Jo March: leggere ”Piccole donne” e non arrendersi agli ostacoli

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Di Stella Grillo

Jo March, fascino e carisma della seconda delle note sorelle che popolano il romanzo di L. M. Alcott, Piccole donne. IL nuovo appuntamento della rubrica Letteratura per l’infanzia si focalizza, principalmente, sulla sua eroina ribelle, coraggiosa, anticonformista.

Jo March, la vera protagonista del libro

Probabilmente il personaggio più amato di Piccole donne: nata come alter ego della stessa scrittrice L.M. Alcott, è la sorella più anticonformista e ribelle delle quattro. La trama del libro è piuttosto nota: la storia racconta le vicende delle quattro sorelle March nel periodo della Guerra di Secessione americana. Meg, Jo, Beth ed Amy rappresentano i quattro archetipi femminili, ognuna con le proprie attitudini e peculiarità: Meg, la materna e assennata figura che persegue il ruolo di madre e moglie; Jo, la rivoluzionaria e ribelle; Beth, la timida, dolce e riservata; Amy, la vanitosa e vivace.

Jo March la vera protagonista di Piccole Donne - Photo Credits: pinterest
Jo March la vera protagonista di Piccole Donne – Photo Credits: pinterest

Sicuramente è un libro datato, considerando che si parla di un’opera del 1868; anni diversi, società differente. Eppure, nonostante il tempo, continua ad essere uno dei libri cult della letteratura per l’infanzia. L’intero testo è pervaso dal sentimentalismo: religione e fede, soprattutto, hanno un ruolo prominente all’interno della famiglia March. Fra le pagine spesso è citato il libro Il pellegrinaggio del cristiano, letto dal padre reverendo. Il contrasto è proprio con il personaggio di Jo che si slega dai ruoli tradizionali imposti dal retaggio culturale: senza dimenticare che, a suo modo, anche il reverendo è un rivoluzionario poiché cresce le figlie adottando innovativi insegnamenti pedagogici.

Jo March, insolenza e ribellione di una piccola grande donna

Jo March è sicuramente la figura che, nel corso degli anni, ha ispirato generazioni di lettrici; simbolo di fervore, idealismo, femminismo e punto di rottura di quei dettami che i retaggi culturali e la società del tempo imponevano. Quello che colpisce è la forza interiore del personaggio: in un contesto storico in cui la donna era definita completa solo attraverso il matrimonio prima, e la maternità, dopo, lotta per rompere quegli schemi, cercando una sua dimensione: è un’anima libera e, come tale, si sente capace di affermazione senza qualcuno che la sorregga. Jo è anche, fra le quattro, il personaggio che più si avvicina alla personalità dell’autrice Louisa May Alcott: sincera, scevra dalle regole del tempo, anticonformista, determinata, ribelle. La sua immaginazione la rende potente: la sua passione per la letteratura la completa, il suo auspicio di diventare una scrittrice la fa ardere di passione. Nonostante la povertà, le condizioni familiari, le responsabilità persegue quel sogno: nonostante gli ostacoli non si arrende. Si discosta profondamente dal modello impostato del tempo, il quale prevedeva che, una donna raffinata, dovesse comportarsi in un certo modo; non il matrimonio come fonte di realizzazione – pensiero che, invece, pervade Meg, la maggiore delle sorelle – ma la realizzazione di sé stessa. Jo ha un sogno sin dalla tenera età: inventare storie, essere una scrittrice.

Cosa insegna Jo March alle sue lettrici?

L’energia della sua personalità contrastata radicalmente con l’ esteriorità: una bellezza delicata, dal pallore candido in contrapposizione ad uno spirito indomabile. Jo March insegna come pizzi e merletti non siano essenziali per definire una donna: la cosa che definisce una persona, uomo o donna che sia, è sentirsi in armonia con il proprio Io; senza necessariamente ricercare una metà che completi il proprio essere, se questo non riflette una volontà insita.

Jo March interpretata da Saoirse Ronan - Photo Credits: web
Jo March interpretata da Saoirse Ronan – Photo Credits: web

La sua è una rabbia verso una società che svilisce la donna relegandola a mera esecutrice di faccende domestiche e dispensatrice di prole: dominata da un dominio patriarcale. Una donna può amare e dare sé stessa anche ad altre passioni che non comportino lo sposalizio: una passione diversa da quest’ultima, non è meno importante.

La cultura contro la bellezza: un’altra lezione impartita dalla March ribelle

Nel libro Piccole donne, il professor Bhaer propone a Jo di contrarre matrimonio, pur essendo più anziano e meno attraente. Tuttavia, è l’amico di infanzia Laurie ad essere segretamente innamorato della ragazza March più amata: di buona famiglia, attraente, un vero e proprio principe azzurro… Così come la società del tempo auspicava. Questo non impedisce alla ragazza di rifiutarlo, nonostante queste qualità oggettive. Pur avendo l’occasione di vivere una vita agiata l’animo anticonformista di Josephine – si noti anche come il personaggio non accetti le costrizioni sociali legate al sesso femminile a partire dal nome; utilizza, infatti, un diminutivo breve e per nulla femminile, che si adatta letteralmente alla sua personalità! – non accetta il compromesso: Laurie ha sì oggettive qualità sociali ottime, ma non quelle disposizioni personali che inducano la ragazza ad unirsi a lui. L.M. Alcott farà dire al suo alter ego:

“Non credo che mi sposerò mai. Sono felice così come sono, e amo così tanto la mia libertà per non avere alcuna fretta di rinunciarvi, per qualsiasi uomo mortale”.

Un’eroina tragica che per amore dei suoi ideali, la libertà e l’avventura sacrifica il principe azzurro scegliendo un uomo comune: più anziano di lei, più povero ma completamente affine alla sua anima. Quando è il legame invisibile che conta, e non quello materiale.

Stella Grillo