.A. woman” e “L’America“.
Jim Morrison muore in circostanze tutt’oggi misteriose, all’età di 27 anni. Le canzoni che abbiamo citato però ci lasciamo ancora e sempre vedere oltre le infinte porte della sua mente e della sua esistenza. Tutte da ascoltare, come detto, ad occhi chiusi. Non tralasciate i testi, ma lasciatevi anche soltanto trasportare.
Immagine di copertina © Copertina dell’album “The Doors”, 1967
Marta Barone
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